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CELLOLE. “Mi sento abbandonato dalle istituzioni e da un sistema che anziché stimolare ed incentivare le attività come la mia le rallenta fino a farle fallire”. E’ il campanello d’allarme lanciato da Adriano Azzuè, un giovane imprenditore ventiduenne, di Cellole, legale rappresentante di un laboratorio di analisi cliniche, ereditato dal padre, scomparso prematuramente qualche anno fa. “Il mio malessere credo sia comune a diversi titolari di laboratori ubicati in città di confine come Cellole dove la concorrenza con centri di altre regioni è spietata e va sempre a nostro svantaggio”. Azzuè fa riferimento al fatto che in periodi come questo in cui i pazienti sono costretti a pagare le prestazioni in quanto non sono rimborsate dall’Asl, spesso si ricorre a laboratori di oltre regione, nel suo caso il Lazio, dove è ancora possibile non pagare determinati esami. La motivazione va ricercata nel budget che la Regione Campania mette a disposizione dei laboratori regionali e quello che invece viene stanziato per le Asl di altre regioni. “Subiamo una concorrenza sleale- spiega Adriano Azzuè-, in quanto per tutta la provincia di Caserta quest’anno sono stati stanziati circa 14 milioni di euro, essendo stata sforata questa somma i pazienti non possono più essere esenti dal pagamento di tutte le prestazioni. Di conseguenza I nostri pazienti con la stessa ricetta, emessa dalla Regione Campania, si recano al di là del Garigliano.

 

Infatti, la ricetta campana recepita come prestazione fuori regione dai laboratori laziali viene rimborsata, in quanto il budget per tali prestazioni può essere sconfinato. In un secondo momento la Regione Lazio richiede il rimborso alla Regione Campania. E’ un paradosso- continua Azzuè-, perché la stessa ricetta a noi non viene rimborsata e a loro si, in base alle condizioni di riconoscimento dell’addebito alle altre Regioni, stabilite dal DGRC n. 517/2007, ed asseverate dalle strutture regionali (Assessorato alla Sanità e Agenzia Sanitaria Regionale) che gestiscono gli addebiti e gli accrediti della compensazione della mobilità sanitaria tra le Regioni. Al danno la beffa- continua Azzuè- visto che non solo i pazienti preferiscono centri laziali, ma spesso non sapendo come stanno le cose ci tacciano per ladri pensando che intaschiamo i soldi loro in maniera impropria. Questo è ancora più triste”. Azzuè aggiunge che i titolari di laboratori di patologia clinica, la sua branca, non hanno ancora firmato il contratto dell’anno 2015. “Ci ritroviamo a lavorare a settembre senza conoscere ancora i termini del contratto di quest’anno che sta quasi per concludersi. Anche in questo caso- continua- subiamo un danno non indifferente. Nel momento in cui il budget sta per esaurirsi ci arriva una comunicazione tramite Pec in cui viene indicata una data presunta di termine dei fondi che non sempre viene rispettata in quanto diversi mesi dopo, al momento del saldo finale, veniamo a sapere che questa data è stata anticipata. In quel caso, ci ritroviamo ad avere effettuato un servizio senza remunerazione visto che ai pazienti non abbiamo chiesto soldi per le prestazioni, ma nello stesso tempo l’Asl non le rimborsa per quel determinato periodo”. In questo caso si tratta di una vera e propria regressione tariffaria. Ma la cosa ancora più assurda per Azzuè è che non possono fatturare secondo il contratto oltre il dieci per cento in più dell’anno precedente, in contrasto con il principio di crescita che le aziende auspicano di seguire. “Se si sfora questo dato va giustificato alla commissione e non sempre viene rimborsato. Insomma, se lavoro in più e presto un servizio di qualità sono costretto a giustificarlo. Questo sistema mi demotiva anziché incentivarmi a fare sempre di più e soprattutto ad investire sul mio laboratorio. C’è il continuo timore di lavorare troppo. Non pretendo la medaglia ma neppure che mi si tarpino le ali”. Ed, infine, un altro aspetto da non sottovalutare è legato al tariffario fermo al ’98 e mai aggiornato. “Le tariffe sono state tra l’altro ridotte del 40 per cento e questo va sempre a discapito di laboratori come il mio, visto che non c’è neppure un controllo o delle regole precise imposte alla biologia molecolare. Alcuni centri specializzati in questo settore con la complicità di taluni medici specialisti si ritrovano ad effettuare più prestazioni rispetto a quante effettivamente siano necessarie per una determinata patologia ed in questo caso vengono a ridursi il numero di prestazioni remunerate dall’Asl a danno di tutti, soprattutto di chi svolge questo lavoro con onestà”. L’appello di Adriano Azzuè è rivolto alle istituzioni affinché possano attivarsi per cambiare le cose e non ‘affossare’ giovani imprenditori come lui affinché si facciano carico delle istanze e delle problematiche sollevate.


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