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CASERTA. E’ in fase di approvazione il nuovo piano ospedaliero della Regione Campania che dovrà ridisegnare l’assetto della sanità in Terra di Lavoro dopo sei anni di grandi difficoltà per il nostro territorio.

«Il decreto 49 del 2010 è stato altamente penalizzante per la provincia di Caserta dal momento che è andato ad aggravare una situazione già pesante sul piano dell’assistenza. L’accorpamento degli ospedali di Marcianise e Maddaloni, la chiusura dei nosocomi di Capua, San Felice a Cancello e Teano, unita al mancato decollo del policlinico, ha determinato una perdita di mille posti letto in un territorio che era già al di sotto della media regionale in questa particolare graduatoria».

A fornire un quadro disarmante della situazione è il segretario della Funzione pubblica della Cisl Nicola Cristiani che sottolinea come, il famigerato decreto 49 abbia seriamente compromesso i livelli di assistenza decretando anche uno sperpero di risorse.

Cristiani sostanzia con cifre e dati le sue affermazioni.

«Nella ripartizione dei posti letto assegnata alla provincia di Caserta abbiamo ancora i cinquecento posti che sono stati assegnati al policlinico e che, ovviamente non sono attivi perché la struttura non è ancora partita - ha spiegato il sindacalista - se a questo aggiungiamo che, prima di chiudere i nosocomi sono stati effettuati dei lavori per le sale operatorie che, oggi sarebbero all’avanguardia e che avrebbero fatto gola ai privati per il day surgery viste le liste di attesa chilometriche, si capisce il grande controsenso che vive la sanità in Terra di Lavoro».

La sintesi più eloquente di questa situazione di difficoltà è data dal rapporto tra posti letto per numero di abitante che, alla luce di queste scelte, risulta molto penalizzante la provincia di Caserta.

«A fronte di una media regionale di 3,4 posti letto per ogni mille abitanti - ha sottolineato Cristiani - a Caserta, abbiamo una media di 2,2 pesantemente al di sotto di quella che è la richiesta di assistenza della popolazione». Cristiani ritiene come con il nuovo piano non debbano essere ripetuti gli stessi errori.

«Visto che il policlinico rappresenta un’opera lontanissima da realizzare - ha spiegato il numero uno della Cisl - la cosa più semplice che deve fare il governatore De Luca è quella di riaprire i tre ospedali chiusi, in modo da garantire il potenziamento dell’assistenza anche alla luce della mancata costruzione del nuovo ospedale nell’area dell’ex tabacchificio tra Capua e Santa Maria che avrebbe consentito di regalare all’area dei Comuni del Volturno una struttura all’avanguardia».

Cristiani, che in questa sua battaglia chiede il sostegno dei consiglieri regionali, sottolinea come il presidente della Regione debba fare un atto di coraggio sbloccando il turn over e le assunzioni. «In questa maniera si riesce a garantire la copertura di tutti i servizi - ha spiegato - sulle ventiquattro ore, cosa che non succede per diverse branche specialistiche sia all’ospedale civile di Caserta che al Moscati di Aversa che rappresentano le due macro-strutture che ricevono un’utenza enorme».

Cristiani spiega come troppo spesso si sottovaluta il problema dell’ospedale normanno. «Il Moscati copre tutti i Comuni dell’agro e anche quelli della cintura dell’area di Napoli Nord - ha sottolineato - servendo un numero di abitanti enorme. In questa struttura, troppo spesso, dopo le 14 non c’è personale sufficiente al pronto soccorso o non si riescono a garantire servizi come l’oculistica, l’ortopedia, la neurologia, proprio per carenza di figure». Una voce importante nel nuovo piano ospedaliero deve essere riservata per la Cisl alla creazione di un polo oncologico. «Non sono sufficienti gli screening di prevenzione dei tumori all’utero o alla mammella per le donne o al colon per gli uomini - ha specificato Cristiani - all’ottimo lavoro che sta facendo l’Asl in materia di prevenzione, va abbinata anche una terapia di attacco alle patologie con l’introduzione della medicina nucleare all’ospedale di Caserta che, pur essendo una struttura di rilievo nazionale, è ancora sprovvisto di tale servizio. Si fa un gran parlare di Terra dei fuochi e con gli indici di mortalità alle stelle anche nella fascia 0/14 anni, è indispensabile intervenire subito. Attendere altri cinque anni, potrebbe essere troppo tardi visto che, praticamente ogni famiglia, è toccata dal problema». Rispetto al nuovo piano un’altra priorità che indica Cristiani è quella di un’eliambulanza di cui è necessario che la rete ospedaliera si doti. «L’Appia e la Casilina sono due strade teatro, purtroppo, di numerosi incidenti che in alcuni casi risultano fatali anche perché non c’è un’eliambulanza che garantisce un soccorso immediato alle vittime degli incidenti - ha chiosato - se vogliamo realmente garantire dei livelli di assistenza degni di questo nome dobbiamo intervenire in questi settori, altrimenti continueremo ad agevolare la fuga verso strutture fuori regione che, per la nostra sanità vuol dire solo un appesantimento di costi inutile».

 


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