CASERTA. Gianpiero Zinzi la sua presidenza della commissione speciale sulla Terra dei fuochi da un lato le consente di poter svolgere con maggiore facilità il compito di consigliere d’opposizione, mentre dall’altro la mette nella scomoda posizione per uno che fa come lei della pianificazione politica sui territori il suo punto di forza, di colui che sottolinea l’emergenza...

 

«Innanzitutto conviene chiarire qual è il ruolo della commissione per spiegare il mio lavoro in Regione. Come tutte le commissioni speciali ha un potere di controllo, ma non ha nessuna facoltà deliberativa. Questo significa che a noi toccherà monitorare il territorio, non abbiamo alcuna possibilità di stanziare o spostare risorse. Detto questo, il nostro ruolo è importantissimo perché possiamo fare delle audizioni e dei sopralluoghi che ci consentono di focalizzare quali sono le emergenze. E’ chiaro che non dobbiamo immaginare il ruolo in commissione come quello di urlatori che amplificano il problema. La Campania è, innanzitutto, terra di eccellenza. Questa pubblicità negativa che è nata con la Terra dei fuochi ci sta danneggiando moltissimo. Il nostro compito deve essere quello di far prevalere la Campania delle eccellenze».

Le prime iniziative che ha messo in campo come presidente di commissione?

«La commissione si è insediata ufficialmente giovedì, anche se già per tutta l’estate ho fatto un lavoro di ricognizione per preparare al meglio gli impegni che verranno. Il 24 settembre, è in programma un’audizione con il commissario straordinario Donato Cafagna per capire con lui in questo momento quali sono le emergenze».

Il ministero per l’Ambiente? Che ruolo avrà nel lavoro della commissione?

«Abbiamo già avviato un’interlocuzione importante con il ministro all’Ambiente che ci ha dato la massima disponibilità nel collaborare con l’attività della commissione. Questo è sicuramente un fatto positivo per l’apporto istituzionale che può arrivare».

E Caserta?

«E’ la mia terra, è la terra che amo. Ci sono tante situazioni critiche in diversi comuni del nostro territorio che ho intenzione di affrontare: cava Monti, i laghetti di Castel Volturno e Santa Veneranda a Marcianise, sono alcune delle emergenze con le quali da subito mi andrò a confrontare».

Uno dei tormentoni più ricorrenti è Zinzi cosa farà alle comunali a Caserta?

«Zinzi non farà altro che quello che dovrebbero fare tutti: lavorare alla costruzione di un progetto che restituisca a Caserta quel ruolo di protagonista come capoluogo. Coinvolgeremo quei cittadini volenterosi e capaci di governare per trasformarli in classe dirigente. L’obiettivo è quello di avviare quel processo di rinnovamento che non è necessariamente un fatto anagrafico indispensabile per dare a Caserta quel ruolo di locomotiva nei processi di sviluppo, in modo da trainare tutti gli altri comuni».

Un lavoro che farà con o senza Forza Italia?

«Questo è un lavoro che dovrà fare Forza Italia e tutti i partiti e le forze civiche che saranno impegnate nelle amministrative. Stiamo parlando di un lavoro complessivo che deve investire tutti».

Aversa, Caserta, Santa Maria Capua Vetere, Capua, Sessa Aurunca: molti grandi comuni vanno al voto; qualcun altro se ne potrebbe aggiungere strada facendo... Il centrodestra è a un bivio: vincere per continuare ad essere forza di governo su questo territorio o perdere e scomparire...

«Innanzitutto è necessario immaginare il centrodestra in una maniera differente rispetto a quello che ha governato in questi anni. Lo schema classico centrodestra centrosinistra è ormai stato superato. Bisogna avere la capacità di guardare oltre e di allargare a nuove forze anche civiche che stanno nascendo sui territori. Nella prossima tornata, ci saranno più esperienze civiche che di partito. Per vincere bisogna costruire un modello su quello di Venezia dove si è costituita una grande area liberale. Non fare questo, metterebbe il nostro centrodestra in una situazione molto pericolosa... ».

Zinzi coordinatore di Forza Italia?

«Forza Italia ha bisogno di un coordinatore che abbia voglia di impegnarsi e di lavorare sul territorio. Chiunque faccia questo può essere un buon coordinatore. La nostra è una provincia ampia e complessa nelle sue dinamiche: per questa ragione per guidare il partito c’è bisogno di una figura che sia radicata. La presenza non è sufficiente».