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Hanno inizio oggi 8 maggio gli Invictus Games 2016 ad Orlando. I giochi ideati e lanciati dalla «Royal Foundation» di quel principe inglese Harry che - dopo aver pilotato gli elicotteri da combattimento in Afghanistan - ha voluto delle competizioni capaci di restituire la voglia di lottare a chi aveva donato anima e corpo alla propria nazione.

Sono i giochi di chi nonostante «i colpi d'ascia della sorte» - come recita la poesia Invictus dell'inglese Ernest Henley - continua a tener alto il «capo sanguinante, ma indomito». I giochi di chi non smette di ripetersi «io sono il padrone del mio destino... io sono il capitano della mia anima. La squadra italiana vi partecipa sotto la guida del tenente colonnello Gianfranco Paglia, la Medaglia d'Oro al Valor Militare che nella battaglia di Check Point Pasta, del 2 luglio 1993 in Somalia, viene colpito per tre volte e perde l'uso delle gambe mentre tenta di soccorrere i commilitoni in difficoltà. Dal 2014 - quando l'Italia conquista due ori, due argenti e un bronzo agli «Invictus Games» di Londra - Paglia è l'anima ed il volto della squadra azzurra. Ma al suo fianco nella pattuglia di «mai vinti» ha altri 16 irriducibili tornati a sorridere e lottare grazie allo sport. «Non siamo quello che la vita ci ha fatto, ma siamo quello che faremo». La frase, diventata il motto della squadra italiana. Lo scorso 26 aprile durante la cerimonia di saluto alla squadra in partenza il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha consegnato il Tricolore all'alfiere Paglia. "Noi siamo l'unico Paese - ha dichiarato il capitano Gianfranco Paglia- che consente ai militari disabili per cause di servizio di continuare a portare la divisa all'interno del cosiddetto Ruolo d'Onore».Ed è proprio questa la cosa straordinaria che tutti i militari stranieri c'invidiano. Noi, non solo qui ad Orlando, ma anche in Italia continuiamo a vestire la divisa. E ciò vale per tutti quelli rimasti menomati in servizio. Quando lo raccontiamo agli inglesi e agli americani loro ci ascoltano stupefatti ed ammirati perché per un militare rimasto invalido poter indossare l'uniforme significa sapere che il tuo Paese non ti ha abbandonato. Noi siamo ad Orlando per dimostrare che siamo capaci di dare il meglio di noi. Siamo qui per dimostrare a tutti che lo sport ti può aiutare a rinascere».

Anche gli studenti della terza media Collecini di Casola hanno voluto salutare gli atleti del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa e l'hanno fatto pubblicando sui social una foto.


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