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10:49:38 Il boia di Bolzano seppellito nel cimitero di Santa Maria Capua Vetere: è sos rievocazioni naziste.

A lanciare l’allarme è l’Anpi Alto Adige Südtirol e quello di Caserta con i presidenti Guido Margheri e Agostino Morgillo che scrivono una lettera congiunta ai primi cittadini delle due città con la quale chiedono che si eviti «lo sfacciato e spregevole omaggio con fiori e addobbi alla tomba del criminale nazista Michael Seifert detto "Mischa", compiuto da sconosciuti nel cimitero di Santa Maria Capua Vetere».

Seifert è stata una figura di primo piano nella gestione del campo di sterminio "Durchganglager" di via Resia a Bolzano dove ha commesso atti di estrema crudeltà in nome del nazismo per i quali nel 2000 è stato condannato all’ergastolo. Il caporale delle Ss era nato in Polonia nel 1924. Alla fine della guerra riuscì a dileguarsi nel nulla e a rifugiarsi in Canada dove ha vissuto praticamente tutta la sua vita.

Fu arrestato a Vancouver solo nel maggio del 2002 ed estradato in Italia appena nel 2008. Portato nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere morì due anni più tardi nel 2010 e fu sepolto in un loculo del Comune nel cimitero cittadino. «Seppellitelo in modo anonimo – spiegano in un passaggio della lettera - la sua tomba è meta di nostalgici che portano fiori davanti al loculo… un'offesa alle vittime della sua disumana violenza e di tutte le vittime del nazifascismo».

Dal Comune, il sindaco di Santa Maria Mirra fa sapere che, agli atti non risultano segnalazioni di episodi del genere al cimitero, se non quella pervenuta dall’Anpi e che, comunque, rispetto alla tomba ci sono tutte le autorizzazioni militari e dei familiari per la presenza del nome.

Il primo cittadino, comunque, si riserva di fare ulteriori approfondimenti sulla segnalazione dell’associazione partigiani visto che per la sua amministrazione i valori dell’antifascismo, della democrazia e della libertà sono imprescindibili. In occasione del 25 aprile, a Santa Maria Capua Vetere sarà intitolata una strada a Renato Florio, morto in battaglia il 24 aprile 1945.

Lo stesso Mirra, sarà protagonista della manifestazione Bella Ciao che si svolgerà domani sera all’anfiteatro per commemorare la giornata attraverso il canto simbolo della lotta partigiana. Ecco il manifesto dell’evento.

Il 25 aprile alla Spartacus Arena Amico Bio, secondo appuntamento della quinta edizione del festival della letteratura “La memoria degli elefanti”, per continuare a valorizzare la memoria risvegliandola con un impegno culturale che ridesti la coscienza civile, nella consapevolezza che il valore civile della memoria condivisa rappresenta una condizione essenziale per fronteggiare le vecchie e nuove ingiustizie e difendere la democrazia,

discuteremo e canteremo insieme

 

“Bella ciao”

canzone simbolo della Resistenza e dell’antifascismo,

inno universale alla libertà in difesa dei diritti fondamentali di tutti,

emblema di ogni Resistenza

 

L’hanno cantata le mondine,

l’hanno cantata i partigiani che di quelle mondine erano fratelli o fidanzati.

L’hanno cantata Yves Montand nel 1963, Sandra Mantovani nel 1964, Giorgio Gaber nel 1965, Maria Farantouri nel 1978, Francesco de Gregori nel 1985, i Modena City Ramblers nel 1994, l’orchestra di Goran Bregović nel 1999.

“bella ciao” è un canto contro “l’invasore”, un generico nemico che ciascun popolo può connotare a suo modo, sulla base della lotta che sta combattendo e così Bella ciao, cantata da Emir Kusturica and the No Smoking Orchestra, parla dal cuore dell’Europa, luogo di transito e di incontro di tante culture, quella serba, croata, musulmana. Bella ciao diventa un misto di sonorità tradizionali balcaniche e sembra parlare la lingua di tanti popoli, diversi ma ugualmente accomunati da un destino di lotta contro le dittature, da un doloroso percorso di ricostruzione.

Negli anni Novanta il canto porta il suo messaggio in giro per il mondo: la incide il cantante e compositore franco-spagnolo Lény Escudero (Album “Chante la Liberté”). Unica ed emozionante è la versione a cappella che l’ottetto vocale Swinger Singer incide nell’album “Around the world, Folk songs” nel 1991. I Boikot la interpretano in spagnolo in una delle versioni più punk e hard rock mai sentite, a cui mescolano il grido di “No pasaràn”, il celebre messaggio di Dolores Ibárruri ai soldati al fronte, durante la guerra civile spagnola, per incitarli a combattere contro le truppe del generale Franco. i bretoni Les Ramoneurs de Menhirs la cantano con un suono di puro punk rock metallico. La band britannica Chumbawamba la traduce in inglese e ne fa una sua versione dal gusto pop rock. Non può mancare una versione tedesca: una tra tante è quella folk di Konstantin Wecker & Hannes Wader. Negli Stati Uniti, invece “bella ciao” si canta in un mix di afro funky beat con gli Underground System. Manu Chau ne dà una personale declinazione reggae e latina, mentre la cantora popular Mercedes Sosa, portandola in Argentina, la terra dei golpe militari, della violenza politica, delle dittature e delle rivolte soppresse nel sangue, ne fa una bandiera della lotta per la pace e i diritti civili.

“Bella ciao” in questi nuovi arrangiamenti non è più solo la canzone malinconica di chi va a morire e si sacrifica, è la canzone di lotta per giungere alla vittoria, alla liberazione che si celebra nell’euforia di un ritmo incalzante e di un canto libero e fuori dagli schemi. Una vittoria che è una festa corale, a cui si partecipa cantando con la voce più forte che si può. Gli anni 2000 la consacrano come la canzone di tutti i popoli in lotta, di tutte le etnie, le culture, le razze, le religioni, le patrie. Di chi, nel mondo, crede nel valore della pace e della libertà.

Ed è bello che la canzone, dopo le registrazioni d’autore, dopo i palcoscenici prestigiosi, ritorni alla gente, che la intona nelle piazze, al battito delle mani, allo strimpellare di una chitarra, che la canta stonata, gridata, non importa. Ognuno, con “Bella ciao”, proclama la propria battaglia.

C’è quella che si canta in chiesa, dopo la santa messa di Natale celebrata da Don Gallo, nel 2012, o appena fuori, sul sagrato, per salutare Franca Rame nel giorno del suo funerale. C’è quella del giugno 2011, dei giovani del sit-in Gençler Meydana che cantavano la loro Bella ciao in turco in Taksim Meydanı a Istanbul. Il 12 luglio 2013, una sera, a Istanbul nella piazza di Taksim, con l’accompagnamento di un pianoforte, ancora si canta Bella ciao. C’è quella del popolo greco che si emoziona dopo la vittoria, nel gennaio 2015, di Alexis Tsipras e: la canta e la balla al ritmo della versione irlandese dei Modena City Ramblers perché la musica, proprio, non ha confini. C’è quella dell’attore Christophe Aleveque che, invocando la lotta a ogni forma di terrorismo, politico o religioso, la canta durante le commemorazioni funebri delle vittime della strage avvenuta nel settimanale satirico francese Charlie Hebdo. L’hanno cantata domenica 16 settembre 2018 a Trieste oltre 130 coristi provenienti da vari Paesi europei nell'ambito delle manifestazioni cominciate nei giorni scorsi per commemorare l'entrata in vigore delle leggi razziali il 18 settembre 1938.l’hanno sentita i migranti bloccati sulla Diciotti perché era cantata dai cittadini di Catania sul molo e da quelli di Rocca di Papa accorsi ad accoglierli. Chissà se l’ha riconosciuta Orban il 28 agosto 2018, giorno che è arrivato a Milano e gliel’hanno cantata in Piazza Duomo. Oggi sulle note di Bella Ciao si difende il clima: What if we Start Just with a song Sing For the climate ha parole diverse, ma le note sono quelle inconfondibili di Bella Ciao, la canzone della Resistenza che ancora un volta si dimostra - con nostro grande orgoglio - la colonna sonora di tutte le lotte per i diritti civili e i diritti umani che si stanno svolgendo in questo mondo negli ultimi anni.

“Bella Ciao” rappresenta ancora, fortemente, uno strumento potentissimo di espressione collettiva e di partecipazione alla vita sociale, ci esorta a essere tutti partigiani, ognuno a sostenere una causa, personale o comunitaria. Una causa che stia dalla parte della libertà, della democrazia, della solidarietà, della lotta a ogni dittatura. Pronta a rinnovarsi nel futuro.

Che la si canti, quindi. Intonati o stonati non importa. Ciò che conta è farlo.

Venite a cantarla con noi giovedì 25 aprile 2019 ore 19,00 piazza Primo Ottobre Anfiteatro Campano Santa Maria Capua Vetere alla Spartacus Arena Amico Bio insieme a:

 

I Vico – Piccola Orchestra festa della tamorra

Edoardo Amirante – violinista

Vincenza Purgato - cantante

INTERVERRANNO:

Ida Gennarelli direttore sito archeologico di Santa Maria Capua Vetere

Antonio Mirra sindaco di Santa Maria Capua Vetere

Sandro Ruotolo giornalista

Raffaele Sardo giornalista

Nico Pirozzi giornalista

Nicola Baldieri giornalista reporter

Paolo Albano già procuratore della repubblica di Isernia –autore di “La strage di Caiazzo”

Nicola Graziano magistrato Tribunale di Napoli

Carmela Florio figlia eroe partigiano Renato Florio

Diana Pezza Borrelli amicizia ebraico cristiana

Gianni Cerchia prof. Università del Molise Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione

Agostino Morgillo presidente A.N.P. I. Caserta

Nello Zerillo Nero e non solo! Onlus

Edgardo Olimpo Articolo 11

 Collegamento video dall’A.N.P.I. di Bolzano a cura di Michele Mosca professore di politica economica Università Federico II Napoli


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