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CASERTA. Lo spettro della chiusura di tutte le scuole superiori in provincia di Caserta è, sicuramente, l’argomento del momento. Il comunicato del presidente facente funzioni Silvio Lavornia di mercoledì scorso con il quale ha annunciato il provvedimento dopo la chiusura del Buonarroti disposta dalla procura, ha allertato genitori e studenti che temono per la regolarità dell’anno scolastico, ma, soprattutto, per la maturità.

Un provvedimento di chiusura, infatti, metterebbe a serio rischio la celebrazione degli esami, con tutte le conseguenze che la cosa comporta. E’, per questa ragione, che è opportuno fare chiarezza, innanzitutto sul piano normativo. Hanno facoltà di chiudere gli istituti scolastici il sindaco, che è responsabile delle norme igienico-sanitarie, il prefetto che è competente in ambito di sicurezza e la procura, nel caso ci siano delle indagini in corso. Tra i soggetti deputati a poter chiudere le scuole durante l’attività didattica non c’è la Provincia, tanto è vero che, nel momento in cui Lavornia ha paventato tale opportunità, i dirigenti scolastici gli hanno consegnato un duro documento con il quale espongono la loro disapprovazione e, nel contempo, fanno presente la possibilità di loro contromosse in caso di decisione di interrompere le lezioni. Passiamo ai certificati. Ogni istituto, sulla carta, dovrebbe avere tre certificati per quello che concerne l’agibilità. Il primo è legato alla certificazione antincendio che è di competenza della Provincia e che ha un costo di 500 euro ad istituto che, per il momento, non è stato assegnato ad alcuna scuola. Il secondo, invece, è il certificato di agibilità igienico sanitaria che, invece, rilascia il Comune. Il terzo, invece, è il certificato di staticità che è stato introdotto nel 1982 e che, praticamente, non ha nessuno dei novanta istituti di competenza della Provincia. Allo stato attuale, se la Provincia volesse intervenire su tutti gli stabili, dovrebbe spendere circa 150 milioni di euro. Ovviamente, siamo di fronte ad una cifra spropositata che non è gestibile dalle casse di corso Trieste. Per quello che riguarda, invece, l’adeguamento degli edifici alla nuova normativa anticendio, la somma da investire si aggirerebbe intorno ai 5 milioni di euro, cifra, sicuramente più gestibile, ma, comunque, fuori portata per le finanze dell’amministrazione che da un anno e mezzo non riesce ad approvare il bilancio stabilmente riequilibrato dopo la dichiarazione di dissesto. Intanto, sabato, i dirigenti scolastici saranno ricevuti dal governatore della Campania Vincenzo De Luca che, nel corso della sua visita di mercoledì al Belvedere di San Leucio e a Maddaloni, ha dichiarato che avrebbe stanziato cinquantamila euro per ogni edificio scolastico. Il governatore, a quanto sembra, vuole incontrare i dirigenti scolastici per avere un quadro chiaro della situazione da istituto a istituto, dal momento che, ovviamente, la situazione non è la stessa in tutti i plessi. Vista la portata degli interventi, è chiaro che la somma stanziata, è una goccia nel mare, ma, comunque, è utile per affrontare le emergenze del momento anche tenuto conto che la Regione non ha alcuna competenza sugli istituti superiori e, quindi, in linea teorica, potrebbe decidere di non interessarsi dell’emergenza. In questo clima di enorme confusione (oltre alle scuole ci sono i dipendenti della provincia senza stipendio), il presidente facente funzione Lavornia ha convocato la data delle elezioni. Si voterà il 12 ottobre, dieci mesi dopo da quella che sarebbe dovuta essere la scadenza dopo le dimissioni di Angelo Di Costanzo. Silvio Lavornia, infatti, guida l’ente di corso Trieste nonostante il suo mandato sia scaduto lo scorso 16 gennaio, quando, cioé è decaduto definitivamente da sindaco di Alvignano Angelo Di Costanzo. Regolamento alla mano, Lavornia avrebbe dovuto provvedere a convocare le elezioni per il presidente entro trenta giorni, cioé entro il 16 febbraio, cosa che, non ha fatto proseguendo il suo lavoro di facente funzioni in prorogatio. La mancata convocazione delle elezioni per il presidente, è stata letta da molti come la volontà di far coinciderle con quelle del consiglio che scade a fine aprile, evitando una doppia finestra elettorale, ripetendo, tra le altre cose, quanto fatto a Barletta anche se, pure in questo caso, le cose non sono andate così. La convocazione delle elezioni non ha mancato di suscitare polemiche. La più dura di tutti è stata la senatrice Rosaria Capacchione. «La proclamazione delle elezioni provinciali arriva in maniera surreale ed impropria. Il Consigliere Lavornia, invece di rassegnare le proprie dimissioni, gioca a fare il Presidente nonostante non potrebbe più farlo da gennaio, e ciò sarebbe simpatico se non avesse gravi conseguenze per l’intera Provincia - dichiara la Capacchione - Proclama elezioni ad ottobre, per risparmiare (sic!), ma non si dimette per dare da subito la possibilità ad un commissario di operare, in maniera evidentemente più efficace di quanto non riesca a fare lui, per arrivare aprire un canale con il Ministero dell’Interno che garantisca l’erogazione delle risorse economiche per i dipendenti e per le scuole». Chiarito il discorso della data delle elezioni, c’è da mettere in evidenza un altro aspetto procedurale interessante, quello delle liste. Innanzitutto, ciascuna lista dovrà essere accompagnato da un numero di firme pari al 5% degli elettori per il consiglio e del 15% per la presidenza. Ma, il vero inghippo non sono le firme, quanto, piuttosto le donne. Nonostante si tratti di un’elezione di secondo livello, la legge Delrio parla chiaro: dalla seconda elezione in poi bisogna rispettare il principio dei due terzi che, tradotto in soldoni, significa cinque donne e undici uomini. Presidente e consiglieri vengono eletti secondo un voto ponderato che viene assegnato agli amministratori di ciascun comune secondo un calcolo che tiene conto del numero degli abitanti. Sono cinque le fasce quelle rappresentante dai comuni sino a tremila abitanti, quelle dai comuni tra tremila e cinquemila, quelle dai comuni sino a diecimila abitanti, quelli con una popolazione tra diecimila e trentamila e i comuni al di sopra dei trentamila abitanti. Allo stato attuale, numeri alla mano, il favoritissimo per la presidenza è il sindaco di Caserta Carlo Marino.

      


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