18:33:29 SAN PRISCO. Panchine giganti sui Monti Tifata, il consigliere di San Prisco Francesco Paolino all’attacco dell’amministrazione comunale, diretta dal sindaco Domenico D’Angelo.

«Dubbi giganti sull’utilità di installare sul nostro amato monte Tifata le panchine giganti, cosiddette ‘Big Bench’, che riempiono punti panoramici di cime con un manufatto pesante, dai colori violenti, che richiede una pedana di cemento armato, su cui l’uomo qualunque, adulto, si siede e le gambe ciondolano perché non toccano terra e lui ritorna bambino, e che, suppostamente, ti fanno tornare bambino e, realisticamente, rovinano luoghi incontaminati. Una cosa pacchiana ed arrogante, uno specchio dei tempi, dell'ipocrisia, della tendenza alla massificazione.

È davvero inconcepibile, deturpare così ‘un luogo magnifico, incontaminato, che restituisce pace e serenità, aprendo lo sguardo sulla bellezza della natura che fa da contorno alla nostra bellissima San Prisco’ (cit.), perché poi la moda passerà, lasciandosi dietro queste installazioni coloratissime che attireranno un flusso di viaggiatori interessati solo a farsi il selfie, per vedere il panchinone e non il paesaggio, un ‘mordi e fuggi’ che lascerà poco o nulla di buono come ‘ritorno’ per il territorio, considerata l’assenza di attività commerciali in zona, che parcheggeranno in modo selvaggio, qualora si riuscirà ad arrivare con l’auto, calpesteranno prati, lasceranno rifiuti e sporcizia, oltre alle problematiche legate alla sentieristica per raggiungere il posto.

Trovo offendente che si faccia credere che si tratti di un progetto a favore della nostra ‘montagna’, tra l’altro Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.), e, a dir poco, imbarazzante che qualche Pro loco, gruppo locale, associazione di promozione turistica e soprattutto amministratori pubblici, in nome di non si sa quale stravagante ‘Marketing territoriale e Turismo’, di un’incomprensibile ‘valorizzazione delle eccellenze paesane’, o, comunque, di una singolare competenza tecnica, ci caschino.

Appunto, ci chiediamo dove sono quelle allegre compagnie pseudo ambientaliste che si gonfiano il petto parlando di ambiente e di paesaggio, che hanno un ‘Dream’ nel cassetto, che dicono di preoccuparsi della prevenzione del dissesto idrogeologico, dell'integrità del territorio e della sicurezza ambientale, mentre ora sono mute ed inermi davanti all’ennesimo possibile sfregio all’ecosistema locale?

Il problema di fondo è che abbiamo perso la capacità di raccontare la nostra identità samprischese, la nostra storia. Non riusciamo più a rendere attraente il nostro territorio e di conseguenza ci servono oggetti vistosi, appariscenti, ma culturalmente miseri e sciocchi. Il nostro paesaggio naturale, non ha bisogno di queste installazioni per essere valorizzato o ammirato, meglio puntare su enogastronomia, cultura e territorio, sport e cicloturismo, per esempio trekking con itinerari a contatto con la natura alla scoperta delle testimonianze di archeologia, ‘sightseeing tours’ in Vespa con la possibilità di intrecciare la scoperta culturale di testimonianze di antiche civiltà con quella enogastronomica con degustazioni di prodotti tipici, oppure un percorso botanico con performance musicali che prende vita in ambienti naturali, con eventi che variano dall’acrobatica aerea alla ‘glass armonica’ (l’arte di suonare i bicchieri) passando per l’equilibrismo e la musica classica dal vivo, o altre manifestazioni per scoprirne la bellezza e il valore storico-culturale che renderanno un ricordo unico nella mente del visitatore.

Si chiede, pertanto, usando buonsenso e obiettività, che tutto questo si arresti per tempo e che i promotori che si dichiarano bramosi di valorizzare ed esaltare il nostro territorio pedemontano ci ripensino, perché forse non hanno capito che queste mode trovano la loro forza nella dimensione breve ed effimera dell’apparire consacrata solo alle frivolezze della retorica del nulla».