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09:47:40 CASERTA. Onorevole Caputo, si è messa in moto la macchina congressuale del Pd e già sono cominciate le prime polemiche...

«Oggi dobbiamo capire che Partito democratico vogliamo. Se ci interessa militare in una forza residuale, allora è giusto andare avanti con le polemiche, coltivare le rendite di posizione. Viceversa se guardiamo al Pd che supera il 40%, quello che è risultato essere la prima forza riformista alle ultime elezioni europee, allora dobbiamo cambiare registro, mettere da parte i rancori e i livori personali per viaggiare tutti assieme in una direzione differente».

Cosa intende viaggiare tutti assieme?

«La litigiosità che ci ha lacerato a tutti i livelli, da quello nazionale a quello locale ci ha portato a non essere capiti dagli elettori. Il 4 marzo deve rappresentare per noi una sveglia se realmente crediamo, e io ci credo, nella portata del Partito democratico. Anziché spiegare la portata dell’azione di governo del centrosinistra, in molti casi, ci siamo impegnati a litigare, ad alimentare dibattiti correntizi che hanno contribuito ad alimentare il clima di anti-politica che oggi stiamo vivendo.

Lo sforzo di ritrovare l’unità deve essere compiuto da tutti noi nell’interesse del bene comune dei cittadini. Se il Pd non ritrova le ragioni dello stare insieme, Lega e M5S continueranno a crescere, e, purtroppo, ad affossare il Paese. Lo dico dalla visuale di Bruxelles, oggi il governo è malpercepito per l’inconsistenza che ha dimostrato e per la violenza di atteggiamenti che non si sostanziano in azioni concrete per il Paese. Noi siamo l’unico argine a tutto questo, ma lo siamo solo se riprendiamo a parlare ad una sola voce».

Un buon proposito che, però, appare difficilmente realizzabile...

«Oggi dobbiamo dare un segnale al nostro elettorato, a quel mondo che ha partecipato alla realizzazione di quel 40%. Possiamo farlo solo se riusciamo a dimostrare di avere una capacità di sintesi al nostro interno».

Chi può rappresentare l’uomo della provvidenza per restituire una guida al Pd dopo oltre due anni?

«Tutti e nessuno. Il Pd della provincia di Caserta ha giovani amministratori e giovani dirigenti preparatissimi. Lo stesso concetto si può ribaltare per le donne e per le altre fasce anagrafiche. Pensare che la risoluzione di tutto, passi attraverso uomini della provvidenza, vorrebbe dire certificare la morte del Partito democratico. Oggi, invece, più che sugli uomini dobbiamo fare lo sforzo di ragionare su un metodo nuovo, partecipato, inclusivo. I sindacati, le associazioni di volontariato, gli ordini professionali, la classe operaia, le associazioni di categoria, tutti devono sapere di poter trovare un partito democratico aperto, propositivo, disposto ad ascoltarli e a recepire quello che hanno da dire».

Un partito aperto, con una segreteria provinciale chiusa...

«Questo è lo scotto di un lungo commissariamento. Per quello che riguarda la logistica, comunque, la mia segreteria è sempre stata a disposizione del partito, aperta a quanti vogliono impegnarsi realmente per il territorio. Con orgolio posso dire che, nella mia segreteria quotidianamente quasi, ci sono incontri, riunioni anche se io non ci sono per gli impegni che ho sia sul piano istituzionale che nel mio collegio elettorale che, ricordo, abbraccia tutto il Sud».

In questi cinque anni ne ha macinati di chilometri...

«E non potevo fare diversamente... Oggi il Sud ha bisogno di riferimenti istituzionali che hanno voglia di lavorare. Con grande abnegazione ho cercato di essere presente per tutti gli elettori che mi hanno permesso di ottenere quello straordinario risultato nel 2014. L’idea di essere quello che va prende i voti e scappa non mi è mai piaciuta... ».

Eurocamp l’ha sicuramente aiutata in questo lavoro? Ci spiega che cos’è questo progetto?

«Eurocamp è uno strumento che ho inteso offrire al territorio per mettere in rete professionisti, imprese e istituzioni con l’Europa. Spesso si dice che l’Europa può fornire le risorse necessarie alla realizzazione di progetti importanti per il territorio, con Eurocamp noi vogliamo dire dove sono le risorse, quali progetti possono essere finanziati e, soprattutto, come si possono realizzare dei progetti realmente efficaci».

Amaggio si torna al voto. Caserta ha l’ambizioso compito di confermare ben due eletti.

«Ci siamo riusciti cinque anni fa, ci proveremo anche quest’anno. Per noi questa è un’occasione da non perdere vista anche l’assenza di parlamentari nazionali. L’Europa è sempre più importante nell’economia dello sviluppo di un territorio. Poter contare su due riferimenti per il Partito democratico è sicuramente un’occasione ghiotta che non dobbiamo lasciarci sfuggire. Per centrare questo obiettivo è necessario che, ciascuno per la sua competenza, si metta a disposizione del progetto coinvolgendo gli elettori che, con tanto entusiasmo ci hanno premiato cinque anni fa. Un Pd unito può fare ancora una volta grandi cose anche per il Movimento 5 stelle, in questi mesi di governo, ha dimostrato la sua inconsistenza, palesando il grande bluff del reddito di cittadinanza».

Si vota anche per le amministrative...

«Nei piccoli e nei grandi comuni il Pd deve guidare dei progetti inclusivi che tengano dentro un civismo militante vero, il mondo delle associazioni e tutte quelle espressioni di centrosinistra che non si inquadrano direttamente in una sigla di partito. Se non disperdiamo le nostre risorse anche le amministrative rappresenteranno un grande trionfo visto che il Movimento 5 stelle, in queste competizioni ha dimostrato di non esistere».


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