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15:03:34 CASERTA. Il portale satirico lercio.it è, sicuramente, tra i progetti editoriali più riusciti degli ultimi anni. In maniera pungente e sarcastica, infatti, riesce a fotografare il costume del nostro paese, dissacrandolo, mettendo in evidenza i suoi limiti sempre in maniera leggera e divertente con lo spirito di chi vuole far ragionare il lettore senza, però, farlo mai annoiare.

Tra i protagonisti del progetto c’è il nostro Davide Paolino, sanprischese doc, titolare dell’omonima edicola sulla nazionale Appia tra San Prisco e Santa Maria Capua Vetere che è tra i ventitre autori che porta avanti il progetto sul piano nazionale.

Quando nasce Lercio.it e qual è il vostro modello?

«Diciamo che noi nasciamo con il blog di Daniele Luttazzi nel 2008 e, poi abbiamo proseguito questa esperienza in maniera autonoma dal 2010. Il modello di riferimento è sempre quello di Daniele Luttazi al quale ci ispiriamo nella nostra idea di satira. La politica, il sesso, il sangue, sono, certamente i settori di riferimento sui quali lavoriamo per i nostri articoli e per le nostre battute».

I vostri testi sono sempre molto forti. C’è qualcosa che ritenete che proprio non si debba scrivere?

«Sappiamo di affrontare argomenti forti e siamo consapevoli che, qualche pezzo o qualche battuta, è “al limite”. L’unica cosa che non leggerete mai su lercio.it è un attacco alle vittime. Come ci ha insegnato Daniele Luttazzi non si va contro le vittime in nessuna circostanza. Siamo molto attenti a questo, anche quando i nostri lettori ci mandano battute divertenti che potrebbero funzionare, non le pubblichiamo se violano questa regola che ci siamo dati».

Nei giornali c’è un direttore, esistono dei capiredattore: Lercio come è organizzato? Chi decide cosa pubblicare?

«Non abbiamo una redazione fisica». «La nostra organizzazione è molto democratica e orizzontale: decidiamo tutti assieme quando e cosa pubblicare. Il metodo per comunicare più comodo è Facebook e quello delle sue chat. Quando c’è qualche idea la pubblichiamo e, poi, ci lavoriamo tutti assieme per costruirla, emendarla e renderla il più efficace possibile per chi ci legge. Abbiamo comunque dei compiti di massima. Io seguo la posta dei lettori, l’ultim’ora».

 

Come si alimenta il progetto, avete dei finanziatori?

«Il progetto si auto-alimenta, non ci sono finanziatori. Quello che incassiamo è tutto legato al traffico che riusciamo a sviluppare».

E’ capitato che qualche testata abbia ripreso le vostre notizie credendole vere?

«Certamente. E’ successo anche a prestigiose testate nazionali e la cosa ci ha fatto molto sorridere».

I vostri articoli possono essere definiti delle fake-news?

«No, c’è una differenza abissale tra un nostro articolo e una fake news. I nostri sono pezzi di satira. Quando l’ex presidente della Camera Boldrini avviò la sua campagna contro le fake news e l’odio sul web chiamò proprio noi per spiegare quale fosse la differenza. Le fake news sono delle invenzioni totali fini a se stesse o al progetto di chi le ha diffuse. La satira punta a far ridere i lettori e, nel contempo, a farli riflettere».

Nello scorso fine settimana siete stati premiati a Bologna per il vostro lavoro in Africa con Amref.

«Quando Amref ci ha contattati siamo stati titubanti quasi nell’accettare dal momento che temevamo che uno stile Lercio avesse potuto danneggiarla in un momento in cui il sentire popolare non è proprio a favore delle Ong. Loro, invece, ci hanno detto di andare avanti e, così, nel novembre scorso siamo stati in Etiopia per il progetto. E’ stato un viaggio durissimo, ma entusiasmante. Abbiamo toccato con mano tutte le difficoltà che vivono quei popoli. Abbiamo raccolto tantissime immagini che, poi, abbiamo montato per una mini-serie web che ha pubblicato Repubblica.it».

Chi è Primo Italico?

«E’ l’italiano medio di questo particolare momento storico con le sue paturnie, i suoi pregiudizi e le sue paure. Lo abbiamo portato con noi in questo viaggio e abbiamo dissacrato questo retropensiero che accompagna oggi l’Africa. Abbiamo fatto vedere, con la sagoma che abbiamo portato con noi, a tutti i Primo Italico che ci sono in giro quanto il pregiudizio sia una sciocchezza».

Cosa pensate si possa ottenere con iniziative come questa di Primo Italico?

«Se abbiamo fatto ridere delle persone sui loro pregiudizi e le loro riserve mentali siamo felici. Già riconoscersi in Primo Italico significa aver fatto capire come, in fondo, determinati atteggiamenti siano delle sciocchezze. Se questo servirà a far cambiare le cose? Questo non lo sappiamo, certamente il far pensare sarebbe già un grande successo».

Lercio.it è un fenomeno tutto italiano?

«Assolutamente no. Ci sono tanti Lercio giro per l’Europa che, più o meno cercano di dissacrare con l’ironia e la satira il costume dei nostri giorni. Manco a dirlo il prodotto più forte è in Germania, anche se, per numero di traffico il nostro Lercio è il primo».

Ci sono anche dei libri di Lercio.

«Siamo al nostro terzo libro. E’ il racconto dell’evoluzione del mondo Lercio un po’ alla Giobbe Covatta se vogliamo dare un riferimento e, ciascuno di noi ha realizzato delle pagine. Negli altri libri, invece, abbiamo fatto una raccolta con le nostre battute più riuscite con degli inediti».


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