SANTA MARIA CAPUA VETERE. Tra le persone coinvolte nell’inchiesta che nella giornata di ieri ha portato in carcere l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro, c’è Roberto Di Tommaso, dirigente del settore Tecnico del Comune, Rup e presidente della gara per i lavori a palazzo Teti.

Dalle pagine dell’ordinanza emergono alcuni aspetti che riguardano da vicino Di Tommaso, finito ai domiciliari insieme ad altre 6 persone.

Il 5 settembre del 2014, nell’ufficio di Guglielmo La Regina, rappresentante legale della ‘Archicons srl’, società che si è occupata della progettazione dei lavori, veniva intercettato un colloquio intercorso tra lo stesso La Regina e la ‘faccendiera’ Lorendana Di Giovanni, nel corso del quale La Regina si lamentava del comportamento di Di Tommaso e dell’insistenza da parte di quest’ultimo nell’ottenere la regolarizzazione del Durc da parte della ‘Archicons srl’, necessaria per l’impresa esecutrice dei lavori (la ‘Lande srl’) ma non certo per il progettista.

Dalla conversazione tra i due emerge, inoltre, che Di Tommaso è accusato di essere troppo pignolo e di rischiare di far saltare tutto. La Regina si lamenta anche del fatto che Di Tommaso non gli rispondeva al telefono. La Di Giovanni spiegava che tale comportamento era dovuto al fatto che, come egli stessi le aveva riferito, temeva di avere il telefono sotto intercettazione, per cui avrebbero parlato di persona presso un bar fuori dagli uffici.

Il 10 ottobre 2014, in una conversazione tra La Regina e la Di Giovanni, quest’ultima fa presente di essere a conoscenza che, in giornata, sarebbe stata formalizzata l’aggiudicazione della gara in favore della ‘Lande srl’ e che, a tal proposito sarebbe dovuta passare, già nel corso della giornata precedente, da Roberto Di Tommaso, ma di non esserci riuscita. La Di Giovanni precisa che, essendo certa dell’aggiudicazione della gara in favore della ‘Lande’, era sua intenzione chiedere a Marco Cascella (legale rappresentate della Lande srl) «Se poteva dare qualcosa», anche perché lo stesso Di Tommaso, per la sottoscrizione del contratto d’appalto, aveva intenzione di aspettare che il Ministero autorizzasse lo spostamento del finanziamento su un altro capitolo di spesa che consentisse di spendere i fondi fino a tutto il 31 dicembre 2016. Di contro, aggiungeva ancora la Di Giovanni, vi era Biagio Di Muro che «pretende il contratto perché vuole il suo contentino».