20:46:06 Senatrice Nugnes, quali sono state le iniziali spinte propulsive che l’hanno vista impegnarsi sempre più attivamente in politica?

La constatazione che dagli anni ‘90 in poi si fosse instaurato un insostenibile consociativismo tra destra e sinistra e che nessuno rappresentasse più le istanze e i diritti della parte più debole del tessuto sociale, che è poi anche quella che subisce più di tutte le scellerate scelte di distruzione ambientale sui territori (vedi Joan Martinez Alier ne "L’ecologismo dei poveri").

Mi potrebbe spiegare com’è iniziata la sua avventura politica nel M5S?

In Campania stavamo vivendo la terribile stagione dell'emergenza rifiuti ed il Movimento, con i meetup, si mise alla testa delle grandi battaglie ambientali territoriali, quali i rifiuti, le bonifiche in Campania, il Tav in Piemonte, l'Ilva in Puglia, la questione dell'acqua pubblica a sostegno del referendum, con una grandissima forza propulsiva e capillare sui territori. Mi sembrò la giusta onda da seguire

Lei è sempre stata in prima linea nella lotta alle problematiche legate al territorio, all’ambiente e a tutto ciò che concerne i beni ambientali. Da dove deriva tale scelta?
Come le ho detto, la giustizia ambientale è sempre legata alla giustizia sociale e nella mia terra, la Campania, due battaglie queste assolutamente da combattere.

Quali risultati ha ottenuto come membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati?

Nella XVII legislatura abbiamo fatto approvare la legge sui reati ambientali. È stato fondamentale, per comprendere meglio le implicazioni legislative, essere sia in commissione rifiuti che in commissione ambiente.

La battaglia che portammo avanti in Senato per quella legge fu fondamentale per migliorare la legge che passò poi alla camera.
Ma le due commissioni sono fondamentali per tutte le proposte legislative che ho depositato e che sto portando avanti, su riforma Conai ed economia circolare, che è entrato in tante risoluzioni della Commissione ambiente, su sistemi energetici condivisi, che poi è passato grazie all'Europa, su consumo di suolo e su rigenerazione urbana, che sono tuttora in discussione in commissione.

Quali invece gli esiti raggiunti per il suo ruolo come membro nel Comitato parlamentare Schengen, Europol e immigrazione?

Il comitato Schengen è presieduto da un leghista; per questo ho dovuto rinunciare per incompatibilità assoluta ed impossibilità ad operare concretamente.

Sicuramente una scelta difficile la sua, quella che l’ha vista protagonista della scissione dal movimento, di cui ha fatto parte con convinzione e con profonda dedizione, dopo ben dieci anni di militanza attiva. Che cosa l’ha portata a questa sofferta e non facile decisione? Perché, secondo lei, il movimento ha perso così tanti consensi?

Su immigrazione ho combattuto una grande battaglia, quella che mi ha portato fuori dal M5S, che ha sostenuto gli scellerati decreti Immigrazione di Salvini, ma che sono stati Cassati dal decreto Lamorgese, che abbiamo molto voluto e spinto.

Il M5S ha cambiato pelle e natura, non è cresciuto e maturato, come dicono, non ha avuto una naturale evoluzione, come invece ci si aspettava. C’è stato un ribaltamento di tutte le istanze sociali portate avanti inizialmente dai pentastellati, che da movimento di massa e popolare si è trasformato in un partito liberale e ultra moderato, ancorato alle vecchie e sconfitte regole del liberismo.

Dopo la sua uscita dal movimento, lei si è collocata tra le fila del gruppo misto, con Leu, fino ad approdare a Sinistra Italiana. Perché? Quali motivazioni l’hanno spinta verso quest’area politica?

Sono sempre stata di sinistra, dell'area di sinistra radicale, che ha il torto di aver faticato non poco a ritrovarsi pienamente nelle istanze ecologiste.

Sel (sinistra, ecologia e libertà) in Parlamento nella XVII legislatura si batté con forza per le problematiche legate al tema ecologico, collocandosi più a sinistra di tutti gli altri e centrando in pieno la questione. La sua Presidente, Loredana De Petris, fu un naturale riferimento in quei primi anni e lo è stata anche e a maggior ragione nella XVIII legislatura, quanto invece non abbia fatto il M5S, che è venuto meno a tutto quello per cui era nato. Oggi Sel è Sinistra Italiana e per me confluire in SI è stato un percorso naturale e coerente.

Quale personaggio politico potrebbe maggiormente avvicinarsi alle sue idee in Sinistra Italiana?

Nel partito, oltre alla De Petris, mi sento molto vicina a Nicola Fratoianni, naturalmente, a Peppe De Cristofaro e a Serena Pellegrino, che è anche una mia collega architetta, ma anche a tanti altri...

È di qualche giorno fa la notizia che Conte sarebbe il nuovo leader del movimento, dopo la terribile caduta di consensi dei sostenitori grillini in queste ultime tornate politiche. Secondo lei, potrebbe un uomo di così grande spessore, qual è Conte, risollevare le sorti dei grillini? Affinità elettive o mera strategia politica?

Conte è strategia, un’utile strategia per il M5S, morente, un utile strumento per l'ex PDC, per far sì che possa scattare il grande credito accumulato.
Affinità con la nuova versione moderata e liberale del partito ne vedo, forse servirà a stabilizzare, nell'area affollatissima di centro, l'ennesimo partito di centrodestra.

Le ultime espulsioni dal movimento vedrebbero fuori ben quindici senatori, suoi ex colleghi di militanza politica, quali Nicola Morra e Barbara Lezzi, perché non hanno votato la fiducia al neo nascente governo Draghi. Come se lo spiega?

Il M5S vuole sfrondare, necessita di asciugarsi dalle tante correnti che gli sono servite ad andare al potere, ma di cui ora deve liberarsene per stabilizzarsi in una identità più istituzionalizzata.

Cosa pensa di questo modus operandi del direttorio cinque stelle?

Cosa ne penso di questo centralismo democratico di stampo staliniano, che determina verticismo ed espulsioni continue? Il peggio che può immaginare.

È stata opportuna, per lei, la mossa politica di Renzi di far cadere il governo Conte due bis?

La strategia di Renzi è stata dettata da portatori di interesse internazionali ed intercontinentali, che nulla hanno a che fare con lui. Lui si è prestato, l'intento era commissariare la politica, centralizzare le scelte. È stato un atto gravissimo.

Alessandra Natale