00:32:45 Non si è trattato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ma di una vera e propria estorsione con tanto di finalità e metodo mafioso.
Questa la richiesta del Procuratore generale questa mattina ai giudici della Suprema corte di Cassazione nei confronti di Carlo Bianco, Giovanni Garofalo e di Francesco Perna. Il pg ha chiesto ai giudici con l'ermellino di annullare la sentenza di appello che aveva derubricato il reato di estorsione in quello meno grave di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, che per difetto di querela era equivalso ad una sorta di assoluzione.
Il procuratore generale ha chiesto di annullare quella sentenza e di rifare il processo d'appello. In primo grado Bianco e Garofalo erano stati condannati a dieci anni di reclusione, Perna a nove anni e quattro mesi, nove anni a Tommaso Pirozzi e sette anni a Paolo Natale. Secondo l'accusa i primi due imputati come mandanti, gli altri come esecutori ed intermediari, avrebbero costretto un imprenditore a consegnare 7500 euro per il mancato pagamento di una fornitura di legno (non pagata perché ritenuta scadente), che la vittima aveva acquistato dal produttore Iorio. Questi invece di affidarsi alle vie legali, avrebbe attivato indirettamente esponenti del clan per recuperare il credito. Il collegio della difesa che si è opposto alle richieste dell' accusa è composto dagli avvocati Paolo Caterino, Pasquale Diana e Davide Di Marco.
Giovanni Maria Mascia
