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SAN MARCO EVANGELISTA. Nelle nostre città vive un popolo marginale che non ha casa e fa della strada il proprio ambiente di vita: sono i ‘barboni’.

Brutta parola barbone, ce ne sono di più corrette: va molto clochard, elegante, o senza casa, senza dimora. Oppure rifugiato politico che fugge da paesi in guerra. Diventare barbone è un attimo, un inciampo, una fatalità. In Italia si calcola che le persone ‘senza casa’ siano tra 150 mila e 220 mila. Circa 120 mila vivono in ‘alloggi impropri’ (baracche, container, ripari di fortuna, grotte, ponti, ecc.); 60 mila (immigrati) sono in forme di coabitazione forzata; quasi 100 mila persone vivono in dormitori e circa 50 mila sono prive di qualsiasi riparo. La sofferenza più grande per i senza fissa dimora non è la mancanza di un letto per riposare o di un pezzo di pane, ma è l'umiliazione di essere sfuggiti come cani randagi, di essere evitati, di non avere nessuno che dia la buona notte! Di non essere considerati uomini, con una dignità e un ruolo proprio nella società. L'umiliazione della scocciatura visibile che provocano in coloro ai quali chiedono l'elemosina. L'umiliazione di ricevere una fetta di pane, anziché di essere invitati a mangiarla. L'umiliazione di dovere andare alla mensa dei poveri, quando gli altri non vanno a quella mensa perché sono ricchi. I senza dimora non costituiscono una categoria sociale speciale. Non sono una fatalità. Sono la conseguenza della spietata organizzazione della società del profitto. Sono vere vittime. Di chi? Di una società organizzata solo per alcuni, non per tutti. Sono vittime dell'organizzazione del lavoro creata solo per il profitto. Sono vittime dei ricchi, che fanno spese, che sono un insulto ai poveri! Sono vittime dei partiti, prigionieri di chi li vota. Sono vittime dell'assistenzialismo, che non rimuove le cause che creano i poveri, che fabbricano i poveri. Sono vittime di quella carità che si limita a coprire l'ingiustizia e che non promuove la giustizia distributiva e la condivisione. Sul Viale Carlo III^, in tenimento del territorio di San Marco Evangelista, a pochi passi dal Grand Hotel Vanvitelli, uno dei più grandi alberghi della zona, c’è una meravigliosa “suite” che ospita i numerosi immigrati dell'est europeo che svolgono attività di “lavafari” al semaforo posto al confine tra San Marco e San Nicola la Strada. Da notare l'ampiezza e la luminosità della “suite” con vista sulla vegetazione ben curata ed abitata da numerosissimi Uccelli, Mammiferi ,Rettili ed insetti definiti “Fauna Protetta”. Un lato della “suite”, sull’altra parte del Vialone, fa parte di San Marco, la zona con la vegetazione ben curata di Marcianise, la zona del semaforo San Marco sul lato dell'hotel, Capodrise sul lato del gommista e San Nicola sul lato dell'Antares. L'ospitale ‘suite’ è dotata, sull’altro lato della strada, anche di una grandissima ed attrezzatissima sala da pranzo ubicata proprio a ridosso dei cancelli del Grand Hotel Vanvitelli. Proprio perché è molto difficile stabilire chi debba intervenire, tutte le quattro istituzioni comunali decidono di far finta di nulla, come se il fatto “nun foss ‘o loro”.

Nunzio De Pinto

 


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