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15:08:49 MARCIANISE. Non è riuscita ad affasciare il partito l’azione politica della commissaria del Pd Susanna Camusso.

Le tensioni e le spaccature che hanno portato alla sua nomina sembrano essere tutte lì pronte a riesplodere e a ripresentarsi con la stessa violenza di sempre.

Alessandro Tartaglione, coordinatore regionale di ArticoloUno e coordinatore della mozione Schlein nell’ultimo congresso, ha ‘spiattellato’ la situazione in faccia all’ex leader della Cgil in occasione dell’incontro di ieri all’Hotel Vanvitelli sul lavoro che ha visto la presenza dei deputati Arturo Scotto, Stefano Graziano e della vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno.

«L’incontro vuole essere un momento di confronto, franco, su come si ricostruisce la sinistra di Terra di Lavoro, a partire dal processo di rinnovamento iniziato dal congresso che ha visto l'importante vittoria della segretaria del Pd Elly Schlein e che non ha avuto, finora, l'atteso riverbero nell'organizzazione e nel rilancio dell'azione politica del principale partito della sinistra casertana - ha detto Tartaglione in apertura del suo intervento -

Quella vittoria, e i significativi risultati avuti anche nella nostra provincia grazie ad un gruppo di sognatori, e alla mobilitazione spontanea di tante cittadine e cittadini, aveva suscitato grande entusiasmo e, con esso, anche grandi aspettative.
In particolare il commissariamento della Federazione di Caserta e di quello della Campania hanno generato forti aspettative su un processo di cambiamento reale sul nostro territorio che andasse verso una normalizzazione della vita politica della sinistra casertana. Che si allontanasse definitivamente dalla lotta tra bande e all’utilizzo del Partito Democratico quale un mero comitato elettorale al servizio dei cosiddetti “capibastone”». 

Tartaglione ha evidenziato come tutto questo processo non si sia materializzato nei fatti. 

«Durante la fase congressuale insieme ad Alessandro Landolfi e Gianni Comunale, abbiamo intrapreso una battaglia politica coraggiosa che ha avuto come risultato l’annullamento di quel “tesseramento anomalo” che aveva pesantemente esposto e dilaniato l’immagine del Pd a livello nazionale. Abbiamo indossato l’elmetto e abbiamo seguito, con convinzione, le direttive che ci provenivano dal comitato nazionale Schlein. Ci siamo presi, insieme alla responsabilità di annullare quelle tessere a norma di regolamento, gli improperi e le minacce di chi voleva addirittura denunciarci e portarci in tribunale. Non ci siamo spaventati, abbiamo tenuto il punto e seguito la nostra coscienza nell’ottica di andare verso un profondo cambiamento dello stato di cose. Abbiamo seguito la linea anche quando il 2 febbraio dello scorso anno, la Schelin all’Auditorium Provinciale di via Ceccano, insieme alla senatrice Camusso e a Sandro Ruotolo, aveva anticipato la la linea dura contro i potentati del partito “Non vogliamo più vedere – aveva detto - capibastone e cacicchi. Questa è la nostra sfida. Perché ne va della nostra credibilità. Su questo non sono disposta a cedere di un millimetro”. 

Il commissariamento e la venuta della Camusso l’abbiamo accolto come una continuazione di quella linea. Ma le indecisioni, i tentennamenti e le scelte politiche sbagliate di questi mesi hanno prodotto un avanzamento da parte di coloro che si dovevano depotenziare ed un allontamento da parte di coloro che si erano entusiasmati per quello che sembrava il nuovo corso. 

L’inerzia del partito di fronte a fatti di enorme gravità hanno sostanzialmente reso evanescente la presenza dei progressisti in Provincia di Caserta: la caduta dell’amministrazione comunale di Aversa; la caduta dell’amministrazione di Macerata Campania; la grave vicenda di Marcianise, sono solo alcuni degli esempi». 

Tartaglione parla poi della questione Marcianise. 

«Insieme a Dario Abbate ed altri, sacrificando anche legittime ambizioni personali e facendo un passo di lato, avevamo favorito la creazione di una ampia coalizione di centrosinistra - ha dichiarato - Con uno sforzo sovrumano siamo riusciti a mettere insieme, faticosamente, un ampio fronte che andava da Italia Viva alla sinistra sociale ed ambientalista, passando per i Cinque Stelle ed alcune civiche moderate. Tutto questo lo abbiamo potuto fare attraverso l’individuazione di una figura, quella di Lina Tartaglione, che aveva creato entusiasmo anche nella cittadinanza. La sola formazione di questa coalizione ha avuto come effetto l’abbandono dell’ennesima avventura del sindaco uscente che negli anni era riuscito a provocare una lacerazione senza precedenti nel tessuto sociale cittadino. La semplificazione del quadro politico elettorale a sole due coalizioni, aveva avuto come conseguenza anche una piena riconoscibilità da parte dell’elettorato secondo gli schemi nazionali, rifuggendo così dalla riproposizione di coalizioni di stampo puramente elettorale tipica delle realtà locali che poi hanno vita breve nel prosieguo. Ebbene tutto questo enorme sforzo che poteva e doveva rappresentare un modello anche sul piano nazionale per battere le destre, è stata vanificata da mistura micidiale di egoismo, infantilismo politico e revanscismo tutto interno a settori del Pd locale e parti della coalizione provocando uno sconsiderato voto disgiunto che ha consentito alla destra, sconfitta alle urne, di eleggere il proprio sindaco. Azioni spregiudicate che sono lontane anni luce dalla linea politica della segreteria nazionale. Questo fatto gravissimo che ha regalato alla destra la terza città della Provincia di Caserta per numero di abitanti, ma prima per quantità e qualità di realtà produttive insediate sul proprio territorio, non ha avuto conseguenze. Anzi, da quanto leggo, la responsabilità del nuovo tesseramento a Marcianise è stata affidata proprio a chi ha pubblicamente sostenuto di essere stato contrario alla formazione del centrosinistra marciansiano, dichiarando di fatto di non averlo votato. Un fatto gravissimo! 

Così come è grave la vicenda della gestione delle liste del Pd alle provinciali che ha avuto come esito non solo l’arretramento del partito sul piano dei consensi, ma il riposizionamento di fatto delle vecchie cariatidi, attraverso i loro referenti. A nulla è servito, quindi, il sacrificio fatto dal compagno Alessandro Landolfi, capogruppo uscente al consiglio provinciale, unico rappresentante istituzionale che aveva aderito sin da subito alla mozione di Elly Schlein in Provincia di Caserta. 

I famosi “cacicchi” che si volevano depotenziare e marginalizzare oggi appaiono ancora più forti e capaci di dettare la linea politica del partito casertano e campano. È evidente che è cambiata la linea politica, solo che noi non siamo stati avvisati. Non c’è stato il “contrordine compagni” e noi non vogliamo rischiare di apparire come quel giapponese che continuava a combattere nonostante la guerra fosse finita da un bel po’. 

Allo stesso tempo non vogliamo essere complici di questa “logica follia”, che assomiglia moltissimo alla teoria del “cambiare tutto per non cambiare nulla”, per cui penso di interpretare l’opinione dei tanti

compagni provenienti dalla esperienza di Articolo Uno, che si rivedono nel nuovo corso della segretaria nazionale e continuano a credere nel cambiamento, di criticare, anche se nel nostro stile di rispetto ed educazione che ci ha sempre contraddistinto, l’azione sin qui svolta dalla commissaria Camusso. 

Se questo stato di cose dovesse permanere, senza evidenti e chiari punti di svolta, il Pd casertano non può al momento rappresentare una sede credibile per tanti di noi. Siamo, altresì fiduciosi, che questo confronto di oggi e quelli che dovessero eventualmente venire, possano rappresentare un momento di chiarificazione e rilancio del cambiamento per la sinistra di questa provincia e della nostra Regione». 


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