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CASERTA. C’è tempo sino a sabato 7 maggio alle 12 per presentare le liste al Comune di Caserta. In città, come sempre succede, c’è particolare fermento, per cercare di piazzare gli ultimi colpi e arruolare nelle proprie liste i candidati migliori.

Al voto sono chiamati 64231elettori che avranno il compito di eleggere i trentadue consiglieri e il sindaco. Dopo il decreto Brunetta sulla riduzione dei costi della politica, infatti, il numero degli amministratori nel capoluogo è sceso da quaranta a trentadue. Si vota con il sistema maggioritario per il sindaco: chi ottiene oltre il 50% dei voti risulta subito eletto. Se nessun candidato ottiene più del 50% dei voti, i due più votati vanno al ballottaggio che si svolge due settimane dopo.

All'eventuale ballottaggio risulta eletto il candidato che ha ottenuto più voti. Il 60% dei seggi del consiglio comunale va alle liste collegate al candidato sindaco vincitore, a meno che una lista non collegata al vincitore abbia ottenuto oltre il 50% dei voti. Il resto dei seggi è diviso tra le altre liste in modo proporzionale ai voti ricevuti.

I candidati sindaco non eletti, collegati a liste che abbiano ottenuto almeno un seggio, sono automaticamente consiglieri comunali.

Una volta assegnati i seggi ai candidati sindaci, i seggi rimanenti vengono divisi tra i diversi candidati consiglieri a seconda delle preferenze ricevute. Statisticamente, se dovessero rimanere così le cose, con nove candidati in campo (Francesco Apperti, Enzo Bove, Luigi Cobianchi, Elpidio Di Caprio, Gianfausto Iarrobino, Carlo Marino, Nello Spirito, Enrico Trapassi, Riccardo Ventre) per conquistare la fascia tricolore al primo turno, il sindaco vincente dovrebbe raccogliere intorno ai venticinquemila voti se si considera che al voto dovrebbe recarsi circa il 60% degli aventi diritto, una percentuale di gran lunga inferiore rispetto a quella delle precedenti tornate amministrative. Ai seggi, quindi, dovrebbero andare per esprimere la propria preferenza, circa 47mila elettori a fronte delle quasi 50mila di cinque anni fa. Nel 2011, Pio Del Gaudio ha vinto al primo turno con 26.093 voti, pari al 53% dei votanti. Ma quanti voti dovrà raccogliere ogni singola lista per eleggere un proprio rappresentante? Se prendiamo in considerazione il dato stimato dei votanti della città di Caserta che è di quarantacinquemila persone, per eleggere il primo consigliere comunale, è necessario che ciascuna coalizione raccolga oltre 2100 voti validi. Volendo continuare a dare i numeri, per dare una mano ai tanti candidati che seguono CasertaFocus, il dato dei 2100 voti per il primo consigliere, scende se si prendono in considerazioni le liste singole delle coalizioni più grandi. In quel caso, essendoci di mezzo, i resti di più liste, se così si può dire, per eleggere il primo consigliere dovrebbero bastare 1700 voti. Per gli amanti della statistica, una lista inserita in una coalizione grande, per eleggere il primo consigliere comunale, deve riuscire a raccogliere almeno cinquantatre voti per ciascun candidato. Cari aspiranti consiglieri, rientrate in questi numeri? Questi calcoli, ovviamente, tengono conto del fatto che nessuna coalizione superi il 60% dei consensi. In questo caso, infatti, la legge prevede che alla coalizione vincente non spettino più diciannove scranni in consiglio, ma, bensì venti. Di conseguenza, ai perdenti non andrebbero più tredici posti, ma dodici. E questo, cosa significa nel ragionamento del consigliere comunale rampante che spera di essere eletto. Da un lato, ovviamente, se si è nella coalizione vincente, questa cosa comporta una possibilità in più per gli aspiranti consiglieri visto che c’è un posto in più da assegnare, dall’altro, la soglia d’accesso che le liste devono superare per eleggere il primo rappresentante s’innalza. Dai 1700 voti, in questo caso, si sfiorano i duemila voti. Ciò significa che crescono le canches di rappresentanza per i partiti più grandi e diminuiscono quelle per i partiti più piccoli. Sin qui cifre e numeri legati all’elezione del consiglio comunale. Ma, ovviamente, la partita delle cifre più importanti, si gioca per l’elezione del nuovo sindaco. Per vincere al primo turno il nuovo primo cittadino di Caserta deve toccare almeno quota ventisettemila votanti. Cioé più della metà dei voti validi. Per non dover ricorrere al ballottaggio l’importante è che il sindaco raccolga più della metà dei voti validi. Se ciò avviene, le liste che lo sostengono possono raccogliere sia più che meno voti del candidato a sindaco. Ma come è possibile che si venga a creare una discrasia tra il numero dei voti del sindaco e quelli delle liste. Nei Comuni al di sopra dei quindicimila abitanti che votano con il sistema proporzionale, è possibile il cosiddetto voto disgiunto. La grande incognita della tornata amministrativa del 2016 sarà il voto disgiunto. Si ha voto disgiunto quando l'elettore vota per una lista e per un candidato a sindaco diverso da quello che essa sostiene.

Ad esempio, se la lista A presenta il candidato X e la lista B presenta il candidato Y, un elettore che vota sulla stessa scheda per la lista A e per il candidato Y esprime un voto disgiunto.

Ma tra candidati ed elettori che rapporto c’è? Cinque anni fa, in campo sono scesi novecentosessanta, con una media di un aspirante consigliere ogni 80,3 abitanti su una popolazione di 78.727 persone. La riduzione del numero degli eletti che sono passati da quaranta a trentadue, infatti, non ha scoraggiato politici navigati e avventurieri a tentare la corsa verso palazzo Castropignano. Le cifre, numeri alla mano, dovrebbero essere le stesse anche questa volta per un esercito sconcertante di candidati legati agli otto sindaci ai nastri. Il dato sulla presenza dei possibili amministratori diventa ancor più allucinante se lo si parametra ai votanti che mediamente si registrano in città e, cioè, 45mila circa. Per ogni 46,8 abitanti c’è un aspirante consigliere.

 

 


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