Con “Estate di San Martino” si intendono quei giorni, intorno alla data dell’11 novembre - dura tre giorni e un pochinino, come dice un proverbio -, che vedono il clima farsi più mite, tanto da pensare ad una coda d’estate. Nell’immaginario popolare è molto diffusa la leggenda legata a tale ricorrenza. Inoltre a questa fanno eco tanti detti popolari e tante poesie.

Come racconta la suggestiva leggenda, l’estate di san Martino è strettamente collegata a Martino, vescovo di Tours in Francia e soldato romano: durante un inverno particolarmente rigido incontrò un mendicante tremante per il grande freddo e gli fece dono di metà del suo mantello da soldato per riscaldarlo; Martino, a quel punto, rimasto al freddo sarebbe stato riscaldato dal sole miracolosamente comparso.

La festa si tiene l’11 novembre perché in quel giorno si celebrarono i suoi funerali.

In Italia la Festa di San Martino fa rima con festa del vino. A San Martino ogni mosto diventa vino, dice la tradizione popolare, e il ribollir dei tini è celebrato nella celeberrima poesia di Giosuè Carducci dal titolo San Martino. Tale legame con il vino è dovuto al fatto che in questo periodo viene “battezzato” il vino novello dando vita a banchetti con frutti di stagione e caldarroste.

San Martino è anche patrono dei cornuti; le versioni per l’origine di questo patronato sono diverse: alcuni sostengono che derivi dalle molte fiere di bestiame con corna che si tenevano in questi giorni, altri invece che contadini e contadine, oramai ubriachi durante la vendemmia, si lasciavano andare a festeggiamenti e serate libertine, altri ancora vedono l’origine della festa dei cornuti in una questione grafica, visto che l’11 novembre è 11 11 e quindi potrebbe ricordare le corna.

Particolarmente seguita è “La Festa dei Cornuti di Ruviano”, uno degli appuntamenti più singolari ed insoliti in Terra di Lavoro. L’undici novembre di ogni anno, i duemila abitanti del paesino in provincia di Caserta si ritrovano in piazza, insieme a curiosi provenienti dall’intera penisola (qualcuno anche dall’America), per festeggiare il loro patrono e sfilano, in processione, tutti rigorosamente in costume tipico. La processione, accompagnata dalla banda, si conclude con l’incendio del fantoccio di pezza, naturalmente munito di grosse corna. L’evento, quest’anno differito al 14 novembre per consentire una maggior partecipazione ed una più attenta accoglienza dei turisti, è considerato come un antico rito per scongiurare uno scomodo e tanto temuto…peso… quello delle corna.

Francesco Trepiccione