08:30:08 “Le esposte motivazioni non portano ad esclude la possibilità che sia stato Michele Patrizio Sagliocchi a sparare materialmente ad Antonio Miele, ma pongono più di un ragionevole dubbio, che per ritenersi dimostrate necessiterebbero di ulteriori elementi, concreti di natura fattuale" così i giudici della corte d'assise hanno assolto, con il secondo comma, l'imprenditore  nei cui confronti pendeva una richiesta di ergastolo per l'omicidio del compagno della sorella, la notte tra il 9 e il 10 gennaio del 1980.

Michelina Sagliocchi aveva sin da subito confessato di aver sparato per difendersi dalle continue violenze ed era stata assolta per legittima difesa. Com'è noto le indagini sono state riaperte in seguito a delle intercettazioni ambientali riguardanti un'indagine della Dda, in cui il 23 ottobre del 2014 Michele Patrizio Sagliocchi dice alla sorella Angelina "il marito di tua sorella lo uccisi io, in quanto andava di notte e la riempiva di botte" , in una altra intercettazione l'imputato dice "e meno male che me la cavai quella notte là, che mi andavo a fare 15/20 anni di carcere", così la procura ha riaperto le indagini a oltre 30 anni dai fatti. La corte ha però chiosato che "le ricostruzioni non hanno le caratteristiche di certezza che il legislatore ha imposto per formulare un giudizio di penale responsabilità" e "non sussistono elementi per affermare in maniera dettagliata una partecipazione al delitto".

 Un rilievo negativo di superficialità è stato attribuito alle modalità con cui sono state eseguite le indagini nell'immediatezza dei fatti, in quanto non fu svolto alcun accertamento sulla pistola Smith & Wesson calibro 38 consegnata da Michelina Sagiocchi ai carabinieri per accertare se vi era corrispondenza tra l'arma e il proietile che uccise Miele e non furono riscontrate le dichiarazioni della donna.

La Corte, presieduta da Roberto Donatiello, ha però anche sottolineato nelle motivazioni che la versione resa della rea confessa fu "coerente e lineare" con elementi di riscontro. La donna aveva più volte denunciato Miele, che per gli abusi commessi era stato anche arrestato e poi scarcerato la vigilia di Natale del 1979. Sei giorni dopo si era introdotto di nuovo a casa dell'ex compagna e si era  reso protagonista di brutali violenze anche alla presenza del figlio avuto dalla donna dal precedente matrimonio (il marito morì in un incidente di caccia). La Corte ha infine escluso un concorso dei due fratelli per le due telefonate fatte subito dopo l'omicidio ai carabinieri di Villa Literno "la consapevolezza della sua presenza (ndr del fratello) avrebbe creato un inutile ostacolo alla realizzazione di un progetto comune che avrebbe messo in allarme le forze dell'ordine". Sagliocchi era difeso dagli avvocati Giovanni Cantelli e Ferdinando Letizia.

Giovanni Maria Mascia