Era il 6 giugno 2012 quando di buon mattino i Carabinieri della Stazione di Casal di Principe, all’epoca guidati dal Comandante Maresciallo Pasquale Gravina intervennero con una loro pattuglia in una zona abbastanza centrale del noto Comune dell’agro aversano.
Ad allertare i militi era sta una donna, T.I., che segnalava un’aggressione violenta da parte di un vicino di casa, Gaetano Crispino. Quest’ultimo, per quanto narrato nel corso delle diverse udienze dai testimoni ascoltati nel processo celebratosi presso l’articolazione territoriale di Caserta del Tribunale di S. Maria C.V., aveva da anni impiantato una canna fumaria sul terrazzo, confinante con la proprietà del sig. Vincenzo Bamundo, quest’ultimo seriamente invalido. La famiglia Bamundo, stando alle deposizioni, aveva tentato più volte di trovare un accordo col vicino affinché spostasse o adeguasse la canna fumaria, ma nulla era cambiato. Stavolta all’ennesima lamentela proveniente dalla famiglia di Vincenzo Bamundo, Gaetano Crispino aveva risposto diversamente, dapprima colpendo il vicino di casa per poi iniziare una sassaiola, con la quale feriva ulteriormente il Bamundo e uno dei suoi familiari, refertati poi presso l’Ospedale di Aversa “G. Moscati”.
Come di solito accade in casi similari entrambe le parti sporgevano querela, ponendo l’Autorità Giudiziaria di fronte a due tesi contrapposte in relazione al medesimo fatto, per cui la Procura della Repubblica chiedeva il giudizio sia per Vincenzo Bamundo, difeso di fiducia dall’Avvocato Fabio Candalino di Caserta, sia per Gaetano Crispino, assistito da difensore di ufficio. Entrambi comparivano in giudizio in qualità di imputati e persone offese, ma l’istruttoria dibattimentale consentiva di verificare la veridicità della narrazione fatta dall’invalido e la infondatezza della tersi del sig. Crispino. Già nel corso delle indagini il sig. Bamundo si era fatto ascoltare con formale interrogatorio dal Maresciallo Rocco Perrone, nel frattempo succeduto al Comando della Stazione, per tentare di dimostrare la veridicità di quanto aveva narrato sin dall’inizio e l’inattendibilità del suo vicino.
Nel corso delle discussioni, dalle arringhe emergeva quanto fondamentale si siano rivelati diversi indizi, ritenuti evidentemente gravi, precisi e concordanti, rintracciabili anche nell’annotazione di servizio redatta in modo dettagliato dai Carabinieri intervenuti sul luogo e dalle certificazioni sanitarie (dalle quali si evinceva che Gaetano Crispino non poteva essere stato attinto da mattoni, lanciatigli dai suoi vicini, come da lui stesso narrato nel corso dell’esame).
L’imputato Gaetano Crispino nel corso del suo esame dinanzi al Giudice, aveva anche ammesso di aver lanciato mattoni, prelevati da un muro posto al confine tra le due proprietà e aveva, secondo quanto sottolineato dalla difesa nel corso della discussione, mutato versione rispetto al racconto presente in querela.
Altro elemento verosimilmente ritenuto importante è l’invalidità grave di Vincenzo Bamundo, che rendeva ancor più, secondo la difesa, difficilmente credibile la versione dei fatti resa da Crispino.
Si perveniva al giudizio di colpevolezza di Gaetano Crispino e anche ad accertare che la sua querela, sporta contro il vicino, fosse indimostrabile. Lo stesso difensore di Bamundo, Avvocato Fabio Candalino aveva chiesto, unitamente all’assoluzione con formula piena per il suo assistito, la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica a carico di Gaetanio Crispino per il reato di calunnia (richiesta però non accolta).
All’esito della camera di consiglio dello scorso 24 giugno il Giudice monocratico Bruno Joudioux ha mandato assolto Vincenzo Bamundo perché il fatto non sussiste e ha dichiarato colpevole Gaetano Crispino per le lesioni di cui era accusato, condannandolo alla pena di mesi sette di reclusione, concedendogli il beneficio della sospensione condizionale della pena, e condannandolo al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede nonchè alla refusione delle spese legali in favore della famiglia Bamundo.
