avv. Renato Labriola15:32:54 Infermiera riammessa in servizio dopo la sospensione dall’incarico da parte dell’Asl che ha applicato nei suoi riguardi la normativa nazionale che impone a tutto il personale sanitario il vaccino anti-Covid.

La professionista ha impugnato il provvedimento dell’azienda sanitaria attraverso il suo legale Renato Labriola che ha dimostrato come l’infermiera non si era sottoposta al vaccino per questioni di salute.

Il noto amministrativista casertano ha dimostrato come l’infermiera fosse un soggetto profondamente allergico e con problemi alla circolazione che non la rendevano compatibile al vaccino anti-Covid.

L’infermiera, tra le altre cose, aveva prodotto questa documentazione all’azienda quando è entrato in vigore l’obbligo vaccinale per il personale sanitario.

L’azienda, però, si è limitata ad applicare la normativa senza esaminare nel dettaglio la posizione dell’infermiera che si è ritrovata senza lavoro.

I giudici del tribunale del lavoro di Santa Maria Capua Vetere nella sentenza che riammette in servizio l’infermiera hanno evidenziato come l’Asl non abbia proceduto ad esaminare la posizione sanitaria della donna così come prevedeva la normativa in casi del genere. Secondo quanto riportano i giudici, l’azienda avrebbe dovuto destinare l’infermiera ad altra mansione rispetto a quella abituale anche di livello inferiore garantendo, però, alla donna il proprio stipendio.

Dalla sentenza emerge come quello dell’infermiera era il reddito prevalente della propria famiglia venuto meno il quale si metteva in discussione il diritto al mantenimento della famiglia stessa.

L’azienda, oltre a soccombere nel ricorso, è stata anche condannata al pagamento delle spese processuali.