MADDALONI. Gli arresti del 7 marzo al Comune di Maddaloni per il presunto giro di mazzette per la gestione dell’appalto dei rifiuti hanno scoperchiato un vero e proprio vaso di pandora fatto di illeciti e corruzione. Alberto Di Nardi, patron Dhi dimessosi dal suo incarico lo scorso 8 marzo, ha vuotato il sacco dopo solo una notte di carcere.

Secondo le rivelazioni dell’imprenditore di Vitulazio quello di Maddaloni era un vero e proprio “sistema” utilizzato anche in altre realtà. Gli uomini della Procura, per questo, hanno voluto vederci chiaro e hanno acceso i riflettori su ben dieci comuni dove la Dhi ha degli appalti. Per il momento fascicoli sono stati acquisiti a Vitulazio, Teverola e San Nicola la Strada. Ma le rivelazioni di Di Nardi vanno a ribaltare anche quella che è la posizione di Antonio Scialdone, ex manager del Cub, consulente della Dhi e grande accusatore dell’imprenditore. E’ dalle sua parole che si è aperta l’inchiesta. «Fu Scialdone, che per la Dhi Holding era consulente, a riferirmi che per riuscire a ottenere i pagamenti arretrati dal Comune di Maddaloni dovevo versare dei soldi. Mi disse: “Per sbloccare la situazione ci è stato chiesto di eventuali sponsorizzazioni, devono fare delle attività, se noi gli possiamo dare qualcosa...” – ha riferito Di Nardi - Scialdone era il “Maradona” del settore ecologia. Aveva conoscenze e competenze a più livelli e fu lui a formalizzarmi la prima richiesta della De Lucia. Sapeva come andavano le cose».