Si è conclusa presso l’Università Tecnica Ceca di Praga, nella Repubblica Ceca, ‘Bica 2018’, la conferenza annuale sulle architetture artificiali di ispirazione cognitiva e biologica.

Quest’anno la conferenza si è tenuta nell’ambito della Multi-Conferenza congiunta Human-Level Artificial Intelligence (HLAI-18) che ha visto la partecipazione di scienziati e ricercatori provenienti da oltre 45 paesi. Ad essere premiato per la sua attività di ricerca nell’ambito dei sistemi cognitivi artificiali è stato Antonio Lieto. Il 34enne originario di Casapulla, formatosi all’Università di Salerno e attualmente ricercatore presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino e presso il laboratorio di Robotica Cognitiva dell’Icar-Cnr di Palermo, ha ricevuto il premio ‘Outstanding Research Award’ da parte della Bica Society (la società scientifica americana organizzatrice della conferenza). 

«Lavoro – ha affermato Lieto - in un settore dell’informatica e delle scienze cognitive che si chiama ‘Intelligenza Artificiale’ e mi occupo di costruire sistemi artificiali prendendo spunto dal modo in cui funziona la cognizione umana. Nello specifico mi occupo di come un agente artificiale, ad esempio un robot, possa costruirsi e utilizzare una rappresentazione del mondo con cui interagisce che gli permetta poi di ragionare e decidere in modo ‘intelligente’ cosa fare e come farlo. Desidero ringraziare il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, in particolare il gruppo Content Centered Computing, e tutto il gruppo di Robotica Cognitiva dell’Icar-Cnr per avermi dato la possibilità di poter lavorare su questi temi». 

A cosa è dovuto il premio?

«Sono stato premiato per la mia attività di ricerca degli ultimi anni che si è focalizzata sulla proposta di migliorare, tramite l’estensione di architetture cognitivamente plausibili, i meccanismi di rappresentazione della conoscenza e le capacità di ragionamento dei sistemi artificiali, in pratica la ‘mente’ delle macchine. L'idea di fondo della mia tesi è che le macchine, così come gli esseri umani, debbano costruire la propria conoscenza del mondo utilizzando rappresentazioni multiple di una stessa entità. Su tali rappresentazioni, poi, agiscono meccanismi di ragionamento diverso che vanno integrati». 

Ci può fare un esempio?

«Ad esempio al concetto di ‘uccello’ associamo sia il fatto che sia un animale, sia il fatto che di solito gli uccelli volano, ‘cantano’ ecc.. Questi tipi di conoscenza sono di tipo diverso (una è ‘rigidamente vera’, un’altra di ‘senso comune’) ma contribuiscono alla nostra conoscenza del mondo su cosa sia un ‘uccello’. Dal punto di vista del ragionamento possiamo inferire cose diverse da questi diversi tipi di conoscenza. Nel primo caso possiamo dire che ‘se qualcosa è un uccello allora deve necessariamente anche essere un animale’. Nel secondo caso, invece, non è detto che qualcosa che non voli non sia un uccello. Noi esseri umani, ad esempio, siamo anche in grado di dire che i pinguini sono uccelli anche se non volano e sappiamo integrare questa conoscenza con quella preesistente senza andare in cortocircuito. L'integrazione di questo tipo di ragionamento di senso comune, invece, è particolarmente complicato da fare per le macchine e io ho proposto in questi anni una possibile soluzione, di inspirazione cognitiva, a questo problema».

Quali sono le possibili applicazioni di questa ricerca?

«Al momento questo tipo di proposta è servita a realizzare un sistema artificiale in grado di interpretare e rispondere correttamente a domande di senso comune tipo indovinelli e rompicapo. Tra gli sviluppi futuri più interessanti c'è l’idea di utilizzare il software sviluppato per studiare patologie come la Demenza Semantica in cui i pazienti presentano problemi di recupero di alcune componenti di conoscenza semantica per un dato concetto (ad esempio in alcuni casi non sono in grado di recuperare la componente di conoscenza di ‘senso comune’). Un altro sviluppo interessante riguarda il campo della generazione automatica di conoscenza da parte di sistemi artificiali. Questa è una attività di ricerca che sto portando avanti con il professore Gian Luca Pozzato e che si basa sull'idea che i sistemi artificiali del futuro siano in grado di generare un automatica nuova conoscenza ricombinando in modi sempre nuovi e creativi la conoscenza di senso comune di cui sono dotati».

Cosa significa partire da Caserta e arrivare ad un riconoscimento scientifico internazionale? C'è la possibilità di fare qualcosa di buono partendo da qui?

«Significa innanzitutto che sono stato fortunato. L'attività di ricerca di cui ho parlato, infatti, si è basata in questi anni sulla collaborazione costante e continua con tanti ricercatori, italiani e stranieri, a cui devo molto e che ho avuto la fortuna di incontrare; in particolare ringrazio Marcello Frixione, Daniele Radicioni, Valentina Rho, Antonio Chella, Salvatore Gaglio, Christian Lebiere e Peter Gärdenfors che mi hanno fornito feedback importanti per il miglioramento della mia proposta. Significa, però, anche che c'è del potenziale, nel mondo educativo locale, che può e deve essere sfruttato. Prima di iscrivermi all'Università di Salerno, per laurea e dottorato, mi sono diplomato presso il Liceo Scientifico ‘Amaldi’ di Santa Maria Capua Vetere. Credo di avere avuto una buona preparazione di base lì, che mi ha aiutato negli anni universitari. Bisogna ripartire dall’istruzione se si vuole rilanciare il nostro territorio».