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CASERTA. Paolo Farina, dopo un anno dalle elezioni quali sono le Sue impressioni su questo nuovo governo cittadino?

«Credo che questa nuova Giunta non abbia fatto nulla di grandi importante, a parte ristabilire la sosta gratuita sulle strisce blu per i disabili, qualcosa, appunto, che c'era. Per il resto non è cambiato nulla. In realtà, ritengo che l'attuale maggioranza lavori con le stesse modalità e gli stessi imput di quella precedente, non dimentichiamo che è fomata da consiglieri che hanno, semplicemente, cambiato casacca e continuano a vivere le problematiche della città con la prospettiva del 'giorno per giorno' senza una visione e senza programmazione».

Cosa non ha funzionato nella Sua campagna elettorale?

«La preferenza unica rende le comunali le elezioni più difficili in assoluto. In una piccola cittá, poi, esiste il voto di conoscenza, di vicinanaza, ma non di appartenenza e minimo è il peso che si da alle competenze della persona.

C'è questa idea, vaga, che chiunque possa fare il consigliere, basta essere onesti, solo che quando dall'aula non escono proposte, ci si accorge che servono persone preparate e motivate in grado di creare gruppi così. Ciò detto, in 10 anni ho pressocché raddoppiato le mie preferenze (da 176 a 312) sempre lavorando a Napoli, quindi non sono scontento anche perché sono arrivato quinto nella seconda lista della città e se la nostra coalizione avesse vinto, ora siederei in Consiglio».

Quali sono le soluzioni per rilanciare la città?

«Caserta deve innanzitutto recuperare la proppria identità turistica e commerciale, con la creazione di un brand e di un'efficace azione di marketing che serva ad attirare non solo i turisti, ma anche l'hinterland che da sempre ha considerato la nostra città come un'oasi dove poter passeggiare, divertirsi, cibarsi e far shopping».

La vicinanza dei centri commerciali non può essere di ostacolo?

«Certo la clientela è diminuita ma in regime di libero mercato, i centri commerciali devono essere uno stimolo per il Capoluogo, a patto che questo si attrezzi offrendo i medesimi servizi: aree pedonali, ordine, pulizia, niente cani randagi né mendicanti, parcheggi convenienti nel week, baby parking. Inoltre è necessario creare un contesto vero, vivo e multifunzione attraverso la continua programmazione di eventi, mostre e spettacoli, ossia tutto ciò che un centro commerciale non può dare. Nei grandi centri, difatti, puoi solo limitarti a fare un giro e qualche acquisto».

Lei è consulente ambientale della Commissione regionale "terra dei Fuochi", come sta evolvendo la situazione? Attualmente i dati cosa dicono?

«I dati hanno dimostrato che non vi è nessuna picco di incidenza sui tumori e gioiamo, anche se lo diciamo da tempo. L'Arpac, inoltre, ha precisato che meno del 3% dei terreni controllati a seguito di tutto il casino fatto da Schiavone, Saviano e compagnia danzante é risultato inquinato (dati ridicoli in confronto alla Pianura Padana). Aggiungo che nessuno, ad oggi, ha dimostrato che le sostanze inquinanti nei terreni (laddove coltivati) possano essere assorbiti dalle piante ed arrivare nella catena alimentare. La "Terra di Fuochi" è stata, fino ad oggi, una grande operazione di marketing sulla quale hanno speculato misere figure e tantisime industrie agroalimentari del nord, al solo fine di acquistare i nostri prodotti alla metà del prezzo.

Mi preme, però, aggiungere che ben altra cosa sono i roghi, vera tragedia di matrice microeconomica e delinquenziale, rispetto alla quale registriamo la totale inerzia dell'amministrazione De Luca. Si pensi che quest'ultima, piuttosto che intervenire con disposizioni ad hoc, ha preferito investire quattrocentocinquanta mila euro nella rimozione delle ecoballe, che resterranno lì fino alla fine del suo mandato, perché hanno fatto finta di sbagliare a fare i conti».

Cosa pensa Paolo Farina della cosiddetta "Malamovida"?

«Come per il problema "Piazza Pitesti", anche questa questione non è stata risolta. La movida è un fenomeno socioeconomico e va sicuramente regolamentato, perchè oramai sono anni che chi risiede nel centro storico non dorme più. Basta stabilire un'ora certa e sicura in cui i locali dovranno chiudere e far sgomberare le strade utilizzando i mezzi dell'Ecocar, unitamente ad una (ne basta una) pattuglia dei vigili urbani preposta alla verifica del rispetto dell'ordinanza comunale. Dopo, i ragazzi potrebbero confluire in piazza Carlo III, che andrebbe ripulita e trasformata mediante la creazione di piccoli negozi di gadget e souvenir vari in grado di trasformarsi in vinerie a tarda notte. Piazza Carlo III deve tornare ad essere "la piazza della cittá". Il posto cove passare la domenica mattinz all'ombrz dell'emiciclo e con davanti lo spettacolo della Reggia. Qui i casertani devono dare il benvenuto ai turisti mostrando il nostro impareggiabile stile di vita. Poi, infine, deve diventare la nostra agorà, il luogo di cultura e di arte, dove si tengano tutti i concerti e tutti gl eventi più».

Simoona Marcuccio

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