VILLA DI BRIANO. Dopo la prima presentazione tenutasi il 22 marzo presso l'I.C Raffaele Calderisi, continuano le presentazioni di 'Solo un Prete', edito dalla Gnasso Editore.
Il libro, che raccoglie la testimonianza di don Giuseppe Sagliano, in merito alle vicende che portarono alla morte di Don Peppe Diana e scritto da Luigi Intelligenza, offre al lettore una chiave di lettura diversa di ciò che accadde fra il 1990 e il 1994 a Casal di Principe e dintorni. Ad aprile l'autore e don Sagliano incontreranno i lettori giovedì 5 aprile, sempre a Villa di Briano presso la Parrocchia di Maria S.S Assunta in Cielo alle 19,30 e giovedì 12 aprile saranno ospiti presso 'Libreria Claudio' alle 19 a Giugliano in Campania. Il libro, accolto con entusiasmo, sta facendo registrare già delle prime settimane soddisfacenti risultati alla giovane casa editrice normanna fondata dal professore Pasquale Gnasso, ne parliamo con l'autore:
Solo due settimane dall'uscita e libro quasi introvabile, a cosa è dovuto questo risultato?
«Solo un prete racconta di don Peppe Diana, e grazie a don Giuseppe Sagliano, che è stato suo intimo amico, abbiamo offerto al lettore un immagine più completa di una figura che ha significato e significa ancora molto per il territorio da cui provengo, ma non solo. Il libro poi grazie alla professionalità della Gnasso Editore che ha curato la pubblicazione nei minimi dettagli da quello che so è in ristampa e a breve sarà sugli scaffali di tutte le librerie».
Nel 2018 don Peppe Diana avrebbe compiuto 60 anni e sono trascorsi 24 anni dalla sua uccisione, la sua figura cosa rappresenta per te?
«Scrivere “Solo un Prete” mi ha offerto l'opportunità di studiare don Peppe Diana molto da vicino, spogliandolo dell'immagine che i media avevano trasmesso negli ultimi anni e ritrovandomi di fronte un uomo la cui personalità offriva ed offre molteplici sfumature. Come mi ha sempre sottolineato don Giuseppe Sagliano, don Diana non è mai stato un prete 'Anti' (e quindi anticamorra e anticrimine) ma un prete 'per' (per la legalità, l'uguaglianza e soprattutto la pace) e queste sono state le linee guida seguite durante la stesura del testo. In 'Solo un Prete' racconto di un don Peppe Diana che era uomo di chiesa, sacerdote, insegnate, caposcout, parroco e a mi avviso un intellettuale. Perché don Peppe Diana usava la 'parola' per trasmettere i propri messaggi, proprio come gli intellettuali e anzi, a mio parere gli intellettuali sono proprio quelle persone che provano a far evolvere la propria comunità, ad essere una luce in un periodo buio. Don Peppe Diana è stato tutto questo, grazie al suo sacrificio si è infranto un muro di omertà, ha costruito un ponte per liberare i territori del basso Agroversano da una piaga chiamata camorra».
Eppure nel libro si cerca di mettere in evidenza quell'essere 'Per' e non 'Anti', cosa c'entra tutto questo con la camorra?
«A don Peppe Diana va dato un grande merito e soprattutto va riconosciuto un coraggio che in pochi avevano e in pochi ancora hanno, ossia di essere se stessi. Di sentirsi liberi di esprimere le proprie opinioni, di poter agire secondo le proprie inclinazioni nel rispetto del prossimo. Don Peppe Diana, in un contesto claustrofobico come quello intercorso fra il 1990 e 1994 in piena guerra di camorra, fra i clan che spadroneggiavano fra Casal di Principe e dintorni ha reagito manifestando le proprie convinzioni. Come racconto don Giuseppe Sagliano nel libro: ... se un giorni si e l'altro pure, ammazzavano un camorrista davanti alla parrocchia bisogna pur esprimere il proprio dissenso».
'Solo un Prete’, nonostante sia sempre un romanzo che segue il tuo solito stile, è molto diverso dai tuoi precedenti lavori, quali sono state le difficoltà affrontate durante la stesura?
Molte, ad essere sincero provengo da letteratura di genere, i miei precedenti lavori possono possibilmente essere collocati fra il pulp ('Segni' Gnasso Editore 2018) e il noir ('La Rivolta degli Angeli' Guida Editore 2008) rivisti sotto una chiave stilistica prettamente personale, ed in genere sono abituato ad inventarle le storie, cercando di trasmettere ai lettori attraverso le trame il mio punto di vista su varie tematiche. In 'Solo Un Prete’ ho dovuto raccontare una storia “già scritta” e soprattutto ho dovuto eseguire un lavoro complesso per ricostruire la personalità di don Peppe Diana, fortunatamente avevo una guida, don Giuseppe Sagliano, che si è fatto carico di un compito arduo, raccontarmi di un suo amico, del suo miglior amico e non è stato semplice per lui».
Quali sono gli impegni futuri per 'Solo un Prete'?
«Nella prima decade di aprile ritorniamo a Villa di Briano e siamo poi a Giugliano in Campania, ma è già stato organizzato un calendario che ci vedrà impegnati con molte date in Campania e non solo, mentre per la fine di Maggio presenteremo il libro a Milano, Reggio di Calabria e Catania».
Quali sono i progetti per il futuro?
«Scrivere è un lavoro costante, nonostante i molti lavori chiusi nel cassetto da un po' di tempo non sai mai cosa la penna ti spingerà a scrivere. Al momento mi voglio dedicare nella promozione di 'Solo un Prete' e poi magari per fine anno, potrebbero esserci delle novità».
