SAN PRISCO. Ancora bagarre in consiglio comunale a San Prisco. I consiglieri comunali di ‘Liberamente Insieme’, che fino allo scorso mese di maggio rappresentavano lo zoccolo duro, almeno numericamente, della maggioranza del sindaco Domenico D’Angelo, e che oggi sono l’unica opposizione presente in Assise, abbandonano l’aula al momento della discussione ed approvazione dell’assestamento di bilancio e salvaguardia degli equilibri.
Matrona Libertino, Rosaria Pasquariello, Filomena De Felice, Annalia Curatolo e Salvatore Abbate hanno deciso di lasciare il Consiglio, dopo che il presidente Franco Monaco, sentito anche il segretario generale Bonacci, ha deciso di non prendere in considerazione la loro richiesta di annullare e rinviare l’Assemblea.
Ecco cosa chiedevano i cinque ‘defenestrati’: «Premesso che l’articolo 18 del vigente Statuto del Comune di San Prisco così recita: ‘il presidente del Consiglio convoca i consiglieri con avviso scritto, corredato dell’ordine del giorno dell’adunanza, da consegnare a mezzo del messo comunale a domicilio, almeno cinque giorni prima delle adunanze ordinarie, tre giorni prima di quelle straordinarie e ventiquattro ore prima di quelle urgenti’. Premesso che l’articolo 9 del vigente Regolamento di consiglio comunale così recita: il consiglio si riunisce in sessioni ordinarie, straordinarie e d’urgenza, secondo le previsioni statutarie; sono ordinarie le adunanze, disposte dal sindaco, sulle materie di cui al comma b) dell’articolo 32 della legge 9 giugno n.142. Tenuto conto che il comma b) dell’articolo 32 della legge 9 giugno 1990, numero 142, poi divenuto articolo 42 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, numero 267, attribuisce alla competenza del consiglio comunale la materia di bilancio (annuali e pluriennali e relative variazioni, rendiconto); visto che l’articolo 2963, comma 2, del codice civile, in tema di computo dei termini, stabilisce che ‘non si computa il giorno nel corso del quale cade il momento iniziale del termine’; considerata la pronuncia numero 1717/2010 resa dal Consiglio di Stato:’in materia di termini, in assenza di previsioni contrarie, devono valere i principi generali (articoli 2963 c.c. e art. 155 e seguenti c.p.c.), secondo cui nel computo dei termini a giorni o ad ore, si escludono il giorno o l’ora iniziali (art. 155 su citato, così come ai sensi del richiamato art. 2963 c.c. non si computa il giorno nel corso del quale cade il momento iniziale’, visto che l’odierno consiglio comunale, convocato il 24 luglio 2017, è chiamato a trattare al punto tre l’assestamento generale di bilancio e salvaguardia degli equilibri 2017; tenuto conto che l’assestamento generale di bilancio e salvaguardia degli equilibri rientra nelle fattispecie previste all’articolo 32 comma b) della legge 9 giugno 1990, numero 142 e che il vigente Regolamento di Consiglio Comunale stabilisce la trattazione in assemblea ordinaria; tenuto conto che, dal combinato di cui all’ art.18 dello Statuto e all’art. 9 del Regolamento Comunale, appare pacifico che l’odierno consiglio comunale andava convocato in seduta ordinaria almeno 5 giorni prima e quindi non più tardi di domenica 23 luglio 2017; tutto ciò premesso e considerato si chiede al Presidente del Consiglio di procedere all’annullamento in autotutela dell’odierno consiglio e in subordine al Segretario Generale di esprimere in ordine art. 97 del T.U. 18 agosto 2000, n. 267 il suo parere in ordine alla regolarità tecnica».
I cinque consiglieri comunali dinanzi diniego, come detto, hanno deciso di abbandonare l’aula e di chiedere chiarimenti alle autorità competenti.
