MARCIANISE. Svolta nella faida di camorra tra il clan Belforte e il clan Piccolo che si è consumata tra la fine degli anni 90 e l’inizio del 2000. Grazie alle rivelazioni di diversi collaboratori di giustizia è stato possibile ricostruire l’omicidio di Nazzareno Mancino, avvenuto il 7 aprile del 1999 e il tentato omicidio del fratello Saverio Mancino, avvenuto l’8 settembre del 2002. Sono state sei le ordinanze che sono state emesse dalla procura di Santa Maria per entrambi i delitti. Le ordinanze di arresto sono state firmate per Pasquale Di Vilio di Santa Maria Capua Vetere, Filippo Petruolo, già detenuto per altro, così come gli altri destinatari del provvedimento Gaetano Piccolo, Domenico Raucci, Luigi Trombetta e Francesco Zarrillo. Nazzareno Mancino fu ucciso a colpi di kalashnikov nel bar Russo in via Roma a Marcianise. Il pregiudicato fu avvicinato da un uomo con il volto coperto dal casco che esplose i colpi dopo un breve inseguimento nel locale. Nel corso dei rilievi tecnici effettuati dal personale, venivano rinvenuti e sequestrati ben 24 bossoli cal. 7,62, rinvenuti dietro al bancone e nei locali adibiti alla lavorazione dei dolci, nr.4 ogive deformate e scamiciate per proiettile caI.7 ,62 e nr.2 frammenti di camicia per ogiva deformati. In data 9.4.1999 in loc. "Patricelli", zona Nuovo Macello, tenimento del Comune di Marcianise, si rinveniva abbandonata in un fossato in aperta campagna, la moto Enduro Yamaha XT 600, provento di furto, utilizzata dagli autori dell’omicidio di Mancino Nazzareno.
L'analisi delle dichiarazioni e degli elementi di riscontro, consentiva di individuare in BUTTONE Bruno il mandante ed esecutore materiale dell'omicidio unitamente a MUCCI Domenico, detto Mimmuccio o' pazz, che aveva materialmente esploso i colpi all'indirizzo del malcapitato, mentre TROMBETIA Luigi aveva partecipato alla fase deliberativa e al recupero dei killers dopo l'azione di fuoco. Il successivo 6.9.2002, MANCINO Saverio, in Marcianise, nei pressi del Bar Pasticceria "Marconi", veniva attinto da due colpi d'arma da fuoco esplosi dagli occupanti di una moto. Mancino benché ferito al capo e alla mandibola, riusciva a rifugiarsi alI 'interno del bar scampando alla spedizione omicidiaria. Le indagini dell'epoca, pur evidenziando che si trattava "dell'ennesima puntata" dell'atavico conflitto tra il Clan Belforte e il clan Piccolo, non portavano all'identificazione degli autori del citato episodio delittuoso. Ancora una volta l'analisi delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e il riscontro con gli elementi probatori acquisiti all'epoca dalla Polizia di Stato, hanno consentito di individuare gli esecutori materiali dell'azione di fuoco, nonché di accertare le responsabilità dei mandanti e degli addetti al recupero dei killer.