“Visti dalla Meta siamo tutti ultimi” è la rappresentazione ironica ma anche drammatica di una corsa in cui ciascuno cerca di significare la propria vita nell’appartenenza a una causa, nell’acquisizione di un ruolo o nell’ottenimento di un posto. Una meta può essere comprare casa, far parte di una famiglia, di un vicolo, di un sistema, di un circolo, avere un ruolo, un mestiere, emanciparsi, indossare una maschera, sposare una fondazione o una religione.
Il tema fondamentale di questo libro è la corruzione nelle sue diverse sfaccettature.
Il racconto della cecità di una giustizia che non vede oltre il palmo del proprio naso. La raffigurazione di una profonda disonestà che si evince in modo palese appena fuori da questa parvenza di esistenza che rincorre il primato dell’esserci o dell’apparire.
Nel libro si intrecciano ramificazioni camorriste, istituzionali o terroriste mascherate dal fine umanitario, sociale o della giustizia. Il punto di vista è quello di Sally, che ne viene fuori ogni volta, ma solo dopo essersi tuffata, sospinta da necessità interiori e coincidenze esterne.
Lungo il percorso di questa storia messa insieme da una concatenazione di incontri, la protagonista va rinunciando, via via, alle sue mete, raggiunte o no, per arrivare alla comprensione del perno su cui si fonda questa storia, e cioè che questa corsa verso la meta conduce a rendere assurda la bellezza della vita cui pure aspira. La meta viene a coincidere con l’obiettivo, col perseguire una causa, con lo sposare una bandiera, e di questi vanti, la protagonista, Sally, se ne fa un cruccio. La corruzione, l’arrivismo e quindi l’appartenenza e/o l’integrazione, sono presentate dalle situazioni sociali raccontate nei loro paradossi disfunzionali, tra approssimazioni e derive: il terzo settore, case famiglia, associazioni, progetti e bandi pubblici, favoritismi e assenza del diritto in assenza di meritocrazia, la lotta alla droga e il proibizionismo, la linea sottile che unisce il commercio legale a quello illegale, la doppia diagnosi, il nuovo DSM e gli psicofarmaci, l’antipsichiatria, le fondazioni e la privatizzazione del verde pubblico, il terrorismo e la camorra, le istituzioni. Tutto è concesso pur di conseguire una meta.
A questi temi si uniscono quelli più personali come l’amicizia, l’amore, la gemellarità, le radici, l’abbandono, la violenza sessuale, il conflitto e la ricerca di pace, l’impegno e la ricerca religiosa, la solitudine e la scrittura.
Nello scorrere della trama rientrano dei corsivi che sono racconti, mini-saggi, poesie, sintesi poetiche, narrative o mitiche del conflitto posto in essere.
Lo stile è duro, che non vuol dire asciutto, anzi, niente di più lontano da uno stile paratattico. Neanche si può dire uno stile bagnato, strappalacrime e sentimentale. L’aggettivo infuocato gli si addice. Il fuoco illumina, se si vuole, riscalda, se ci si mette vicini, ma può anche scottare.
“Visti dalla Meta siamo tutti ultimi” non solo perché una volta arrivati siamo ultimi di un’interminabile fila ma perché, sciolta la matassa delle contaminate corruzioni, la corsa è giusto un cerchio, perverso e protetto.
Francesca Picone nasce a Napoli l’8 dicembre 1972 e vive a Pratella (Ce). Laureata in Scienze Religiose, è stata maestra, educatrice di strada e operatrice sociale. Ha frequentato il master in web content management e successivamente è stata coinvolta in un lavoro di scrittura per un sito su Pino Amato (assessore regionale ucciso dalle Br).
Ha svolto traduzioni, revisioni, creazione di siti web. Continua a lavorare per committenti privati e vive in campagna, si nutre dei prodotti dell’orto, sperimenta la creazione di oleoliti ed oli essenziali, sogna un eco-villaggio.
Ha pubblicato diversi racconti: “La soglia”, nella collana “Donne in fuga”, Evaluna edizioni; “Libertà condizionata”, presso Ippogrifo editore; un racconto su LiberArti e altri sul sito che cura personalmente www.palummella.com. Nel 2010 ha esordito con un romanzo, “Pimmicella e la Comunità”, presso Navarra editore.
“Visti dalla Meta siamo tutti ultimi” è il suo secondo romanzo.
