17:26:22 CASAL DI PRINCIPE. Per scardinare le tesi accusatorie, sintetizzabili nelle dichiarazioni di sette pentiti del clan dei Casalesi, ieri la difesa di Lucio Giordano, imprenditore del settore del mobile ha presentato una lunga lista testi, oltre venti, per dimostrare l'estraneità dell'imputato alle presunte collusioni con la criminalità organizzata.
Le richieste di prova sono state presentate dagli avvocati Antonio Nerone e Mario Griffo ai giudici della prima sezione collegio C, presidente Antonio Riccio, nel processo per concorso esterno in associazione camorristica, per fatti iniziati nel 2009. L'istruttoria portò ad una richiesta di archiviazione che però non fu accolta dal gip del tribunale di Napoli, poi le indagini sono state riaperte dal pubblico ministero Maurizio Giordano della Dda che nel corso del processo ha chiesto l'acquisizione delle dichiarazioni dei pentiti e in particolare di Nicola Schiavone, Tammaro Iavarone e Francesco Barbato.
L'imprenditore era stato costretto a pagare un'estorsione da 45mila euro in tre tranche ad Antonio Iovine 'o Ninno, che era responsabile della zona di Caasluce e comuni limitrofi per conto dei Casalesi, ma secondo i pentiti sarebbe intervenuto Nicola Schiavone che lo avrebbe esentato dal pagamento dell'onerosa tangente, ma che comunque l'imprenditore si sarebbe dovuto mettere a disposizione del clan, i cui esponenti avrebbero prelevato mobili gratis e rifilato assegni di dubbia provenienza a Lucio Giordano. L'istruttoria dibattimentale è stata aggiornata all'udienza del 21 dicembre per sentire i testi a discarico e successivamente si procederà all' esame dell' imputato.
Giovanni Maria Mascia