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CASERTA. Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta ai tesserati Pd di Matteo Donisi, consigliere comunale di Caserta e già segretario dei Gd del capoluogo:

Cari compagni di viaggio,
 Dopo la batosta delle scorse elezioni amministrative (Caserta e poco altro "salvano" il dato locale) ci troviamo, oggi, a piangere il risutato del 4 dicembre.
A mio avviso è possibile estrarre da questa sconfitta referendaria alcuni dati allarmanti:
- la stragrande maggioranza dei giovani (tra il 75% e l'80%, a seconda dei sondaggi) vota No,
- il Sud vota compattamente No,
- i disoccupati votano No.
A ogni buon osservatore non sfuggirà che questi tre dati possono essere letti insieme: è il Sud, con i suoi disoccupati (giovani e non), a trascinare la riforma nel nero di una sconfitta così netta.
Risultati migliori al Nord ma il Sì vince solo in Toscana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.
Anche il dato delle grandi città è interessante: il Sì passa nelle "agiate" Milano, Firenze e Bologna, il No stravince nella Napoli scugnizza di De Magistris ma anche a Salerno (nel salotto di De Luca) e nella Bari di Antonio Decaro.
Sommariamente: la forbice tra Sì e No si spalanca nelle realtà territoriali ad alta criticità sociale e si assottiglia dove è più alto il livello medio della qualità della vita. Vinciamo (o comunque otteniamo risultati migliori) nei territori in cui le disparità sociali sono meno evidenti e straperdiamo dove la crisi economico/occupazionale appare alle persone come un budello dal quale è impossibile uscire.

Ora la domanda che mi preme porvi è: a chi ha parlato il Partito Democratico di Matteo Renzi?

Alcuni dati aggiuntivi: il 23% degli elettori Pd ha votato No, in cambio di questa "fuga di Compagni" otteniamo solo un 21% degli elettori di Fi che ha votato Sì (si noti che in termini di voto assoluto vi è una differenza notevolissima tra le due cifre nonostante la percentuale sia approssimativamente la stessa). Inoltre solo il 30% degli elettori non rappresentati dai grandi partiti ha scelto di votare Sì, fetta residuale di una categoria nella quale poltrisce la stragrande maggioranza del voto di sinistra non rappresentato dal Pd.

Il Partito Democratico targato Renzi si è mosso come i gamberi: un passo in avanti verso il centro e uno indietro rispetto alla sinistra.
Non era questo il proposito del sindaco di Firenze all'epoca della prima Leopolda. Da "rottamatore" voleva ampliare le categorie politico-sociali rappresentate dal Pd, da Presidente del Consiglio si è limitato a innescare un meccanismo di sostituzione:  guadagno i piccoli imprendiori e perdo gli insegnanti, perdo Vendola e porto a casa Verdini, deludo qualche vecchio elettore di sinistra ma apro ai tanti delusi del centrodestra.
Doveva essere un'abbuffata di consensi, è stato un "cambiare dieta".
Una sostituzione che ci ha fatto guadagnare qualche punto percentuale ma ha finito per snaturare forma e sostanza del nostro partito.

Guardando al nostro orticello casertano non posso che confermare quanto già detto: il modello Renzi-Verdini e De Luca-cespugli non ci ha aiutati a vincere la sfida referendaria. Una sconfitta della quale avevamo avuto avvisaglie già durante le scorse elezioni amministrative. Non basta la manovra politica per saziare la "fame" di chi vive quotidianamente le difficoltà della disuguaglianza sociale.
Addizionando voti a voti si possono vincere le elezioni (e non sempre ciò accade), ma non si costruisce un partito.
 Oggi, fatte queste riflessioni, credo che la vera sfida sia la (ri)costruzione del partito, un partito che superi lo schema del "principe" esaltato dalla sua "corte dei miracoli". La nostra missione è capire se esiste una strada alternativa a quella del progetto renziano lungo la quale incanalare il programma di crescita del Pd.

Ancora una volta: a chi vuole parlare questo Partito Democratico?
Io avrei preferito avere un Sì vincente tra giovani e disoccupati, anche a costo di perdere la battaglia sotto i colpi del No. Mi ritrovo, invece, con "gli ultimi" disposti a farsi rappresentare da Grillo e Salvini... 
Meno male che almeno abbiamo vinto il referendum.

Matteo Donisi, consigliere comunale di Caserta


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