21:13:38 Andrea Capomazza da qualche anno è una donna. Lo era anche prima, dentro di sé, ora lo vedono tutti. Lo vedono tutti e molti non lo accettano; criticano, parlano, aggrediscono. Ora è una donna e non viene rispettata come tale, spesso è trattata con disprezzo, con distacco.

Ha abitato a Caserta fino a poco fa, poi è scappata appena ha potuto. “Finalmente sono andata via, la mia vita lì era diventata impossibile. Ho subito cattiveria e ignoranza come mai mi sarei aspettata”, lo dice con un accenno di tristezza e delusione. Racconta dei vari episodi che qui, a Caserta, hanno segnato la sua vita e la sua esperienza, da transessuale. “Sono stata spesso aggredita verbalmente e fisicamente. Alcuni mi hanno sputato in faccia. Una volta, invece, mi hanno rovesciato una bottiglia di benzina addosso.”

Andrea aveva come unico obiettivo quello di una vita semplice, tranquilla, senza paure; ha dovuto cercare questo altrove. “A Caserta mi è stato difficile trovare un lavoro, sono stata maltrattata, messa in imbarazzo, a disagio, tanto da essere costretta a cambiare spesso impiego. I proprietari degli appartamenti che affittavo mi costringevano a condizioni che non potevo sostenere, soprattutto economicamente”. Lei è convinta che tutto questa ostilità nei suoi confronti sia dovuta da un bigottismo che ha sempre contraddistinto Caserta. Un bigottismo che è diventato, poi, transfobia. “Questa città non è pronta, deve ancora imparare ad aprire gli orizzonti, la visuale su cose che ormai vengono interamente accettate”.

Ricorda di quando per strada le persone la deridevano, la insultavano. Era diventato impossibile anche passeggiare. “Non mi è mai importato niente di quello che pensa la gente di me e del mio modo d'essere. Ho iniziato a soffrire quando ho realizzato di essere circondata da troppe persone che mi puntavano il dito contro. Lì ho cominciato a sentirmi sola”. E' stato anche scritto un precedente articolo su di lei, che l'è sembrato avesse screditato molto la sua storia, questo l'ha fatta sentire ancora più incompresa.

La sua sofferenza nasce dalla constatazione che la sua città natia le è ostile, solo perchè non accetta il suo modo di esprimersi, le sue scelte personali di vita.

Quando si è resa conto di non avere più niente da perdere a Caserta, dove è cresciuta, che ormai lì poteva avere solo ricordi, ha deciso di trasferirsi a Napoli.

“A Napoli mi sono sempre trovata meglio, ho scoperto un ambiente molto più aperto, più lungimirante. A Napoli l'aria, per me, è più leggera.”

Claudia Mazzarelli