15:02:08 CASERTA. «Non ci può essere alcuno sviluppo e crescita per la Campania e per il Mezzogiorno se non si rimette in moto l’edilizia che resta ancora il settore cardine della nostra economia».

A suonare il campanello d’allarme è Andrea Lanzetta, segretario regionale della Feneal-Uil che fa il punto della situazione anche in considerazione di quelle che sono le scelte del governo.

«La risposta alla crisi del Paese non può essere un assistenzialismo fine a se stesso - ha dichiarato netto il sindacalista - purtroppo quella del reddito di cittadinanza è una formula che, negli anni, con altri nomi, abbiamo già sperimentato e abbiamo visto quanti sconci porti. Con meno di quattrocento euro al mese, certamente non si garantisce il futuro dei lavoratori né, tanto meno si risolve la necessità del momento. E’ indispensabile mettere in campo, al contrario, strategie di investimento che possano creare opportunità di lavoro che dia dignità alle maestranze e consenta loro di vivere e non puntare su un’assistenzialismo che alimenta solo il lavoro nero, grande nemico di tutti i mestieri, ma, soprattutto dell’edilizia dove la figura del precario è all’ordine del giorno.

Iniziative di sostegno economico possono essere accettate solo se incardinate in un ragionamento ampio teso alla creazione di occupazione che può nascere solo attraverso una pianificazione politica reale che, certamente, non è quella legata ai centri per l’impiego.

E’ pura utopia pensare di riuscire a ristrutturare queste strutture nel giro di un mese, rendendole funzionali a quelle che sono le esigenze del tessuto produttivo.

Più realistico, invece, sarebbe pensare di investire quelle somme in una programmazione che permetta di far ripartire gli appalti pubblici da una parte e che, dall’altra, possa incentivare l’investimento dei privati».

Lanzetta vede nell’edilizia la risposta a questa situazione.

«E’ necessario immaginare un doppio piano d’azione che possa permetterci di creare, da una parte risposte immediate e, dall’altra, di pianificare operazioni ambiziose a lungo termine - ha sottolineato - se analizziamo il nostro tessuto urbano, vediamo che è composto per l’80% da immobili vecchi, che non rispettano le norme antisismiche e che necessitano interventi strutturali di adeguamento, ammodernamento e messa in sicurezza».

Le istituzioni devono creare le condizioni affinché l’edilizia si possa mettere in moto proprio sfruttando questa necessità di rigenerare il tessuto urbano delle nostre città.

«Una mossa del genere, con interventi nelle strutture private, negli edifici pubblici, nelle scuole, consentirebbe di creare grande lavoro oltre che di sanare gli errori commessi negli anni della speculazione in cui c’è stato uno sfruttamento scellerato del suolo - ha spiegato il numero uno degli edili della Uil in Campania - il fatto che sia questa la risposta è nei numeri. Nel 2017, in coincidenza degli interventi collegati all’accelerazione della spesa, il Pil della nostra regione è cresciuto del 3% salvo poi fermarsi appena un trimestre dopo quando questa misura è terminata.

Il dato è sintomatico del fatto che, se l’edilizia è in movimento, l’economia è in crescita anche se, chiaramente, per noi non sono misure come quella dell’accelerazione della spesa a rappresentare una risposta per le esigenze del territorio dal momento che prendono le mosse da un impiego per noi profondamente sbagliato dei fondi europei».

La Feneal-Uil, infatti, contesta in maniera decisa l’utilizzo dei fondi europei per la gestione di quelle che possono essere problematiche ordinarie come sistemazione delle strade, marciapiedi.

«Riteniamo che i fondi europei debbano essere lo strumento per atuare una pianificazione ambiziosa da parte degli enti locali in modo da migliorare il livello di vivibilità e la capacità di attrazione del nostro territorio nei confronti degli investitori - ha sottolineato Lanzetta - non possono essere utilizzati per tamponare l’incapacità di molti sindaci a garantire una gestione ordinaria della cosa pubblica.

La sconfitta più grande che abbiamo registrato in questi anni è stata proprio l’incapacità di spendere soldi che ci sono, ma che attendono solo una progettazione reale».

Lanzetta rimarca come, per parlare di progettazione reale, si debba mettere in campo una visione del territorio da parte delle forze politiche.

«Questa visione, dati alla mano, non può non prescindere da investimenti nel Mezzogiorno d’Italia - ha spiegato - per ogni euro investito al Sud, c’è una ricaduta di 40 centesimi al Nord.

In questo quadro non possono, quindi, trovare spazio azioni come quella dei referendum indipendentisti di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.

Se da una parte, infatti, la loro indipendenza non muterebbe più di tanto la situazione per le tre regioni, dall’altra parte, invece, si determinerebbero degli scompensi pericolosissimi per il resto del Paese che correrebbe seriamente il rischio di vedere realizzata quella recessione di bossiana memoria sbandierata tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila dalla Lega».

Lanzetta spiega, invece, come una visione complessiva con uno sguardo al Mediterraneo determinerebbe ricadute positive per tutto il Paese. «Potenziare l’asse di collegamento dal Nord a Palermo, finanziare per intero la Napoli-Bari, mettere in rete i quattro porti di Taranto, Gioia Tauro, Napoli e Salerno significherebbe aprire un fronte completamente nuovo di sviluppo - ha sottolineato Lanzetta - che porterebbe risultati sicuramente più efficaci di quelli che, al contrario, si avrebbero se si assecondassero derive secessioniste».

Nel quadro della pianificazione del territorio Lanzetta tiene in grande considerazione il ruolo delle Zes (Zone economiche speciali) che, però da sole, non sono sufficienti ad aprire la nuova stagione di sviluppo di cui il Paese ha bisogno se vuole realmente scongiurare la recessione.

«Le Zes sono un’occasione - ha spiegato - ma, da sole, non sono sufficienti ad invertire una pericolosa rotta. E’ indispensabile che vengano inserite in un ragionamento di pianificazione complessiva in cui venga specificato il ruolo di tutti i soggetti in modo da poter sviluppare le giuste sinergie per fare in modo di superare questo pericoloso stallo in cui siamo piombati».