CASERTA. Dottor Apperti, se volessimo paragonare la sua candidatura ad un’immagine del ciclismo dovremmo dire che lei è andato in fuga solitaria nella tappa di montagna. Ora chi parte così presto o realizza l’impresa e conquista il Mortirolo o viene ripreso e staccato dal gruppo...
«Come squadra, ovviamente puntiamo all’impresa... La mia candidatura non è improvvisata e non è legata alla fine anticipata dell’esperienza Del Gaudio. Probabilmente, anche se l’amministrazione fosse andata avanti, avremmo, comunque, presentato il nostro candidato sindaco. E’ da tempo che, nel movimento è stato aperto un ragionamento per scegliere la figura che meglio ci possa rappresentare. Abbiamo pensato sia a trovare una figura esterna della società civile che, da sola, potesse essere portatrice di un bagaglio importante di consensi, sia ad una interna. Alla fine, abbiamo deciso di premiare la militanza in consiglio comunale e il lavoro svolto e, così, è stato fatto il mio nome. Dopo una piccola riflessione collegata al grande impegno che questa investitura avrebbe comportato, ho deciso di accettare raccogliendo con entusiasmo la sfida».
Rispetto a quattro anni fa, lo schema è leggermente cambiato per Speranza per Caserta. Con l’Altra Europa è arrivata anche una connotazione partitica. Sarà sostenuto sempre da una lista o ce ne saranno due?
«Perché porre un tetto. Al momento stiamo raccogliendo disponibilità di persone che hanno voglia di partecipare al progetto e di dare il loro contributo. Devo dire con grande soddisfazione che sono già tantissimi coloro che si sono detti pronti a portare avanti questa battaglia. Puntiamo a coinvolgere anche una fetta di under 35 per cercare di tenere in campo una generazione che, al momento, sembra rimasta fuori dalla vita della città».
Il fatto che lei sia stato presentato come candidato, chiude ogni possibilità di accordo con il Pd?
«Se fa riferimento ad un’intesa al primo turno, certamente sì. Qualcuno ci ha chiesto come ci saremmo comportati in un eventuale ballottaggio. Innanzitutto, puntiamo noi ad andare al ballottaggio. Il fatto che noi siamo una forza comunque di sinistra, sicuramente ci rende più vicini al Pd, ma, da qui a parlare di un accordo senza conoscere candidati e programmi è difficile. Abbiamo, certamente, un buon rapporto con alcuni rappresentanti del Partito democratico con i quali abbiamo condiviso questa esperienza all’opposizione della città di Caserta e, con i quali, in qualche circostanza, abbiamo anche portato avanti delle questioni. Fare opposizione, però, è una cosa semplice. Altro è programmare lo sviluppo della città. A bocce ferme e senza conoscere cosa metteranno in campo gli altri, in maniera ufficiale diciamo che non sottoscriviamo alcun apparentamento con nessuno. Probabilmente, l’80% dei nostri elettori, se si dovesse profilare quella circostanza, andrebbe a votare per il centrosinistra... ».
Nonostante la fine anticipata dell’esperienza Del Gaudio, percentuali alla mano le elezioni regionali, che sono a metà tra un’elezione amministrativa ed una politica, dicono che è ancora il centrodestra la forza guida nella città di Caserta. Crede che, ribaltando questo dato, sulle comunali, le cose possano cambiare?
«Vanno analizzati due dati del risultato regionale. In primo luogo il centrodestra ha goduto del successo personale di Zinzi che è, da tempo, all’opposizione di Del Gaudio. Inoltre c’è da fare i conti con l’affluenza alle urne che è stata bassissima. Le percentuali dei partiti di centrodestra sono alte a fronte di un numero di votanti ridotto. Noi puntiamo a portare il maggior numero di cittadini alle urne. Se riusciamo in questa impresa, il dato del centrodestra crolla sensibilmente. Inoltre, alle elezioni regionali, nessuno del nostro gruppo si è impegnato al massimo. Alle comunali la scena cambierà».
E’ corretto dire che tra le priorità dell’amministrazione Apperti c’è la modifica del piano della mobilità cittadina?
«E quale piano c’è da modificare. Caserta non ha un piano di mobilità. In tutte le città c’è bisogno di studiare quali sono i flussi di mobilità per poi decidere come investire le risorse per migliorarla. Oggi a Caserta oltre il 90% della popolazione si sposta in automobile e la restante parte usa altri mezzi. E’ indispensabile modificare questo quadro per dare anche un risparmio ai cittadini. L’uso dell’automobile costa, mediamente duemilacinquecento euro all’anno ad un cittadino. Se riuscissimo a ridurre tale uso avremmo regalato uno stipendio a casertano... Per fare ciò è indispensabile realizzare un terminal bus, delle piste ciclabili, delle pensiline che permettano ai casertani di poter sceglieri mezzi differenti dall’automobile. Nel nuovo piano di mobilità che abbiamo intenzione di realizzare è, poi, necessario, garantire la mobilità a tutti. Caserta non è una città nella quale si possono muovere autonomamente i diversamente abili cosa che, invece, succede nelle altre città europee».
Lei si candida ad essere il sindaco di una città “post-dissestata”. Cosa pensa di fare per la gestione economica?
«Post-dissestata o dissestata bis... Certamente non dirò “E’ colpa delle passate amministrazioni”... Illustrare un piano economico così su due piedi non è una cosa semplice. Certamente, se questa amministrazione avesse accettato la nostra idea di riportare i gettoni per le commissioni ai minimi tabellari, avremmo risparmiato 500 mila € all’anno che, in cinque anni fanno la bella sommetta di due milioni e mezzo di euro che sarebbe potuta tornare utile per tante cose... ».
L’Urbanistica?
«Del Gaudio ha avuto una visione schizzofrenica della gestione della città in questo settore. Ha cominciato il suo mandato firmando il protocollo di Matera sulla tutela dei suoli e, poi, ha chiuso con la Tuoro Garzano, una strada inutile al di sotto della quale è stata trovata una necropoli. Non è certo la nuova Pompei, ma, sicuramente merita un’attenzione che avrebbe imposto un atteggiamento diverso da parte dell’amministrazione».
