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CASAL DI PRINCIPE. Le prove generali della restaurazione si stanno consumando nella città che appena quindici mesi fa era diventata il simbolo del riscatto possibile, della rinascita praticabile anche in terra di camorra.

Ciò che sta accadendo in queste ore a Casal di Principe, con il passaggio all’opposizione di un consigliere eletto in una civica riferibile al Pd e con la richiesta di verifica arrivata da un nuovo gruppo consiliare pure riferibile ai democratici, ricorda con fin troppa evidenza fatti lontani nel tempo eppure sempre attuali: il tradimento della maggioranza al sindaco Renato Natale, lo scioglimento del consiglio comunali e il successivo ventennio contraddistinto da commissariamenti antimafia e gestioni contigue al clan dei Casalesi. Era ventuno anni fa; sta accadendo in queste ore, dicevamo, mentre l’amministrazione Natale sta mettendo in cantiere programmi e progetti finanziabili in virtù di recentissime disposizioni legislative e di accordi-quadro che consentiranno di gestire la drammatica situazione dell’abusivismo edilizio e dell’approvvigionamento idrico. Accade proprio ora, quando si scoprono in quel consiglio comunale vizi antichi sanzionati con le regole nuove della trasparenza. E si nasconde la voglia mai sopita di mala gestione dietro la pretesa di nuovi assetti di maggioranza. Evidente, invece, l’intenzione di azzerare un’amministrazione scomoda, che non lascia spazio a interessi personali e clientele. Il tutto, nel silenzio più totale della segreteria provinciale del Pd che, informata delle defezioni, pure era stata chiamata a prendere posizione. Sappiano, il sindaco Natale e i suoi assessori, che la comunità del Pd è dalla sua parte, e con lui tutti coloro credono nella possibilità di riscatto e di crescita quella parte della provincia che per troppi decenni è stata ostaggio della camorra. Sappiano che noi non consentiremo che la camorra, approfittando del vuoto della politica o di una gestione autoreferenziale ed elettoralistica della stessa, si riappropri di quanto faticosamente è stato liberato. Sappiano che è anche per questo, per l’assenza di un’azione politica incisiva, chiara e non propagandistica sui temi della legalità e dello sviluppo, che la maggioranza dei componenti della direzione provinciale hanno chiesto al segretario del Pd, Raffaele Vitale, di fare un passo indietro, rinunciando a rappezzare gli organismi dirigenti con scampoli di figure istituzionali che non rappresentano l’intera provincia e neppure le comunità più grandi della stessa. Sappiano che la vertenza Casal di Principe arriverà in queste ore sui tavoli nazionali, non appartenendo più quella comunità ritrovata alla sola Terra di Lavoro ma all’intero Paese.

Rosaria Capacchione, senatrice Pd


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