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11:46:55 CASERTA. E’ ancora tutto da sciogliere il nodo del nuovo policlicnico di Caserta. Nonostante nel nuovo piano ospedaliero approvato dalla Regione il nosocomio universitario sia centrale rispetto all’organizzazione dell’offerta sanitaria sul territorio, la sua realizzazione, al netto degli impegni assunti dal governatore della Campania Vincenzo De Luca appare, allo stato un punto interrogativo.

Il presidente della Regione Campania ha promesso che i reparti saranno aperti a partire dal 2020: correva l’anno 2017 e De Luca parlò dal cantiere del policlinico in occasione della cerimonia di inaugurazione dei lavori per le infrastrutture di collegamento dell’ospedale.

Non solo.

Nella ragioni del declassamento dell’ospedale di Maddaloni con tanto di cancellazione dei reparti, c’è la vicinanza con il policlinico che si sostituirebbe in toto alla struttura.

La realtà, però, racconta una storia ben diversa.

I lavori sono fermi a causa dei problemi finanziario che hanno investito la società Condotte, che alla fine dell’estate è stata commissariata, a cui è affidato l’appalto per la realizzazione della struttura e, soprattutto, non si conosce ancora la data della loro ripresa.

Preoccupato per il nuovo stato di impasse in cui è piombata l’opera è il segretario della Feneal-Uil Antonio Cirillo che ha chiesto un incontro all’Università e ai commissari di Condotte per cercare di sbloccare la situazione e fare in modo che i lavori possano riprendere nell’interesse delle maestranze e della comunità. «Come sindacato riteniamo centrale la realizzazione del policlinico per lo sviluppo di Caserta - ha spiegato il segretario della Feneal Cirillo - è indubbio che la sua realizzazione avrebbe delle ricadute positive su tutto il territorio che non intendiamo lasciarci sfuggire.

E’ per questa ragione che abbiamo chiesto un incontro all’Università e ai commissari di Condotte in ministero per capire come muoverci e per dare un’accelerata alla ripresa».

Il rischio che si corre è che, con la legge Marzano, il cantiere resti fermo per due anni con i lavoratori in cassa integrazione.

«Sarebbe una iattura enorme che dobbiamo assolutamente scongiurare anche perché il soggetto committente, cioé l’Università ha i soldi necessari per portare avanti l’appalto - ha proseguito ancora il sindacalista della Uil - è necessario, per questo stabilire con ministero e Università un cronoprogramma degli interventi da realizzare fissando gli stati di avanzamento dei lavori».

Il segretario della Feneal sottolinea come la ripresa dei lavori sia fondamentale anche per non perdere quanto fatto fino ad oggi.

«Allo stato lavorano appena cinque unità - ha spiegato - un custode e quattro manutentori che, se da soli si occupano della struttura e che, chiaramente, non possono portare avanti un cantiere di quella portata da soli». Cirillo sottolinea come le organizzazioni hanno accompagnato sul finire del 2018 la procedura della cassa integrazione, ma, come oggi, si debba andare oltre. «Per permettere ai commissari di Condotte di avere il tempo materiale per poter prendere in mano la gestione della società e di tutti gli appalti in carico alla stessa e, nel contempo, per consentire alle maestranze di respirare da un punto di vista economico visto che erano mesi che non percepivano lo stipendio - ha sottolineato il numero uno della Feneal - abbiamo lavorato affinché fosse concessa la cassa integrazione. Chiaramente, si trattava di una misura tampone, non di quella risolutiva che passa solo ed esclusivamente per la ripresa dei lavori e la realizzazione dell’ospedale universitario». Caserta aspetta da tanto, troppo tempo, che il policlinico possa diventare realtà. La prima pietra della nuova struttura, in località Tredici, fu posta nel 2005 dall’allora sindaco Luigi Falco, insieme all’ex rettore della Seconda Università di Napoli, Antonio Grella, e a un rappresentante del governatore Antonio Bassolino. Ma la storia della costruzione dell’imponente policlinico casertano inizia molto prima, 24 anni fa. La firma del protocollo d’intesa per la realizzazione dell’ospedale risale al maggio del 1995, quattro anni dopo la pubblicazione del decreto che istitutiva la Sun e disponeva finanziamenti per edificare il nosocomio. La nascita stessa della Seconda Università di Napoli era legata alla costruzione del policlinico, l’ospedale più grande del Mezzogiorno d’Italia, un progetto che sin dagli anni ’90 si è scontrato con lungaggini amministrative e grovigli giuridici: due anni di attesa per la gara d’appalto, 5 per la conferenza dei servizi, sei per il via libera al progetto, 9 per l’aggiudicazione dei lavori. Nel 2005, il progetto definitivo fu finalmente presentato alla stampa: 500 posti letto e strutture universitarie immerse nel verde per un totale di 250 metri quadrati. Il finanziamento, interamente statale (Miur e ministero della Salute) e regionale, valeva 410 miliardi delle vecchie lire. Le istituzioni annunciavano il rispetto del cronoprogramma e fissavano il termine dei lavori al dicembre del 2008 ma, dopo un’odissea lunga 24 anni, il nosocomio non ha ancora visto la luce. La deadline è slittata tante, troppe volte: rescissioni dei contratti con le imprese, procedure di interpello delle ditte, interventi del tribunale e perfino intoppi di tipo ambientale. Il policlinico sorgerà infatti a pochi passi dalle cave, per le quali dovrebbe scattare lo stop alle attività, e da Lo Uttaro, area utilizzata a più riprese per lo sversamento dei rifiuti. A completare il quadro di difficoltà, ci si è messa la crisi finanziaria di Condotte, terzo gruppo nel settore dell’edilizia in Italia, sommerso dai debiti con le banche e con una serie di crediti enormi vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Eppure Caserta e i suoi rappresentanti sono convinti che non bisogna abbassare la guardia e che bisogna puntare decisi alla realizzazione di un’opera indispensabile per il territorio.


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