17:06:03 MADDALONI. Andrea De Filippo, a Maddaloni, in questo momento c’è una situazione abbastanza confusionaria tra i suoi avversari, mentre lei, per parafrasare Troisi, ricomincia da sette...
«Squadra che vince non si cambia, recitava un vecchio adagio del calcio e la mia squadra ha vinto, perché ha permesso al sindaco di essere eletto. Non potevamo non ripartire da quel progetto che è stato scelto dai maddalonesi in maniera netta nel turno di ballottaggio. Non reggono le polemiche legate alla scarsa affluenza soprattutto se l’andiamo a paragonare a quella di Ostia. Alla luce di questo dato, potremmo quasi dire che a Maddaloni c’è stato il pienone. Abbiamo, comunque, la consapevolezza di non essere autosufficienti e, quindi, siamo disponibili ad allargare la nostra squadra a quanti dimostreranno di condividere la nostra idea di città».
Il notaio, di solito, è una sorta “di collante” per coloro che vi si recano per porre fine ad un’amministrazione. A Maddaloni è successo il contrario...
«E’ vero e questa è la dimostrazione del fatto che dall’altra parte non c’era un progetto politico, ma solo un’insieme di forze tenute assieme dalla voglia di andare ad occupare il potere. L’andata dal notaio, quindi, non era sorretta da un progetto politico, ma, semplicemente da quell’idea di muoia Sansone con tutti i filistei, tanto è vero che un minuto dopo la fine della mia esperienza le forze si sono sgretolate tra di loro e addirittura, qualcuna, anche al suo interno. Figuriamoci cosa sarebbe successi se fossero andati al governo... ».
Non è ancora stato deciso se ci sarà un election day o due tornate differenti: certo è che le politiche avranno una loro incidenza sulle amministrative...
«Mi auguro che ci saranno due turni separati perché i temi delle comunali devono essere affrontati in maniera a se stante rispetto a quelli delle politiche. Al di la delle dichiarazioni di facciata, le elezioni politiche avranno il loro peso per i miei avversari visto che sono eterodiretti dall’onorevole di turno che, poi, svuota Maddaloni del suo ruolo e del suo peso istituzionale con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti».
A proposito di peso istituzionale, poco dopo la caduta della sua amministrazione ci sono state le provinciali alle quali, per la nuova legge, non avete potuto partecipare. Come sarebbero cambiati scenario e candidature se la sua giunta fosse stata in carica?
«Diciamo come premessa che trovo assurdo questo sistema elettorale che impedisce agli elettori di poter scegliere la propria rappresentanza. Mi auguro che il prossimo governo provveda ad introdurre una legge che sani questo scempio e che restituisca ai cittadini il proprio diritto restituendo anche alle province il proprio ruolo. Chiarito questo, certamente Maddaloni, se fossimo stati in carica, avrebbe concorso per un ruolo importante che avrebbe consentito alla città di recuperare almeno parte del peso istituzionale perso. Le dimissioni avvenute a poche settimane dal voto provinciale dimostrano ancora come l’irresponsabilità di chi ci ha mandato a casa sia stata enorme, atteso che, in maniera lucida, si è deciso di privare la città della possibilità di avere un ruolo all’interno della Provincia».
Rispetto agli atti amministrativi che lei aveva cominciato a produrre, cosa ha perso Maddaloni con le dimissioni?
«Volendo fare solo qualche esempio diciamo che Maddaloni ha perso un anno di programmazione su scelte importanti come il Puc, l’ospedale e la pianificazione sanitaria. Abbiamo perso un anno per la definizione dei rapporti con Ferrovie dello Stato che oggi devono diventare un interlocutore privilegiato del nostro comune per le scelte che si andranno a fare».
