12:58:59 La UOSM 21 di Santa Maria Capua Vetere, del DSM dell’ASL CE, in compartecipazione con il Comune di Santa Maria Capua Vetere e l’Ambito Sociale territoriale C8, in collaborazione con diverse organizzazioni del territorio, promuove tre incontri dal titolo “FATTEL’ TU” che si terranno il 24, il 26 ed il 27 maggio 2018, in occasione del quarantesimo anniversario della Legge 180.

Gli incontri sono stati organizzati con la consapevolezza che:

La tutela della Salute è fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, come afferma l’articolo 32 della nostra Costituzione.

L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dichiara che “la salute mentale è parte integrante della salute e del benessere”.

Per rendere effettiva questa definizione occorre intervenire con politiche adeguate su tutti i determinanti della salute: casa, lavoro, affettività.

La Legge 180 approvata quarant’anni fa ha allargato gli spazi della cittadinanza e della democrazia sancendo la chiusura dei manicomi, liberando migliaia di uomini e di donne lì rinchiusi e restituendo diritti, dignità e cittadinanza alle persone con disturbi mentali.

La chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari necessita di essere sviluppata per superare ogni logica manicomiale come prevede la legge 81/2014.

L’esistenza, a livello locale, di numerose esperienze positive dimostrano come le risorse esistenti, pure se insufficienti, possono essere integrate e spese meglio, riducendo i troppi letti in residenze e comunità diventati cronicari e spostando questi fondi verso servizi che aiutino le persone a restare nel proprio ambiente di vita.

Le ricorrenze contano quando gli eventi continuano a produrre effetti sociali. È in corso un’eccezionale mobilitazione culturale e i media, a partire dai giornali e compresa l’informazione televisiva, hanno dato un rilievo speciale alla ricorrenza, con una reazione a catena di interventi tutt’altro che marginali un po’ dovunque, che hanno evidenziato che cosa la Legge 180 ha voluto dire per noi (e per l’intero scenario internazionale) in termini di civiltà. Lì si sarebbe infatti scritta una pagina decisiva per il problema della salute mentale e per come una società moderna può e deve affrontare la presenza del cosiddetto disturbo psichico.

Abbiamo una grande opportunità, di uscire dalla mediocrità delle risposte e dare vita a una ingegneria dei servizi per i cittadini. Costruire una grande alleanza per la salute, avendo a disposizione dei giacimenti minerari che sono le risorse umane della comunità. La funzione dei tecnici è prevalentemente di promozione della salute. Solo se la gente mette il suo tra tutte le energie possibili, allora possiamo “bombardare” quella misteriosa cosa che è la follia e parlare di “recovery”, di “ripigliarsi” e di “guarigione”. La vita è fatta di un mucchio di cose: etiche, estetiche, culturali, danza, teatro, teatro, cultura, affetti, sessualità, casa. Il manicomio era portare via tutto questo, ma tutto questo può essere portato via anche in un centro di salute mentale, in un centro diurno, in un ambulatorio, in un gruppo di civile convivenza, in una casa alloggio.

Come diceva Basaglia citando un proverbio calabrese “chi non ha non è”. Allora noi dobbiamo rimettere in gioco le risorse: il capitale sociale comunitario. Gli incontri vogliono essere l’occasione per rilanciare “l’impossibile può diventare possibile” dentro il mondo della vita, consapevoli che permane ancora una dissociazione tra enunciati e pratiche nel campo delle politiche della salute mentale e che dietro al fare deve esserci un pensiero che di continuo si verifica e si aggiusta in nuovo fare.