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CERVINO. Nella serata di ieri, sabato 21 maggio Michele Vigliotti, Rettore del Convitto “Giordano Bruno” e mente emblema, tra le più durature della storia e memoria della città, ha portato alla conoscenza dei suoi concittadini la sua opera, “Un Paese e la Guerra”, il libro che raccoglie, attraverso il racconto della storia tramandato dai “vecchi”, custodito gelosamente negli anni dallo scrittore, i fatti della Prima e Seconda Guerra Mondiale che hanno trascinato nel loro vortice l’umile gente del borgo contadino, protagonista diretta e indiretta delle vicende.

“Un Paese e la Guerra” nasce dalla volontà di non perdere queste storie vere, presentate in maniera verisimile, per impedire che la memoria di coloro che furono travolti dalla “bestia terribile” della guerra si perda nella “nebbia del tempo”. Le giovani generazioni infatti non devono e non possono dimenticare quello che i loro antenati hanno sofferto perché “potrebbe tornare a succedere” e la memoria serve ad esorcizzare “questo demonio terribile” che continua ad andare in giro a incalzare nuovi orrori. Le storie di guerra, spesso trasmutate alla luce dell’inventiva dello scrittore per sopperire ai vuoti lasciati dal tempo, sono percorse da ironia e nostalgico affetto nei confronti del passato d’infanzia che va sfumando e sollecitate dalla necessità ormai imperiosa di tener aggrappato a quel che resta dell’anima del paese il ricordo di quella “brava gente”, che con grande dignità e nobiltà d’animo, ha reso indelebile la propria immagine nel cuore dello scrittore e di tutti coloro che hanno continuato ad amare la propria terra d’appartenenza anche in seguito all’orrenda piaga dell’immigrazione. “La serenità e l’ironia sono le condizioni necessarie – puntualizza il preside Vigliotti - per rievocare i drammi e i fatti della guerra”. La presentazione si è aperta con l’ascolto della canzone “Amata terra mia” di Domenico Medugno ed è stata patrocinata dalla Pro Loco di Cervino. Presenti all’evento i rappresentati delle istituzioni e delle Forze dell’Ordine. Gli interventi della preside Patrizia Merola e dell’autore Michele Vigliotti sono stati preceduti dalla lettura di alcuni passi del libro da parte di studentesse del Convitto, alcune delle quali cervinesi: Pasqualina Bove, Cinzia Razzano e Angela Iaderosa con brevi letture tratte da “storie minime di eroi contadini” e Fabiana Guida con l’intervento “tra storia e memoria”. Intervenendo la preside Patrizia Merola ha esordito:”Io sono veramente felice stasera e voglio ringraziare il prof. Vigliotti che mi ha dato l’opportunità di ospitare qui la presentazione del suo libro perché combacia esattamente con la mia idea di scuola che deve diventare centro propulsore della cultura. Io ritengo Michele una persona di grande elevatura umana, morale e grande spessore culturale e professionale. Quando ho avuto il piacere di ascoltarlo sono rimasta affascinata dalla semplicità con cui affronta i grandi temi della storia perché il racconto semplice fa sentire veramente quello che la storia è stata. Io penso che l’importanza della scrittura come testimonianza sia il culmine. La memoria contribuisce alla costruzione del futuro. La storia in questo modo è una nuova energia di costruzione del futuro”. Michele Vigliotti riprendendo l’osservazione della preside ha ribadito: ”senza la storia noi perdiamo le radici nelle quali siamo. Noi viviamo perché dietro di noi c’è altro. Oggi la memoria della storia sta piano piano impallidendo: viviamo nel presente, ci proiettiamo verso il futuro e rischiamo spesso di dimenticare da dove veniamo, chi siamo perché noi siamo in virtù di ciò che sono stati i nostri nonni”. Il preside pone l’accento sulla necessità di recuperare la storia attraverso il “racconto”, modalità necessaria di approccio perché “non vi è nulla che rimanga maggiormente nella mente e nel cuore del sostrato culturale nostro come il racconto” e rievoca, nel corso dell’evento, con affetto e commozione le figure protagoniste delle storie di guerra. Storie spesso tragiche, cruenti ma accompagnate dal velo della sincerità e genuinità dei sentimenti, della contadina solidarietà e amore verso la terra di appartenenza. Si spiegano dunque sulla carta figure dalla eccezionale potenza e ricchezza umana e storica che tra gli orrori e i drammi rivendicano la propria dignità e il diritto ad essere “zappa terra”. Ne è emblema la figura di Angelo Piscitelli, detto “ò nonnino” che dopo aver combattuto dietro promessa del generale Diaz e del re di ricevere “le terre dei signori” ricevette solo persecuzioni ed umiliazioni ma non si piegò neanche quando gli fu proposto di avere ricompensa per l’onore dimostrato in guerra: “Io non sono italiano! Sono cittadino del mondo, sono della repubblica degli zappaterra!”. Altre storie dal contenuto umano e spirituale preziosissimo come la vicenda raccontata nella storia “L’aviatore e San Vincenzo” nota a tutti in paese che racconta dell’aviatore americano che mentre stava per sganciare una bomba sulla città per raderla al suolo gli apparve, sulla cima del campanile della attuale chiesa S. Maria delle Grazie “un angelo immenso, grandissimo, dal mantello bianco e nero e con le ali d’argento, che stendeva le braccia a proteggere quella chiesa e le case sotto”(episodio al seguito del quale non sgancerà più la bomba) che scoprirà dopo un’incessante ricerca in America, grazie all’incontro con un nativo di Cervino immigrato “Aitano” che gliene mostrerà una immaginetta, essere il patrono del paese “San Vincenzo Ferreri”. Tante le storie talvolta grottesche, umoristiche come “L’uomo che la morte non voleva”che beffò la morte fino alla fine e “Mico o’ tondato”(Mico il soldato) cui l’ultima furbizia non riuscì, circondate da un’aura mitica fatta di sogni, sensazioni e sentimenti popolari che sfiorano la suggestione e il mistero, tutte raccontate dal cantastorie Michele Vigliotti, cui un intero paese affida il compito di raccontare, per essere “il cantore dei poveri cristi che la guerra ha trascinato con sé …”. La presentazione si è conclusa sulle note della canzone “La Guerra di Piero” di De Andrèè. L’acquisto del libro servirà per finanziare le attività della scuola nella speranza di lasciare qualcosa “dell’anima del paese ai ragazzi, nelle scuole” perché afferma Vigliotti “Cervino ha davvero un’anima che altri paese non hanno perché sono diventati o un ammasso di case o un ammasso di idee o un ammasso di fabbricati e invece il nostro paese un’anima ce l’ha, e io l’ho ritrovata in questi nostri vecchi!”.

                                                                                                                Maria Pascarella Palmiero


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