SAN PRISCO. L’ex sindaco di San Prisco Antonio Siero rompe il silenzio e a quasi due mesi dallo scioglimento della sua amministrazione scrive ai cittadini.
«Dopo quasi 13 anni – si legge nel manifesto dell’ex primo cittadino - è giunto a termine il mio impegno da sindaco. Un periodo eccezionalmente lungo, che per me costituisce grande motivo d’orgoglio poiché mai nessuno, prima della mia modesta persona, era stato insignito di un onore così grande. Una carica che mi ha coinvolto in modo assiduo, che inevitabilmente ha determinato il sacrificio di affetti, professione e tempo libero, ma che mi ha proiettato in un cammino entusiasmante, a stretto contatto con l’intera comunità, con la quale ho condiviso gioie, sofferenze ed esaltazioni. Avverto la necessità di rivolgere un saluto diretto e personale a ciascuno di voi, per ringraziarvi di avermi conferito ben tre mandati amministrativi, cosa mai accaduta prima, per avermi sostenuto con la vostra fiducia, per i vostri amorevoli consigli, ma anche per avermi criticato o sollecitato per i ritardi di alcuni provvedimenti amministrativi. Nell’ultimo triennio ho avuto la fortuna di poter accedere a provvidenziali finanziamenti, completamente a fondo perduto, come: 345mila euro per la messa in sicurezza dell’edificio scolastico ‘Croce’ di via Dante (lavori appaltati e in via di ultimazione); 1 milione e 368mila euro per il rifacimento fogna di via Gianfrotta (lavori appaltati e consegnati, di imminente esecuzione); 2 milioni 375mila euro per la realizzazione di strutture complementari e al potenziamento dell’area Pip (lavori già appaltati); 510mila euro per la realizzazione di un complesso sportivo polivalente (lavori già appaltati). A tutto ciò si deve aggiungere la storica approvazione del Puc, strumento strategico di governo del territorio (siamo insieme agli 11 comuni della provincia di Caserta che sono in regola con la normativa regionale). In verità, il mio mandato amministrativo sarebbe scaduto nella primavera del 2017, ma 4 consiglieri di maggioranza Luigi Cinotti, Agostino Di Monaco, Gabriele Di Rienzo e Luigi Morrone, persone che avevo tenuto ai margini, perché giudicate inadeguate ed imbarazzanti, e che perseguivano solo interessi personali, con un’azione proditoria, si sono uniti alla minoranza ed hanno determinato lo scioglimento del consiglio comunale. Il loro gesto è un oltraggio alla città; il tradimento è un’azione abbietta ed infame: non c’è storia etica o morale che possa tollerarlo, non c’è politica che possa legittimarlo. A queste persone non ho mai consentito i loro indecenti propositi, e la loro squallida vendetta è per me un grande motivo d’orgoglio».