14:54:45 CASAPULLA. Gli interventi dell’amico Antonio Di Giovanni sono, come sempre, ricchi di folklore e poveri di contenuto. Ma non è colpa sua. Cambi di casacca? Ma di cosa parla? Dei suoi si è perso il conto da molti anni. Non ho mai avuto tessere di partito e non ho mai aderito a Campania Libera (mi smentisca se può).
Vado oltre. Non entro da anni nella sede di via Orsi! Una verità la racconta Antonio: sono stato un grande sostenitore del progetto “Casapulla Domani” anzi di più. Sono stato - a differenza sua - tra i fondatori di quel progetto (si vada a rileggere il mio comunicato dello scorso 8 marzo). Poi, però, insieme agli altri 2/3 dei consiglieri di maggioranza - e alla quasi totalità dei candidati - ho potuto solo assistere al fallimento del percorso amministrativo senza aver mai avuto la possibilità di esprimere un’idea (mi dica Di Giovanni, ad esempio, se il suo ruolo di coordinatore del circolo e’ stato votato dai soci o, viceversa, imposto dall’alto. Io non ricordo elezioni). Invece di perdersi in considerazioni che non gli appartengono, risponda Di Giovanni, essendo stato anche assessore al bilancio, degli oltre tre milioni di euro di disavanzo appurati dal Commissario Prefettizio relativamente all’ultimo esercizio finanziario. Si occupi di questo piuttosto che lanciarsi in previsioni elettorali. Ad ogni buon conto, caro Antonio, l’ambizione non è personale. L’ambizione è quella di dare a Casapulla la possibilità di svincolarsi da vecchie, e francamente non più tollerabili, logiche familiari che hanno imbrigliato il paese negli ultimi 25 anni. Vogliamo fare di Casapulla un comune “normale”, e auspichiamo una campagna elettorale senza battaglie tra zio e nipote, tra cugini, tra cognati, tra fratelli e sorelle. Vogliamo che il sindaco sia democraticamente eletto dai cittadini e non indicato per successione dinastica. Se il progetto si concretizzerà, e sono davvero in tantissimi a chiedercelo, ci confronteremo sulle idee e sui programmi, non sui vincoli di sangue e men che meno sulle parentele. Punteremo solo sulla competenza e rifiuteremo la compiacenza! Pensare ancora oggi, nel 2018, che si possa dividere una comunità fra “guelfi e ghibellini” è davvero molto triste. Mi dispiace per te caro Antonio.
Luigi Tecchia