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11:50:17 CASERTA. E’ l’incontro tra le diverse forme di espressione artistica, teatro, performing art, musica, danza, illustrazione e fotografia, tutte insieme in un unico luogo, ad aver dato vita, nello splendido borgo di Casertavecchia, a F.A.M.E. Festival delle Arti Miste Edizione 1, manifestazione organizzata da Teatro Pubblico Campano, La Mansarda e Mutamenti/Teatro Civico 14 di Caserta, nell’ambito del progetto Campaniaè, promosso dall’Agis e dalla Regione Campania, che giunge, da giovedì 7 luglio 2022 alla sua conclusione.

Anche per l’ultima settimana di programmazione, gli spazi del borgo si animeranno all’insegna di caos e ordine, regole e libertà, uguale e diverso, filo conduttore dell’intera programmazione e che ha permesso ai tanti protagonisti coinvolti di sperimentare, lavorare e mettersi in gioco. 

La manifestazione, giovedì 7 luglio ore 21.00 al Castello, sarà all’insegna della danza con lo spettacolo Tracce di danza coreografie di Antonello Apicella e Francesco Morriello, direzione artistica Antonella Iannone; a seguire El Tiempo de l’alma coreografie Antonio Colandrea, direzione artistica Annamaria Di Maio.

Venerdì 8 luglio la serata inizierà alle ore 19.00 con Cappuccetto Rosso drammaturgia Roberta Sandias, Diane Patierno, Maurizio Azzurro, Gennaro Di Colandrea, Roberta Sandias, regia Maurizio Azzurro.  Alle ore 21.00, sarà in scena Antica Famiglia d'Arte F.lli Boffardi drammaturgia Roberta Sandias, con Maurizio Azzurro, Antonio Elia, Valentina Elia, Giulia Navarra, Paola Maddalena, Giovanni D’Ancicco, regia Maurizio Azzurro. 

Ancora due appuntamenti per la serata di sabato 9 luglio, che inizierà alle ore 20.00 con i trampolieri Morks, e, alle ore 21.00 al Castello, Peppe Servillo accompagnato dal chitarrista Cristiano Califano con Il resto della settimana dall’omonimo testo di Maurizio de Giovanni. 

L’ultimo giorno di programmazione, domenica 10 luglio al Castello, proporrà, alle ore 20.30, Lino Musella, regista e interprete, accompagnato da Marco Vidino ai cordofoni e alle percussioni, di L’ammore nun è ammore, 30 sonetti di Shakespeare traditi e tradotti da Dario Jacobelli.

Alle ore 22.15, Disintegrazione - Splendida magnetic electric machine un progetto di Electroshock Therapy (EST), voce Ilaria Delli Paoli, progetto sonoro Paky Di Maio, visual Zentwo. E’ la prima produzione di EST, che vede mescolarsi tra loro teatro, musica e visual art in un’unica performance dal vivo.

Per info e prenotazioni al numero 0823441399, email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure online su www.teatrocivico14.org. 

Giovedì 7 luglio 2022

Castello, ore 21.00

Associazione Campania Danza

presenta

Tracce di danza

Un progetto dell’Associazione Campania Danza che coinvolge giovani coreografi e dà loro l’opportunità di esprimersi nel proprio linguaggio coreografico e portare in scena le loro creazioni.

Castello, a seguire

Arb Dance Company 

presenta

El tiempo de l'alma 

coreografia Antonio Colandrea

musica Astor Piazzolla

interpreti Flavio Altieri, Doriana Barbato, Paola Luceri, Giulia Miraglia, Francesco Russo, Eleonora Scotto Di Petra, Giada Tibaldi

assistenti alla coreografia Maria Casciello, Lina Di Gaetano 

L'idea è nata dalla necessità di recuperare, attraverso la gestualità e la creatività coreografica, quell'abbraccio totalizzante a cui, ciascuno di noi “co-vittime” dell'Era Pandemica, è stato costretto a fare rinuncia per troppo tempo. Per farlo, il M° Colandrea ha scritto una coreografia originale sulle poetiche note delle Quattro Stagioni di Astor Piazzolla, aggiungendo una Quinta Stagione, il Tempo dell'Anima, appunto, in cui l'amore si riappropria dei propri tempi, con un omaggio al pubblico, ricco di petali di fiori, aromi, colori, essenze, ispirandosi al romanzo “Il Linguaggio segreto dei Fiori” di Vanessa Diffenbaugh.

Venerdì 8 luglio 2022

Castello, ore 19.00

La Mansarda/Teatro dell’Orco

presenta 

Cappuccetto rosso

drammaturgia Roberta Sandias

regia Maurizio Azzurro

scene Martina Picciola

costumi Emilio Bianconi per Alchimia

con Diane Patierno, Maurizio Azzurro, Gennaro Di Colandrea, Roberta Sandias

«Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n’è un tipo dall’apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!»

(Le Petit Chaperon Rouge, Charles Perrault, 1697)

Cappuccetto Rosso è senz’altro una delle fiabe europee più popolari, ma la più antica è senz’altro al versione del Francese Charles Perrault, nella quale il lieto fine, presente invece nella versione dei fratelli Grimm, è assente.

Nella nostra trasposizione teatrale il lieto fine è d’obbligo, ma il colore dei personaggi è in linea con la morale della fiaba di Perrault.

Cappuccetto Rosso è dispettosa e disubbidiente, ed anche un po’ pasticciona, ed il lupo è un povero predatore solitario, costretto alla caccia per la sopravvivenza. Più scuro il personaggio del cacciatore,  eroe e salvatore suo malgrado, ma avvezzo a collezionare trofei con il suo schioppetto.

Il pentimento della bambina al termine della vicenda, e la chiosa del povero Lupo, unica vera vittima della storia, sottolineano il carattere dei personaggi e invitano alla riflessione.

Il linguaggio in versi è gradevole e raffinato, i dialoghi divertenti e le situazioni appassionanti rendono avvincente e singolare un racconto senz’altro noto, ma rinnovato proprio dalla peculiarità dei personaggi, tra i quali spicca la nonna, vero spunto comico, ed il lupo, vecchio attore decaduto e sdentato, in grado solo di inghiottire, senza poterle masticare, le sue prede.

Castello, ore 21.00 

La Mansarda/Teatro dell’Orco

presenta 

Antica Famiglia d'Arte F.lli Boffardi 

drammaturgia Roberta Sandias

messa in scena Maurizio Azzurro

maschere Maria Laura Bonocore

scene Francesco Felaco

con Maurizio Azzurro, Antonio Elia, Valentina Elia, Giulia Navarra, Paola Maddalena, Giovanni D’Ancicco

in collaborazione con Di Maschera In Maschera Centro Studi sulla Tradizione della Maschera Teatrale in Campania

La messa in scena vuole essere un omaggio all’antica tradizione italiana delle Famiglie d’arte e del Teatro visto come impresa familiare. In questo spettacolo la Compagnia La Mansarda si ”trasforma” in una antica Compagnia d’arte che propone un repertorio popolare tratto da antichi scenari della commedia dell’Arte, riproposti in chiave contemporanea, quasi come se fossero stati tramandati, di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. Del resto, la grande tradizione delle famiglie d’arte italiane nasce contestualmente nel XVI con la Commedia dell’Arte e prosegue interrottamente fino ad arrivare alla seconda metà del ‘900.

Quadro I / Prologo

In Laude della Commedia

Quadro II / I Servi

Dialogo d’amor corrisposto

Quadro III / Il Magnifico

La Bramosia dei Vecchi

Quadro IV / Gli Innamorati

Dialogo Huomo priega, Donna Sdegna

Quadro V / Lo Zito

Farsa alla Napolitana

Quadro VI / Contrasto

Pulcinella e Mattamoros

E ancora: Chiusette, , Concetti, Soliloquii, Depressioni e Villanelle alla Napolitana

Sabato 9 luglio 2022, ore 20.00 

in strada con i trampolieri Morks

Castello, ore 21.00 

Il resto della settimana

dal testo di Maurizio De Giovanni

con Peppe Servillo e Cristiano Califano 

Peppe Servillo, accompagnato dal chitarrista Cristiano Califano, legge alcuni brani tratti dal libro di Maurizio De Giovanni intitolato “il resto della settimana”.

Il titolo rimanda al tempo trascorso in un piccolo bar dei quartieri spagnoli a Napoli prima e dopo l’appuntamento con la partita degli azzurri, dove una varieta’ di persone si da appuntamento là per commentare, senza barriere di censo, i fatti calcistici e non della settimana, svelando di sè non solo la propria natura di tifosi ma anche quella umana tout court che ci introduce all’umore e alla storia di una citta’ meravigliosa che resta da sempre un vero e proprio teatro all’aperto.

A Napoli il tempo si ferma tra una domenica pomeriggio e l’altra, quando la città si raccoglie intorno ad un pallone e le differenze sociali sbiadiscono fino a scomparire. Siamo dentro un bar della città vecchia, colorato dagli archetipi della società partenopea, tra una sfogliatella, un fritto fumante e l’ultimo pettegolezzo, in un chiacchiericcio diffuso che molto rappresenta la città. Servillo prende per mano lo spettatore e lo accompagna attraverso gli odori che salgono tra i tavolini del bar, tra le viuzze piene di vita e le passioni e paure dei suoi abitanti, in quel flusso di vita quotidiana che si nasconde dietro la sensuale passione del calcio che Napoli sola possiede.

Domenica 3 luglio 2022

Castello, ore 20.30 

ELLEDIEFFE

presenta 

L’ammore nun’è ammore

30 sonetti di Shakespeare 

traditi e tradotti da Dario Jacobelli

con Lino Musella e Marco Vidino (cordofoni e percussioni)

regia Lino Musella

Dario Jacobelli è un artista partenopeo scomparso prematuramente nel 2013. Protagonista della scena culturale della città dalla fine degli anni '70, ha scritto canzoni per 99 Posse, Bisca, Peppe Barra, Daniele Sepe, oltre che sceneggiature cinematografiche. 

Era un poeta inusuale, che, negli ultimi anni della sua vita, si è dedicato alla traduzione in lingua napoletana o al “tradimento”, come amava definirlo lui stesso, di 30 Sonetti di Shakespeare. 

I sonetti sono, per loro natura, battute senza personaggio e nella traduzione di Jacobelli quelli del più grande drammaturgo del mondo ritrovano teatralità. Nel ruolo di Bardo, Lino Musella, attore di Teatro potente e originalissimo, noto al grande pubblico per la sua interpretazione nella serie Gomorra. 

Accompagnato dal vivo da Marco Vidino ai cordofoni e alle percussioni, Musella alterna la maestria dei comici dell’arte, il ritmo mai insipido della grande commedia partenopea (quell’alternanza significativa di silenzi e parole, così sublime in Eduardo o Servillo), le declinazioni barocche della sceneggiata, i registri doppi e multipli della farsa, per regalarci uno spettacolo in cui l'Amore si fa materia attraverso il Teatro.

Castello, ore 22.15 

Disintegrazione

splendida magnetic electric machine

un progetto di Electroshocktherapy (EST)

voce Ilaria Delli Paoli

progetto sonoro Paky Di Maio

visual Zentwo

scene Antonio Buonocore con Nicola Bove

costumi Alina Lombardi

tecnico audio Lorenzo de Gennaro

foto Marco Ghidelli

supporto tecnico Alessandro Papa

con il sostegno di Mutamenti / Teatro Civico 14

Electroshock therapy nasce durante il lockdown ai tempi del COVID19. Paky Di Maio, musicista e sound designer, e Ilaria Delli Paoli, attrice e organizzatrice teatrale, lavorano da dieci anni insieme realizzando spettacoli per il teatro. I loro percorsi si intrecciano con quello di Francesco Zentwo Palladino, designer e visual artist. Electroshock therapy è il loro nuovo progetto che nasce per sperimentare tra i confini del teatro e della musica, passando per le arti visive, dando vita a una performance ibrida non strettamente legata agli schemi dell'una e dell'altra disciplina, coinvolgendo di volta in volta artisti diversi per indagare nuovi linguaggi e possibilità di creazione collettiva.

Disintegrazione è la prima produzione di EST, che vede mescolarsi tra loro teatro, musica e visual art in un’unica performance dal vivo, attraverso la distruzione e ricostruzione (secondo i canoni di EST) di artisti e storie che hanno caratterizzato la formazione e il percorso dei componenti del progetto.

Il collettivo è finalista a La Biennale di Venezia 2022 per il Bando College Teatro sezione performance site-specific con il nuovo studio LOSE CONTROL. Con lo stesso studio è finalista al Festival PresenteFuturo2022 del Teatro Libero di Palermo (maggio 2022).

da dove nasce EST

La vita umana, dicevano gli antichi, è breve. L’arte, invece,è lunga, immortale: sopravvive alle generazioni degli uomini che, come foglie, nascono e dileguano nel tempo di un mattino.

Se la performance possiede uno statuto specifico, allora, è quello di dar vita ad una sorta di ‘anti-paradigma’ che agisca in modo di destrutturare dalle fondamenta il paradigma tradizionale.

La creatività propugnata dalla performance è una forza umana universale, un’energia vitale che permette a ciascuno, con qualunque mezzo egli disponga, di ‘divenire ciò che è’. Poco importa quale forma assuma, alla fine, questo conatus; tutto infatti può farvi parte: l’intero mondo della vita ne è oggetto, nel suo più comune dispiegarsi in routine, abitudini,

atteggiamenti e attività banali come mangiare, scrivere, parlare, sedersi, camminare.

Sul palcoscenico, gli artisti performativi non ‘rappresentano’ altri che sé stessi, anche qualora l’intento performativo sia di lasciare che la pluralità discorde degli io si dispieghi davanti al pubblico.

Quando un performer interpreta un personaggio, sostiene infatti l’artista cileno Guillermo Gómez-Peña, «lo fa sempre volutamente in modo parziale, muovendosi dentro e fuori dal ruolo senza mai abbandonare del tutto la propria identità di persona singola».

Le azioni compiute nelle performance, i materiali che vi si utilizzano, gli effetti che ne derivano non pretendono di essere null’altro da ciò che sono: essi sono ‘brutalmente’ reali, sono veri. Il loro significato è contenuto in altre parole in una autenticità che non inganna, non finge, ma semplicemente si manifesta sulla scena. Sul palco condividiamo semplicemente col pubblico quello che siamo, il che significa un sacco di cose diverse che molte persone sono propense a giudicare male e a odiare: un carnefice, una schizofrenica, un martire, una dipendente, una rockstar, una strega.

Viaggiatori del tempo, sovversivi, ammutinati, eretici, anarchici.

La piaga e la cura. L’abominio e l’incanto.

In una parola: performers.

il progetto

Disintegrazione è un percorso sonoro e visivo, tutto in forma live, scandito dalle parole di David Bowie, Marilyn Monroe, the Cure, J. C. Ballard, Mariangela Gualtieri, Baudelaire e da una preghiera in onore della Santissima Muerte messicana, con momenti in lingua madre.

La possibilità di manipolare, conservare e generare suoni al di fuori del contesto tradizionalmente musicale è al centro del percorso di ricerca musicale della sound art di Paky Di Maio: una pratica artistica ibrida, non istituzionalizzata, a cavallo tra sperimentazioni artistiche e produzione musicale, soprattutto elettronica. In essa possono essere incluse tutte le produzioni nell’arte contemporanea che introducono il suono come sua componente essenziale, come le registrazioni ambientali.

A livello attoriale, invece, per Ilaria Delli Paoli, esplorare la propria voce e i suoi margini di possibilità richiede non soltanto un impegno attento e considerato, ma anche un certo coraggio emotivo e immaginativo. E’ un’avventura strabiliante nella sua libertà e diversità, non solo confinabile ad escursioni folli o eroiche, esilaranti, come questi viaggi potrebbero essere. L’esplorazione potrebbe essere lunare, lirica o deliziosamente triste. Potrebbe far arrivare fantasmi inaspettati e ricordi, incontri emozionanti. Oppure spaventare. In sintesi: ad ogni persona e ad ogni luogo la propria immaginazione e musicalità.

Il tutto è supportato dalla presenza live del visual artist Francesco Zentwo Palladino, che riproduce con la tecnica del visual mapping le sensazioni e le suggestioni sonore attraverso ombre, luci ed effetti digitali sulle pareti del cubo nel quale i tre perfomer sono immersi/inserit/ingabbiati.

la scena

I tre artisti sono ingabbiati in una struttura cubica di 4 metri e immersi nelle retroproiezioni sulle pareti della stessa. I visual sono parte integrante della performance, pensati insieme alla musica e alla voce, e la scena firmata da Antonio Buonocore e Nicola Bove permette allo spettatore di avere un doppio livello di visione, godendo sia dello spettacolo dei visual di Zentwo, sia della performance sonora di Ilaria Delli Paoli e Paky Di Maio. Il cubo scenico è pensato per essere indipendente, i videoproiettori retroproiettano sulle pareti di tulle e tutto ciò che accade è contenuto nei 16 metri quadri dello spazio scenico.

lo spazio ideale

Disintegrazione è un percorso di distruzione e ricostruzione dei personaggi e delle loro parole in un unico viaggio onirico fatto di voci, suoni e immagini, che portano lo spettatore che assiste alla performance a vivere suggestioni e sensazioni contrastanti, di disaccordo e comprensione, immedesimazione e rigetto. È una performance che non lascia neutri. Il luogo perfetto potrebbe essere uno spazio non convenzionale, come una fabbrica, o magari all’aperto, in un chiostro, su un grande giardino, con il pubblico che può accomodarsi intorno alla struttura, godendo così della visione a 180° delle proiezioni.


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