11:32:46 4 marzo 2018-26 maggio 2019: per la provincia di Caserta è cambiato il mondo da un punto di vista politico.
Nel corso dell’ultimo anno la presenza di una pattuglia parlamentare di dieci casertani non ha permesso al Movimento 5 stelle di consolidarsi come forza politica.
Seppur i pentastellati riescono a confermarsi come prima forza di Terra di Lavoro, perdendo, però, una ventina di punti percentuale, non eleggono nessuno a Bruxelles nonostante i sei seggi scattati nella circoscrizione, continuando ad avere un ruolo residuale nelle amministrative.
Lo spazio perso dal Movimento 5 stelle è stato recuperato tutto dalla Lega, il fatto che Matteo Salvini sia stato il più votato in Terra di Lavoro non è un caso.
Il Carroccio manda a Bruxelles uno dei suoi padri fondatori nel Mezzogiorno, come il manager Valentino Grant, ma, soprattutto assume un ruolo determinante nelle amministrative eleggendo consiglieri e sindaci, riuscendo a trasformare in classe dirigente sul territorio il grande carisma elettorale del ministro degli Interni.
Discorso completamente diverso vale per il Partito democratico.
L’avanzamento di qualche punto percentuale rispetto ad un anno fa non deve far pensare ad una rinascita democratica.
Il dato dei democrat, infatti è ‘drogato’ dal risultato di Nicola Caputo, l’unico che duella voto a voto con Matteo Salvini, che ha avuto la capacità di andare oltre il Partito democratico raccogliendo quasi 20mila preferenze.
Per paradosso, a voltare la spalle a Nicola Caputo è stato proprio il Pd, e quell’area, quella deluchiana, alla quale ha sempre giurato fedeltà.
All’imprenditore di Teverola mancano quei voti a Salerno o in Puglia per essere nella squadra degli eletti anche in questa tornata.
Area politica che, al contrario, si è ‘chiusa’ su Pina Picierno che, pur non sfondando in Terra di Lavoro, raccoglie la metà dei voti di Caputo, riesce ad essere eletta grazie ad un risultato omogeneo fuori provincia.
Anche il 15% di Forza Italia deve considerarsi un dato bugiardo sulla reale consistenza del partito.
Qui la performance di Giorgio Magliocca e di Aldo Patriciello hanno nascosto i limiti di un partito che, ormai, ha perso la sua spinta propulsiva.
I due candidati hanno pescato tanto all’esterno del partito e della politica diventando la foglia di fico di un progetto che necessita di essere rigenerato se vuole continuare ad essere protagonista sulla scena provinciale con la stessa autorevolezza di qualche anno fa.
In questo quadro centrale sarà il ruolo di Massimo Grimaldi che, nella sua storia, ha già dimostrato di saper costruire partiti dal nulla.
Per dirla alla Troisi, questa volta deve ricominciare da tre… o almeno si spera…