19:36:42 Un interrogatorio di circa tre ore questa mattina per l’ex ministro Mario Landolfi davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dove l’ex numero uno di An è imputato per corruzione e truffa con l'aggravante mafiosa, ovvero per aver agevolato il clan dei Casalesi.

Il politico mondragonese ha ammesso di aver segnalato due lavoratori nel Consorzio rifiuti Caserta 4 e nel suo braccio operativo Eco4, società risultate infiltrate dalla camorra casalese, ma di non aver mai avuto rapporti con i clan. Landolfi si è difeso attaccando sia l'ufficiale della Guardia di Finanza, Alessio Bifarini, che firmò l'informativa nelle quale il Ce4 veniva descritto come "in mano al clan", che l'ex avversario Lorenzo Diana, già parlamentare dei Ds e segretario della commissione antimafia. «Mai avuto contatti con i clan», ha detto; poi rispondendo alle domande del suo legale Michele Sarno - il pm della Dda ha rinunciato all'esame - Landolfi ha ammesso di aver «sollecitato l'assunzione in Eco4 del figlio o del nipote di un consigliere provinciale di Sessa Aurunca, che si chiamava Rocco, mentre in Ce4 segnalai l'ingegnere Giovanni Fusco, che poi è divenuto direttore amministrativo ed è l'unico dirigente del Ce4 a non avere mai avuto problemi con la giustizia». Il processo a Landolfi è una costola del procedimento a carico dell'ex sottosegretario nonché coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino, conclusosi in primo grado con la condanna dell'ex politico di Casal di Principe a nove anni per concorso esterno in associazione camorristica, in quanto ritenuto il "referente politico nazionale" del clan dei Casalesi in relazione proprio alla gestione del Ce4. Su Lorenzo Diana, Landolfi ricorda che «nel 2000 noi di An chiedemmo e ottenemmo lo scioglimento del Consiglio comunale di Pignataro Maggiore in quanto il sindaco Giuseppe Palumbo aveva legami anche di parentela con il clan Lubrano; Palumbo era nella corrente dei Ds cui faceva capo Diana; quest'ultimo, proprio in quel periodo, poteva beneficiare di fondi per la metanizzazione di Mondragone. Di ciò che dico me ne assumo la responsabilità» dice Landolfi. «L'informativa di Bifarini - prosegue ancora Landolfi - era lacunosa, o meglio tendenziosa in quanto l'ufficiale scrive che venti sindaci che ricadevano nel bacino del Ce4 furono costretti, in quanto intimoriti dalla camorra, ad affidare direttamente la raccolta rifiuti alla società mista del Consorzio, l'Eco4, fatta insieme ai fratelli Orsi, che come si è saputo dopo erano vicini al clan. Ma non è vero, in quanto fu il Commissariato Rifiuti, allora retto da Bassolino, a ordinare ai Comuni di servirsi dei Consorzi obbligatori per l'attività di igiene ambientale; è tutto documentato, ci sono verbali di riunione con il sub-commissario Facchi che tesseva le lodi di Eco4».