14:59:43 TEANO. Gli eventi metereologici dei giorni passati, finiscono per compromettere ulteriormente la già difficile situazione degli imprenditori agricoli, impegnati a garantire le forniture alle dispense delle famiglie, costrette a casa dall’emergenza. Ciò mi ha spinto a proporre alla Giunta il riconoscimento dello stato di calamità naturale.

ll comparto agricolo, definito primario non a caso, rientra in quelle attività ritenute indispensabili per il normale prosieguo della vita, anche in tempo di lock down del Paese ma questo non significa che il settore sia esente da crisi.

Tante sono le difficoltà, dalle mancate richieste delle strutture di ristorazione e alberghiere (si consideri che il canale H.o.r.e.c.a. è uno dei principali indotti del settore agro-alimentare) alla difficoltà relativa alla ricerca e gestione della manodopera agricola, vitale per tutte le produzioni primaverili.

A tali difficoltà si aggiungono forti contrazioni nell’export, tali da richiedere un piano di sostegno che vada a cercare di sopperire o almeno contrastare la viziosa depressione dei consumi e dei flussi, dovuta ai provvedimenti finalizzati ad arginare l'emergenza sanitaria.

È vitale, oggi ancor più che in passato, avviare una campagna mediatica volta a promuovere il made in Italy agroalimentare all'estero, con particolare attenzione volti a combattere fenomeni di imitazione e falsificazione di prodotti italiani che ormai da anni danneggiano il settore, ma la stessa attenzione deve essere rivolta al mercato interno. 

Il coronavirus ci obbliga a migliorare il mondo del cibo, ribaltando le logiche di produzione industriale, ponendo al centro le tematiche della sostenibilità e della sovranità alimentare, mettendo in moto quindi, un’economia primaria basata sulla qualità e la tipicità dei luoghi, dove la stagionalità e la prossimità di un prodotto risponde ad un criterio di consumo sano, economico e vantaggioso.

Un settore che non si ferma, paga comunque lo scotto di vedere rafforzati grandi colossi della GDO, catene di locali che hanno spalle grosse per superare la crisi. Bisogna orientarsi verso un futuro dove si dia priorità alle comunità, alle osterie, alle botteghe, alle fattorie, in definitiva, agli imprenditori della qualità e non del profitto.

Queste realtà necessiteranno di misure importanti per uscire da questo momento storico, la soluzione è un modello ben lontano da quello che ha caratterizzato il comparto primario fino ad ora, l'unica strada per ripartire è ripartire cambiati e migliori.

A tal proposito proverò, con tutti gli strumenti a mia disposizione, a dare maggiore impulso alle De.CO. ai mercati della terra, ad una maggiore sinergia tra gli attori del comparto agroalimentare, che è probabilmente la strada migliore da percorrere, quella che nel breve periodo può riuscire a dare risposte in termini di abbattimento di costi e quindi la possibilità di confrontarsi in mercati profondamente diversi ma desiderosi di valori spesso ignorati.

Lo ha dichiarato Nicola Palmiero.