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19:35:01 "Lo ha ucciso Carini, è stata la prima cosa a cui ho pensato, quando papà è scomparso* è stata la drammatica testimonianza di Alessandra Ottaviani questa mattina dinanzi ai giudici della corte d'assise, una deduzione legata ad un episodio avvenuto pochi giorni prima, quando passando davanti al capannone chiese al padre come procedeva la vendita dell' immobile

"mi rispose che era disposto pure a svenderlo il capannone, pur di liberarsi di Alfredo Carini, in quanto era una persona pericolosa e senza scrupoli, perché lo aveva minacciato con la pistola. Voleva che uscisse dalla sua vita". il padre si confidava spesso con la figlia Alessandra e le aveva raccontato dell' episodio della minaccia a mano armata da parte di Carini avvenuta nei pressi del capannone in un giorno di aprile del 2008.

In quei periodo lo stato di tensione era uns costante “papà aveva paura”, anche perché in passato Alfredo Carini avrebbe minacciato con la pistola anche il nonno. L'altra figlia Maria Pia ha ricordato che il giorno prima della scomparsa del padre, mentre erano a tavola, Carini lo aveva chiamato al telefono e aveva insistito per incontrarlo al capannone la mattina dopo. Ottaviani dopo la conversazione telefonica era turbato e le aveva detto “questo mi vuole incastrare”. Alessandra ha dichiarato al pm, la dottoressa Gaudino che l' ha escussa, di essersi sentita minacciata dall' altro imputato Cataldo Russo, che all'uscita dalla stanza della Procura, al termine di un confronto, nel corridoio le aveva detto “sei giovane, sei sicura di quello che stai dicendo?”.

In merito al presunto allontanamento volontario, Maria Pia Ottaviani è stata perentoria “ lo esclusi allora e lo escludo oggi, papà non ci avrebbe mai lasciato così all' improvviso, ci comunicava dove andava anche se si recava a mangiare una pizza”. Riguardo alla questione del passaporto Alessandra ha confermato che il padre lo aveva riposto nel cruscotto dell' auto pochi giorni prima della scomparsa, anche perché lo usava come documento per l’identificazione. Nell' auto però non fu trovato. Maria Pia ha aggiunto “cercammo ovunque, cercavamo tutto e niente, trovammo il passaporto un anno dopo in un mobile del salone della villa che papà aveva acquistato da Vittorio Castaldi, apparve come dal nulla, perché in quel mobile lo avevamo cercato dopo la scomparsa e non c'era”.

I testimoni sono stati contro esaminati dai difensori, gli avvocati Paolo Falco e Giuseppe Stellato.

Giovanni Maria Mascia


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