MADDALONI. Il consigliere regionale Luigi Bosco interviene sulla delicata questione del Villaggio dei ragazzi di Maddaloni. «La lettera – afferma - della dimissionaria Rosa De Lucia, encomiabile per il pathos politico e il fervente amore per la città da lei amministrata, è carente per propositività delle soluzioni individuate.
Non è possibile prevedere la rinascita di un Ente come ‘Il Villaggio dei ragazzi’ se non si costruiscono i percorsi, con competenza, adeguatezza e reali proposte di sostenibilità presente e futura. Il piano industriale proposto dall’assessore all’Istruzione Lucia Fortini è la strategia individuata ed indicata dall’Ente Regione come presupposto ‘sine qua non’ per la reale e radicale soluzione dei problemi. Piano industriale non è il termine equivalente di mercificazione e creazione di un utile finanziario, così come l’affermazione di penalizzazione delle maestranze è priva di ogni riscontro obiettivo, visto che tale valutazione potrebbe essere stata fatta solo a seguito della realizzazione dello stesso ‘demonizzato’ piano che la commissaria non ha realizzato. La visione romantica e romanzata del ‘Villaggio’ è anacronistica e poco rispettosa delle scelte e strategie gestionali dello stesso Don Salvatore. La mission e la vision della struttura sono e sono sempre state quelle della solidarietà, del contrasto alle povertà e dell’istruzione tecnica e specialistica come risorsa per le giovani generazioni. La capacità – continua Bosco - di leadership e management di Don Salvatore, in tempi ben lontani dalle strategie di gestione aziendale, sono state antesignane, eccellenti ed efficaci, tanto da far diventare il Villaggio il fulcro solidale ma anche economico e culturalmente propulsivo della città di Maddaloni e dell’intera provincia. Il villaggio di Don Salvatore era azienda nella misura in cui economia non si confonda con interesse privato o mercificazione. In questa logica, anche il capitale umano ha una priorità assoluta e costituisce risorsa preziosa da ottimizzare. La cessione del patrimonio – conclude il vicepresidente della commissione consiliare alle Attività produttive, Commercio, Industria e Turismo - non è l’obolo oneroso da pagare necessariamente, ma la fine ingloriosa a cui si sarebbe automaticamente destinati proprio in caso di mancata propositività e non presentazione di quel ‘famigerato’ piano industriale».