18:40:26 MADDALONI. Due città che si scontrano tramite la follia di alcuni giovani che domenica hanno aggredito un 16enne soltanto per aver detto di essere di Santa Maria a Vico.

Un’aggressione choc  nei pressi di un centralissimo bar maddalonese: alcuni giovani si sarebbero avvicinati al 16enne (che stava bevendo un caffè con la sua fidanzata) e lo avrebbero aggredito a suon di calci e pugni.

I giovani si sono poi dileguati, lasciando il giovane ferito nella braccia della fidanzata, evidentemente sotto choc. Il 16enne santamariano è stato aiutato da alcuni coetanei che si trovavano in zona ed è stato accompagnato in ospedale. Qualche ora fa però la vicenda si è arricchita di una nuova brutta pagina: sui social del giovane, infatti, sono arrivate altre minacce, per lui e per altri coetanei sempre di Santa Maria a Vico.

E’ sembrata l’anteprima di una vera e propria (nuova) faida tra i giovani maddalonesi e quelli suessolani, lunga oltre 20 anni. Al di là di come si possa commentare la vicenda, una delle piaghe della provincia di Caserta ma forse di tutta la Campania in generale rimane la sfida territoriale. “Io sono di Maddaloni e sono migliore di te”, una frase medievale ma che è incredibilmente ancora attuale. Ed alle parole si passa ai fatti, come in questo caso.

Una sfida che si è sempre consumata nelle piazze, nelle scuole, nelle feste scolastiche e che preoccupa i genitori ed istituzioni. Nei vari istituti del casertano ogni giorno si incontrano migliaia di giovani maddalonesi, santamariani, sanfeliciani, arienzani e cervinesi. Maddaloni e la Valle di Suessola, due delle zone più importanti della provincia di Caserta che incredibilmente sembrano scontrarsi. L’aggressione nei confronti del 16enne deve essere un campanello d’allarme, sono troppi i luoghi lasciati in balia della follia di giovani che vorrebbero solo fare danni per questioni così futili. Luoghi quotidiani che sono ora a rischio: l’episodio di domenica non dovrà diventare un boomerang che metta a repentaglio la pelle di migliaia di giovani. Se lo augurano le istituzioni che si sono messe già al lavoro per una maggiore sorveglianza ma per arrivare al cuore del problema c’è bisogno dell’aiuto di due soggetti fondamentali: mamma e papà.