11:59:20 Attraverso una società attiva nel settore dello smaltimento rifiuti, più volte oggetto di interdittiva antimafia e intestata ad un prestanome, una famiglia vicina al clan dei Casalesi continuava ad operare nello strategico settore ambientale da sempre nell'orbita camorristica e a fare profitti che poi riusciva a far "sparire" e intascare attraverso reati fiscali.

 E' l'accusa contestata ad otto persone arrestate (due risiedono a Calvi Risorta) dalla Guardia di Finanza di Roma (Nucleo di Polizia Valutaria) con la collaborazione delle Fiamme Gialle di Caserta, su ordine del Gip del tribunale di Napoli; due sono finite in carcere, sei ai domiciliari per associazione a delinquere finalizzata ai reati di riciclaggio di denaro, frode fiscale ed intestazione fittizia di beni, aggravati dalla finalità di agevolare il clan dei Casalesi.

I finanzieri hanno anche sequestrato soldi e conti, beni mobili e immobili, per oltre 11 milioni di euro, oltre alla totalità delle quote di partecipazione al capitale sociale e dei complessi aziendali di sei società.
    L'indagine è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Gli inquirenti hanno accertato il costante ricorso da parte degli indagati ad un ramificato sistema di società cartiere, esistenti cioè solo sulla carta, che emettevano fatture per operazioni inesistenti a favore della società di rifiuti movimentando molto danaro che veniva poi fatto confluire su conti correnti bancari e postali, prelevato in contanti o trasferito all'estero (in Bulgaria, Regno Unito, Polonia, Germania, Belgio, Lituania).