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10:25:58 CAPUA. L’interrogativo più ricorrente che ci si pone durante una campagna elettorale è quanti voti servono per essere eletto sia come sindaco che come consigliere comunale.

Chiaramente, nemmeno gli aspiranti amministratori in corsa a Capua si sottraggono da questo interrogativo a tre settimane dall’apertura delle urne.

E, allora, cerchiamo di fare qualche calcolo con l’obiettivo di soddisfare la curiosità dell’esercito di candidati in campo. Prima questione: un sindaco quanti voti deve raccogliere se vuole vincere al primo turno?

Con un’affluenza al voto di poco inferiore all’80%, soglia consolidata a Capua nelle tornate precedenti a quella del 2019, per vincere al primo turno è necessario raccogliere una cifra di almeno seimila voti.

Tre anni fa Luca Branco è andato al ballottaggio contro Angelo Di Rienzo raccogliendo 4.615 preferenze, anche se in questo caso la percentuale di affluenza è andata ben al di sotto della storica media di Capua, in quanto al seggio si è presentato il  68,39%.

La contesa accessa tra Ferdinando Brogna, Carmela Del Basso, Paolo Romano e Adolfo Villani e quella tra i candidati al consiglio che li supportano dovrebbe far rialzare l’asticella rimettendo i seimila voti come soglia utile per chiudere la partita il 12 giugno e non dover ricorrere al secondo truno il 26.

Diventano dati credibili se la previsione sull’affluenza dovesse confermarsi, a questo punto quelli del 2016.

Sei anni fa, Edoardo Centore, con un’affluenza del 77,36% ha ottenuto 5.932 voti raccogliendo il 51,48% che gli hanno permesso di chiudere i giochi al primo turno.

Centore è riuscito a mettere in fila tra sfidanti: Giuseppe Chillemi, Pasquale Frattasi e Roberto Caiazzo. Anche questa volta sono quattro i contendenti per la fascia Brogna, Del Basso, Romano e Villani.

Rispetto alle ultime due tornate elettorali a cambiare è il numero delle liste in campo.

Furono 17 nella tornata vinta da Centore, 12 in quella da Branco, mentre attualmente sono diciannove. Questo dato, chiaramente, non è secondario nel gioco delle attribuzioni dei seggi.

Se nessuno dei candidati in campo non arriverà alla soglia del 50% più uno dei voti validi, si ricorrerà al ballottaggio.

Passiamo al consiglio comunale. Nella coalizione vincente, per poter concorrere ad un seggio almeno, è necessario che la lista si assesti intorno ai seicento voti.

Tre anni fa con 751 voti, ma con un’affluenza minore, Capua 3 luglio, grazie al gioco dei resti riuscì ad eleggere ben due consiglieri comunali.

Sei anni fa, invece, Loredana Affinito riuscì ad essere eletta in consiglio comunale grazie ai 581 voti raccolti da Terra libera che ottenne il 5,14% delle preferenze.

L’aumento sostanziale delle liste in campo (si passa da dodici a diciannove) con un numero di elettori al voto molto più alto rispetto a quelli di tre anni, potrebbe far salire la cifra di consensi necessari ad una lista per concorrere all’assegnazione del seggio rispetto a quanto accaduto nel 2019.

Il discorso vale ancor di più se lo si rapporta alle liste perdenti. Trattandosi di quattro coalizioni con più liste il quoziente utile per eleggere un seggio potrebbe essere intorno alle 900 preferenze, cifra leggermente superiore ai 791 voti con i quali Forza Italia, tre anni fa ha sbloccato la casella che è andata ad occupare la consigliera uscente Carmela Ragozzino.

Calcoli e proiezioni ovviamente dovranno essere confermati o smentiti dal giudizio degli elettori che saranno chiamati al seggio dalle 7 alle 23 in un’unica giornata il prossimo 12 giugno.

Si vota nuovamente in un sol giorno contrariamente a quanto accaduto negli ultimi due anni a causa dell’emergenza Covid.

Questa cosa rende ancor di più credibile il raffronto con i numeri delle ultime due tornate quando pure si è votato in un sol giorno.


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