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CASERTA. Dottore Tresca la sua candidatura a sindaco è arrivata in maniera autoritaria e un po’ irrituale, non pensa che questa cosa possa creare qualche problema all’interno del Pd?

«C’è la necessità di aprire una discussione sulla città e sulle sue prospettive future che vada a coinvolgere tutti quei casertani che hanno voglia di partecipare ad un progetto di cambiamento vero, nei metodi e negli uomini. Noi siamo pronti a mettere in campo una proposta di città nuova, alternativa a tutto quello che ha malgovernato Caserta fino a questo momento. Purtroppo, il Partito democratico sino ad oggi, non ha giocato un ruolo attivo nel dibattito sulla città di Caserta che, anzi, ha del tutto tralasciato. Per questa ragione, abbiamo deciso di presentare il nostro progetto proprio per evitare che si perdesse tempo prezioso e non si lavorasse alla nuova Caserta dopo i disastri dell’amministrazione di centrodestra».

A chi guarda per costruire un cartello forte in grado di vincere le prossime amministrative?

«In questo particolare momento storico, il Partito democratico non ha la forza da solo per poter guidare la città di Caserta. C’è bisogno di costruire un progetto che tenga dentro, come dicevo prima, tutti quei casertani che hanno la voglia di lavorare, a prescindere dalle appartenenze, ad una nuova idea di città. E’ necessario mettere in campo un progetto innovativo partendo dagli uomini. Il concetto portato avanti sino ad oggi in base al quale si cambiavano le alleanze per conquistare la guida di Caserta, non è più spendibile. C’è bisogno di lavorare con persone che siano in netta discontinuità rispetto a coloro che hanno trascinato Caserta nel baratro. Non è una forma di snobbismo la nostra, ma è la necessità di imprimere un passo diverso alla città che, evidentemente, sino ad oggi, non si è riusciti a dare... La rinascita della città non può essere affidata a chi l’ha affossata».

Alla convention di domenica scorsa c’erano tante persone, non tutte esattamente inquadrabili sotto la bandiera del Partito democratico...

«Oggi è indispensabile portare avanti un’idea di città nuova anche con espressioni che non si inquadrano esattamente nell’orbita del Partito democratico. Il nostro progetto di costruire un cantiere di idee aperto a tutti si muove proprio in questa direzione: coinvolgere tutte le risorse in un progetto autorevole e qualificato che possa restituire a Caserta il suo ruolo di capoluogo e di guida di un territorio».

Lei da sindaco si potrebbe trovare a godere della cosiddetta filiera istituzionale Comune-Regione-Governo centrale che, però, non ha portato ai risultati immaginato nella prima parte del governo Del Gaudio quando si era creata una situazione speculare.

«La filiera istituzionale è preziosa se si ha un’idea da portare avanti. Molto banalmente se si sa cosa chiedere. All’amministrazione Del Gaudio è mancato proprio questo. Il centrodestra non ha mani avuto un’idea di città da portare avanti tale da poter chiedere questo o quel finanziamento o da poter perorare questo o quell’intervento. Alla fine, si è limitata con una visione misera delle cose, alla gestione di un quotidiano che non ha nemmeno saputo mettere a frutto per la città. Il risultato è che Caserta è priva di una qualsiasi forma di servizio. Basta la prima pioggia per mettere in ginocchio la città».

Lei a che modello di città guarda?

«Ad un modello di città che sappia intercettare e rappresentare le esigenze dei casertani. C’è bisogno di una città che sappia ripensarsi mettendo a frutto quelle che sono le sue potenzialità per creare occasioni di sviluppo economico e lavoro, soprattutto per i nostri giovani. E’ chiaro che l’amministrazione comunale da sola non è sufficiente ad assolvere questa funzione, ma è altrettanto chiaro che non è più possibile derogare a quel ruolo di guida rispetto ai processi così come è successo sino ad oggi. Prendo a modi esempio la questione dell’alta velocità. Caserta, capoluogo di provincia, si è adeguata a quelle che sono le esigenze di Maddaloni nelle scelte sull’alta velocità senza far valere il proprio ruolo sulla questione della stazione e su tutte le questioni legate al ridisegno dell’alta velocità. Non voglio dire che Caserta è più importante di Maddaloni, ma certamente, credo che la città, così come è successo a Maddaloni, debba sgomitare per far valere le proprie esigenze. Tra le altre cose, nessuno ha pensato di studiare un piano per cercare di integrare la nuova stazione di Caserta decisa a Maddaloni con la città. Questo è grave. In questi anni il tema dello sviluppo è stato declinato per slogan. Si è parlato tanto di policlinico, ma nessuno ha pensato di mettere in condizione l’ospedale universitario, quando sarà realizzato, di poter avere i migliori ricercatori. Non è immaginabile, con due sole corse per Roma, che Caserta possa essere attrattiva per ricercatori che vengono da fuori... In questo quadro va ripensato il ruolo dell’università che nasce come naturale struttura a sostegno del policlinico. Su queste cose noi abbiamo le idee chiarissime, oltre ad una squadra che speriamo di arricchire, di persone pronte a metterle in pratica».

In questi giorni, il titolare del Book shop della Reggia Edgar Colonnese è stato nuovamente minacciato dagli ambulanti. Un brutto segnale per uno che cercare di operare nel settore del turismo scardinando un settore totalmente nelle mani dell’antistato.

«Questo episodio pone due riflessioni importanti. La prima è legata al rispetto della legalità e delle regole che impongono al neo direttore Felicori di tenere il pugno duro contro il fenomeno degli abusivi per consentire a chi opera nel rispetto delle regole di poterlo fare in maniera serena. La seconda valutazione, ci porta a pensare che, evidentemente, l’offerta di turismo e di indotto legata ad esso è povera sul nostro territorio se esistono fenomeni così brutti. E’, per questa ragione, indispensabile lavorare a migliorare l’offerta turistica capitalizzando in maniera ampia e diffusa quelle che sono le potenzialità di palazzo reale».


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