MARCIANISE. Le dimissioni dei quattordici consiglieri e la fine anticipata dell’amministrazione di Antonio De Angelis consegnano a Marcianise un centrodestra polverizzato, capace di gettare alle ortiche quel patrimonio di consensi che appena due anni fa ha permesso a due coalizioni di matrice destrorsa di contendersi la guida della città.
Non bisogna, infatti, dimenticare che De Angelis diventa sindaco a capo di una coalizione di centrodestra a guida Pdl dopo un turno di ballottaggio vinto contro Ciro Foglia, candidato alle ultime provinciali con Di Costanzo (Forza Italia) che all’epoca era il terminale di una coalizione a trazione centrista capitanata dall’Udc di Domenico Zinzi. In questi due anni di governo scossoni interni ed esterni a Marcianise hanno fatto in modo che le forze in campo si riposizionassero determinando l’implosione di un progetto che, nei numeri iniziali, sembrava inattaccabile. Ma, veniamo ai fatti. L’amministrazione De Angelis aveva come “mission” quella di provvedere alla ristrutturazione del personale che doveva partire dal riposizionamento dei due dirigenti storici del Comune Fulvio Tartaglione e Angelo Piccolo, invisi ad una fetta importante della compagine che ha sostenuto il medico. Se Piccolo ha fatto spazio andando in pensione, la posizione di Tartaglione resta ancora aperta tanto è vero che il prossimo commissario che dovrebbe essere nominato nella mattinata di oggi avrà ancora il problema del dirigente all’Urbanistica. Spetterà a lui definire se optare per un contratto esterno o sfruttare soluzioni interne come quella dell’architetto Alberto Dallio o quella di Pasquale Iadicicco che non ha mai fatto mistero di ambire a quella casella. Oltre all’immobilismo di De Angelis ad incancrenire i rapporti tra una fetta della maggioranza uscita dalle urne e il primo cittadino, ci ha pensato il segretario generale, investito del mandato di mettere mano al personale che, però, non ha mai veramente dato una sterzata su questa vicenda. Passiamo ai fattori esterni. Il Pdl scompare, torna Forza Italia e i riferimenti che avevano lavorato per fare in modo che De Angelis fosse candidato, in qualche misura, escono di scena. A questa situazione, si abbina il passaggio in Forza Italia di Zinzi e di tutto il suo gruppo che, storicamente, a Marcianise ha rappresentato una fetta importantissima dell’elettorato. Per “vincolo di mandato” i zinziani non passano in maggioranza, ma non accelerano nemmeno per la caduta del primo cittadino: basta ricordare il non voto di Carmen Foglia in occasione del bilancio. Due Forza Italia, una in maggioranza e una all’opposizione in una città grande, fanno di Marcianise una vera e propria polveriera politica in cui si logorano un po’ tutti gli scudieri del centrodestra che, per una ragione o per un’altra, sono additabili di contraddizioni marchiane in questi due anni. Quindi, cosa fare? Due governi di centrodestra a casa in meno di cinque anni, nonostante l’autorevolezza che i sindaci godevano e godono agli occhi dei cittadini. Ruggini fortissime tra gli uomini protagonisti in meno di un lustro di sgambetti, liti e defenestrazioni che rendono praticamente impossibile individuare nell’attuale gruppo dirigente il nome capace di guidare una coalizione che si possa ritenere vincente. Oggi, per storia personale, per carisma, per capacità di aggregare gli uomini al di la dei simboli in grado di superare questa situazione è solo l’ex presidente della Provincia Domenico Zinzi, marcianisano doc, innamorato della sua città. Difficilmente, però, Zinzi sceglierà di percorrere questa via, quasi impossibile che gli uomini del centrodestra gli chiedano questo passo: e, allora via al tutti contro tutti…