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MARCIANISE. Il 24 giugno 2015, il Comando Compagnia Carabinieri di Marcianise eseguiva due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su conforme richiesta della Procura della Repubblica, retta dalla d.ssa Raffaella CAPASSO.

La misura degli arresti domiciliari è stata applicata a carico di A.R., appuntato scelto dei CC in servizio a Napoli, e B.D., per i reati di concussione e falso per soppressione, commessi in danno di un uomo che si era appartato con una prostituta nei pressi del Viale Carlo III di Caserta, in prossimità dello svincolo di San Marco Evangelista.

Le indagini, condotte dai pubblici ministeri della Sezione “Reati contro la Pubblica Amministrazione” coordinata dal Procuratore Aggiunto Antonio D’Amato, hanno consentito di raccogliere a carico degli arrestati un grave compendio indiziario, essendo stato acclarato come gli stessi indagati avessero costretto la vittima a versare una somma di denaro, prospettandogli, in caso contrario, la denuncia all’autorità giudiziaria per favoreggiamento della prostituzione, nonché la comunicazione ai propri familiari circa il fatto che la vittima si fosse avvalso delle prestazioni di una prostituta.

Le indagini venivano avviate immediatamente dai CC della Compagnia di Marcianise, in seguito ad una richiesta d’intervento di una prostituta che segnalava alla Centrale Operativa la commissione di una presunta rapina in danno di un cliente. I militari, giunti sul posto, grazie alle informazioni fornite dalle prostitute riuscivano ad individuare l’autovettura in uso agli indagati, subito dopo sottoposti a un controllo nei pressi del luogo di commissione del reato. Contemporaneamente anche il “cliente” denunciava l’accaduto ai Carabinieri, dichiarando di essere stato sottoposto a un controllo di polizia “anomalo”, nel corso del quale i “poliziotti in borghese” gli intimavano di consegnare 500,00 euro per evitare l’arresto, il ritiro della patente e una multa “salata”. Di fronte a tali minacce, la vittima consegnava l’intera somma di denaro a sua disposizione, pari a 70,00 euro, accordandosi per il versamento di ulteriori 500,00 euro da prelevare al Bancomat. Per costringere la vittima a non sottrarsi alla richiesta concussiva, gli indagati trattenevano la sua patente di guida e la carta di circolazione dell’auto, documenti che non gli sarebbero stati mai più restituiti.

Il 13 luglio 2015 la dodicesima sezione del Riesame del Tribunale Napoli confermava l’ordinanza emessa dal G.I.P. di Santa Maria Capua Vetere.


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